Le Clarisse hanno accolto il Vescovo Francesco

L'Arcivescovo ha celebrato l'Eucarestia presso i monasteri delle Sorelle Povere di Scigliano e Rende nel giorno dell'indulgenza della Porziuncola. L'invito a rinnovare la propria vita e ha invitare l'esempio dei santi, nel segno della misericordia di Dio.

Domenica “francescana”, quella di monsignor Francesco nolè. Il Vescovo conventuale della nostra diocesi ha celebrato l’Eucarestia insieme alle clarisse prima nel monastero di Scigliano e poi in quello di Rende. 2 agosto, indulgenza della Porziuncola, domenica. Sono state le Sorelle Povere di Santa Chiara presenti in diocesi ad accogliere il pastore cosentino in una calda giornata di piena estate. Per l’occasione, mons. Nolè ha indossato il saio francescano, con la croce pettorale e lo zucchetto. “Il Signore sia sempre con voi. E faccia che voi siate sempre con lui” – la benedizione di Santa Chiara che mons. Nolè ripete spesso e che oggi ha voluto lasciare alle comunità del Savuto e di Rende. Accanto alle suore e al Pastore, tanta gente. Nel monastero rendese, la presenza dell’Arcivescovo è coincisa con l’inizio della novena a Santa Chiara. L’occasione giusta, nel giorno di Santa Maria degli Angeli, per dare uno sguardo al poverello d’Assisi. “I santi ragionano con il cuore e la mente di Dio e nella loro vita non hanno pensato solo a loro stessi e ai loro vicini ma a tutti”. Un cuore che si allarga a tutti, quello che l’Arcivescovo ha voluto additare, anche alle suore che hanno animato la Messa oltre la grata. Nella preghiera, “nello spazio ristretto, la possibilità di allargare gli spazi del cuore”. Lo diceva anche San Paolo: “dilatentur spatia caritatis”.

Il segno, l’occasione dell’indulgenza, porta mons. Nolè a spiegare cos’è la colpa e cosa la pena, nell’ottica della misericordia e invitando ancora una volta a guardare, con pieno spirito francescano, all’esempio dei santi. “I santi erano più furbi di noi, amavano così tanto il Signore da voler scontare sulla terra le pene. Volevano arrivare davanti al Signore purificati. Ricevere l’indulgenza plenaria significa, se pentiti, essere liberati dalle colpe e dalle pene”. Nonostante la debolezza, il peccato, la caduta, l’indulgenza di Assisi come una mano offerta a tutti. Anche ai laici, in un impegno continuo, costante. Alla scuola misericordia, nell’anno della vita consacrata, a pochi mesi dal Gubileo. “Lui è Padre e offre a noi figli sempre occasioni nuove per rinnovare la nostra vita. La misericordia è un rinnovare la propria vita”. Pochi istanti dopo, mons. Nolè dirà che “la misericordiosa è una intuizione di papa Francesco – un papa di nome Francesco dato alla Chiesa per rinnovare la Chiesa, per rinnovare i cuori. Dio è Padre e tenerezza, non è lì per condannarti.

Spazio alle letture del giorno. “Nel Vangelo Gesù approfitta del momento di debolezza della folla per dire: ‘se avete fede, guardate oltre e mi accogliete nella vostra vita, avrete un cibo che non vi toglieranno più. Avrete la vita eterna”.

“Gesù sta preparando all’Eucarestia anche i suoi discepoli – prosegue monsignor Nolè – non stanchiamoci mai di accostarci all’Eucarestia”. L’invito a “credere con intelligenza perché a nostra volta possiamo aiutare i fratelli a crescere”. Riflettendo sulla pericope evangelica, il Pastore cosentino spiega come “Gesù sta educando gli apostoli e la gente a capire che egli è il Figlio di Dio e resterà per sempre in mezzo a noi e siamo chiamati ad accoglierlo nella nostra vita nel segno del pane e del vino”. Ritorna sulla famiglia, poi, mons. Nolè, uno dei cavalli di battaglia del suo primo mese di ministero episcopale a Cosenza. “Compito dei genitori è aiutare i figli a riconoscere in quel pezzo di pane il Corpo di Gesù. Ora spesso, (riferendosi alle prime comunioni, ndr) si pensa a tutto, ai vestiti, ai fiori, a come fare il pranzo dopo, ai regali, e non alla comunione, al Corpo di Cristo. Ma  la colpa è di noi adulti che non abbiamo saputo dare testimonianza”.

Ancora, l’ammonimento ai laici. “Bisogna camminare, crescere, aiutare i nostri fratelli più deboli a crescere nella fede”. “Come è possibile ricevere l’Eucarestia e non riuscire a cambiare il mondo? – si è chiesto l’Arcivescovo. “Perché non viviamo  la comunione”. Perché – ha spiegato – separiamo la vita dalla fede. Allora urge una conversione, ma un vero cambiamento può avvenire solo se “il cuore è rinnovato”.