Lavori di restauro nella Grotta della Natività

La ditta italiana Piacenti proseguirà l’opera di ristrutturazione del luogo santo, subito dopo le festività natalizie, con interventi sul soffitto e sul pavimento

Proseguiranno a breve i lavori nella Grotta di Betlemme, che interesseranno in particolar modo lo spazio comprendente il luogo della nascita e la mangiatoia che accolse Gesù. Nel sito religioso si stanno svolgendo le ultime funzioni religiose per il Natale, in un clima discreto e senza grandi festeggiamenti per via della guerra in corso. I lavori partiranno ufficialmente una volta concluse le festività, dando pieno compimento ad un progetto partito nel 2013 e denominato Bethlem Reborn. Quest’intervento della durata decennale ha cercato di recuperare un autentico gioiello architettonico, cuore della cristianità da cui derivano le radici della civiltà occidentale. La basilica è una chiesa-fortezza dalle fondamenta poste sulla roccia, che è riuscita a resistere a diverse intemperie nel corso degli anni e a vari attacchi, tra cui quelli islamici e, più recentemente, quelli israeliani. La ditta “Piacenti”, azienda pratese specializzata nel campo del restauro e della conservazione di beni di interesse storico-artistico monumentale e archeologico, si è aggiudicata i lavori, intraprendendo una magistrale opera di sistemazione di tutto l’edificio. Il primo intervento ha visto la sostituzione di tutta la copertura della basilica, usando travi proveniente dall’Italia. Sono stati restaurati gli antichi mosaici, danneggiati dal tempo e dalle candele, e ora restituiti a tutta la loro bellezza e luminosità, così come figure di santi e madonne del periodo crociato sono ora visibili nel restauro delle colonne, insieme a meraviglie riemerse dall’intervento sul pavimento. Sono riemersi anche pezzi archeologici, risalenti all’epoca della prima basilica paleocristiana e alle ricostruzioni bizantina e crociata. Sarà sempre la stessa impresa a ultimare i lavori nella grotta santa, che partiranno dal nuovo anno, al più nei primi giorni di febbraio, sulla scia degli accordi stipulati tra le Chiese latina, ortodossa e armena (custodi del luogo santo), la Bethlem Development Foundation e il ministero dei Beni culturali palestinese. L’azienda italiana si gioverà di manodopera locale che include tecnici, restauratori e archeologi italiani. L’intervento sarà abbastanza impegnativo, nonostante lo spazio interessato sia abbastanza ristretto (circa 35 metri). Il responsabile del Centro Restauri Piacenti, Giammarco Piacenti, ha spiegato che si procederà su più fronti. Per prima cosa saranno fatte delle analisi specifiche sul soffitto, per verificare lo status della roccia che, in alcuni punti, presenta delle crepe dovute, con molta probabilità, a eventi sismici passati. Si cercherà di restituire alla grotta, lavorando sempre sul soffitto, un colore vicino al grigio chiaro che le conferirà quella luminosità, duramente compromessa dai fumi delle lampade a olio e dall’incendio scoppiato nel 2014. Il pavimento in marmo verrà smontato, ripulito in tutte le sue parti e rimontato, eliminando i segni di usura del tempo, così come saranno soggette a pulizia completa le scale di ingresso e di uscita della grotta. Il sito sarà messo in sicurezza dal pericolo di altri incendi, applicando materiali ignifughi che andranno a sostituire i vecchi drappeggi. Inoltre la piccola porta di accesso dei francescani sul fondo del luogo santo dovrebbe diventare un’uscita di emergenza. “La priorità — ha sostenuto Piacenti — sarà quella non solo di restituire il sito a un’antica bellezza ma anche di garantire che i milioni di pellegrini che ogni anno vi accedono possano visitarlo in piena sicurezza”. L’opera di restauro più importante riguarderà gli altari della mangiatoia e della natività, e il mosaico posto nella sezione superiore. I ricercatori e gli studiosi compiranno anche degli scavi archeologici, finalizzati alla scoperta di quella che doveva essere la vera e originale porta di accesso alla sacra grotta. Secondo Piacenti l’apertura doveva essere molto grande, per consentire l’accesso anche agli animali, e doveva essere ubicata a sinistra della porta dei francescani. Sono solo supposizioni che troveranno conferma con indagini appropriate e con mezzi adeguati. Si cercherà, ad ogni modo, di assicurare l’accesso e la visita della grotta ai fedeli e ai pellegrini, rimodulando o riducendo possibilmente l’orario di apertura mattutino, prevedendo il prosieguo dei lavori anche in fascia notturna, e circoscrivendo le varie sezioni coinvolte negli interventi. L’obiettivo principale consiste nel restituire ai cristiani un’opera capace di destare stupore e meraviglia, riaccendendo nel cuore e nella mente la voglia di cercare il Signore senza mai smarrire la speranza. La grotta, che è parte di un complesso più grande che ingloba, oltre alla basilica, anche la Chiesa di Santa Caterina, è tra i luoghi più sacri di tutta la tradizione cattolica, perché è qui che è nata la speranza, è qui che il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. La venuta di Cristo è attestata da varie fonti, tra cui gli scritti di San Giustino, di Origene e il Protovangelo di Giacomo. Nel IV secolo d.C. Costantino e la madre Elena fecero erigere una magnifica chiesa sulla grotta dove Maria diede alla luce Gesù. I lavori terminarono nel 333 d.C. – come riporta il pellegrino Anonimo da Bordeaux – e Betlemme divenne ben presto un importante centro religioso. Dopo la distruzione della primitiva basilica ad opera dei Samaritani nel 529, l’imperatore Giustiniano ne fece costruire un’altra, nel medesimo luogo dove sorgeva la precedente, ma di dimensioni più grandi. Betlemme andò incontro ad un periodo di tolleranza, garantito dalla pacifica convivenza tra cristiani e musulmani. Nel 638 il Califfo Omar, dopo aver occupato la città, fece un gesto simbolico molto significativo: si recò a pregare nella basilica rendendola così un luogo di culto caro sia ai cattolici che ai musulmani. Dopo le ristrutturazioni che interessarono la basilica nel periodo delle crociate, grazie all’intervento collaborativo tra chiesa occidentale e orientale, tornarono sul sacro suolo prima i musulmani e poi i mamelucchi, che saccheggiarono e depredarono la città. Una svolta si verificò nel 1346 quando ai francescani fu data la custodia della grotta e della basilica, a condizione però di dividerne i diritti con i greci-ortodossi, i siri e gli armeni. La Palestina cadde in mano all’impero ottomano nel 1517, con la conseguente rovina della città di Betlemme e l’esodo dei cristiani, venendo in seguito liberata tra il 1831 e il 1841 grazie all’intervento degli egiziani. I cristiani rivendicarono il diritto su Betlemme e detennero, ben presto, la maggioranza della popolazione residente dopo l’espulsione dei musulmani. La sconfitta definitiva dell’impero ottomano, tuttavia, avvenne alla fine della prima guerra mondiale quando per la Palestina fu scritta una nuova pagina di storia, con l’arrivo dei britannici nel 1922 e l’inizio delle ostilità tra israeliani e palestinesi. La basilica della Natività restò in piedi come segno di speranza in una regione martoriata da guerre e conflitti etnici.