L’Azione Cattolica punta sulla sostenibilità

Dal primo bilancio di sostenibilità a un confronto sul territorio con esperti per un nuovo sogno di sostenibilità per il mondo

All’indomani dell’assemblea straordinaria che ha visto l’Azione cattolica diocesana interrogarsi sul futuro dell’associazione e durante la quale è stata presentata la prima edizione del bilancio di sostenibilità, ha preso avvio un percorso che  – come recita il Bilancio – mira a valorizzare l’impatto sociale, spirituale e comunitario delle attività associative. Prima tappa: “L’urgenza della sostenibilità e la Speranza”, prosecuzione di una riflessione avviata con il campo estivo diocesano del Settore Adulti su un tema che riguarda l’ambiente e le nostre stesse vite. “L’obiettivo è quello di innescare processi sugli stili di vita che possano muovere un cambiamento, sensibilizzando anche le nostre comunità”: sono le parole di Tiziana Bazzarelli insieme a Biagio Prisco, Vice Presidente per il Settore Adulti.

Un incontro densissimo di contenuti, svoltosi presso la parrocchia San Paolo apostolo, a Rende, lo scorso 21 febbraio e che ha visto Giorgio Marcello (docente Unical, DISPES), Alfonso Senatore (docente Unical DIAM) e Giovanni Fantozzi (Coop. Strade di casa) confrontarsi su questioni di grande interesse e urgenza, in una tavola rotonda moderata da Gaia Carlucci. 

Nel dialogo ricchissimo sono risuonate più volte le parole di papa Francesco, in particolare la Laudato si’, che ormai da un decennio stimola lo studio sulle connessioni che esistono tra crisi sociale e crisi ambientale.

Sono stati riletti alla luce del magistero e delle più recenti ricerche scientifiche problemi come quello di un mercato che, lasciato a se stesso, produce concentrazioni di ricchezza nelle mani di élites sempre più ristrette; di politiche pubbliche deboli non per assenza di risorse ma di infrastrutture sociali che impediscono l’utilizzo dei servizi di cui dispongono (Marcello); del consumo, diventato padrone delle nostre vite e di consuetudini e obiettivi pensati per risolvere il problema dei cambiamenti climatici ma, in realtà, alibi che allontanano il nostro sguardo dalla crisi che abbiamo sotto gli occhi (Senatore);  della ridotta biodiversità che sta rendendo il pianeta sempre più fragile: il nostro modello di vita crea sofferenza e riduce la vita stessa (Fantozzi).

Cosa fare?

“Convertici, abbandonando quell’egocentrismo che ci fa ritenere i migliori; siamo parte di un sistema in cui l’uomo occupa lo spazio più piccolo; studiare le piante che hanno tanto da insegnarci: pur stando ferme hanno sviluppato un meccanismo evolutivo che mostra una resilienza che non ha uguali nelle comunità umane: il seme buttato nella foresta, luogo privo di luce, resiste, si sviluppa e cresce grazie alla comunità vegetale che lo circonda. Occorre creare comunità che si prendano cura di tutti gli esseri viventi” (Fantozzi).

“È il momento di agire, in particolare gli adulti. Non basta una conversione personale; è necessario agire comunitariamente. Il tessere relazioni richiede un passo in avanti” (Senatore).

Possiamo reagire all’indebolimento delle comunità cogliendo in questa crisi un’opportunità: “Le mappe dei moderni hanno smesso di funzionare: siamo naufraghi senza mappe di riferimento certe; siamo coloro i quali devono ridisegnare le mappe. In questo travaglio, in questo cambiamento d’epoca, possiamo essere agenti generativi, tessendo intenzionalmente legami, reticoli di comunità che diventino luoghi di speranza. Ci sono due modi di attendere il futuro: come previsione oppure come possibilità, la prima è degli statistici che leggono il futuro partendo dai i dati che segnano la catastrofe del presente e ciò significa prepararsi a un disastro ancora maggiore; possiamo, invece, in questo presente problematico coltivare il sogno di un’altra possibilità di un mondo che sia alternativo a quello che viviamo. Questo non ci dà alcuna garanzia che il futuro sognato si realizzerà, ma attendere il futuro come speranza dai reticoli di legami che possiamo mettere insieme cambia il senso e il gusto del presente” (Marcello).