Chiesa
Lasciamoci abbracciare dalla tenerezza di Dio
Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? Così il pontefice si è rivolto ai fedeli presenti nella basilica petrina.
“Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!”. Lo ha detto questa sera papa Francesco nell’omelia pronunciata nella Messa di Natale nella basilica di San Pietro. E’ il secondo Natale da Capo della Chiesa per Jorge Mario Bergoglio, che ha sottolineato come “Dio si è innamorato della nostra piccolezza” e “aprendo il nostro cuore, abbiamo anche noi la possibilità di contemplare il miracolo di quel bambino-sole che rischiara l’orizzonte sorgendo dall’alto”. Francesco ha invitato ad un vero e proprio esame di coscienza, a partire dal significato dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Il segno cui i pastori furono chiamati – ha detto commentando la pericope evangelica – “è l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza”. Per questo, nella notte di Natale, ha detto Francesco, “siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?”. Al termine dell’omelia Beroglio ha invitato a contemplare il presepe: lì “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. “La vide la gente semplice, disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura”.