Diocesi
Le famiglie illuminano il Sinodo….anche a Cosenza
La veglia si è svolta nella parrocchia di San Francesco d'Assisi alla presenza dell'Arcivescovo
Le famiglie illuminano il Sinodo anche a Cosenza. Nella Chiesa di San Francesco d’Assisi la veglia di preghiera di sabato 3 ottobre, organizzata dall’Ufficio di Pastorale Familiare, dall’Azione Cattolica e dall’Ufficio Liturgico, ha visto la partecipazione di tanti fedeli che non hanno potuto raggiungere Piazza San Pietro. Un’occasione per riunire le famiglie della città in orante attesa delle decisioni sinodali. La veglia, presieduta da Mons. Nolè, è iniziata con la consegna, da parte di una famiglia, di una lampada accesa, simbolo della fede che viene alimentata tra le mura domestiche. Dalla fiamma della lampada sono state poi accese le candele distribuite ai fedeli. Dopo l’orazione tre momenti durante i quali sono state alternate letture di brani evangelici, meditazioni di testi sul rapporto uomo-donna, testimonianze e canti. Filo rosso le tre parole affidate da Papa Francesco agli sposi cristiani: permesso, scusa e grazie. Mons. Nolè ha arricchito con la sua riflessione la celebrazione: “Preghiamo – ha detto- affinché lo Spirito Santo illumini i padri sinodali donando loro quella misericordia che possa dare a tutte le famiglie una risposta vera e adeguata. Dio ci ama anche quando siamo in difficoltà”. Una meditazione – quella del Vescovo- che ha toccato diversi punti: dal dono di essere chiamati per nome dal Signore, in un rapporto filiale di appartenenza a Lui, alla vocazione al matrimonio cristiano inteso come “chiamata di Dio per completarsi e diventare così una sola cosa”. “Il linguaggio dell’amore – ha precisato- è intensamente umano e l’amore nella sua dimensione umana diventa carne e sangue, gioie e dolori, passioni e umiliazioni”. Riprendendo un passo della lettera scritta da Zelia a Luigi Martin ha commentato: “Sono parole vere, che vengono dalla Parola perché entrambi chiamati dall’Amore convengono che non possono rispondere se non con l’amore vero che accoglie e condivide”. La riflessione sull’amore è stata condotta fino al brano evangelico in cui Cristo chiede a Pietro “mi ami tu?”. “Davanti al semplice ti voglio bene di Pietro, che non capiva la profondità della domanda di Gesù, si palesa la grandezza e la bellezza della misericordia di Dio. Gesù si inchina sull’umanità di Pietro, non lo rimprovera, ma lo accoglie, si pone al suo livello. L’Amore non è un volersi bene generico ma è dare tutta la vita”. Mons. Nolè, a questo punto, ha voluto ricordare il beato transito di San Francesco d’Assisi: “Egli, dopo aver dato tutta la vita alla Chiesa, si è riconsegnato alle mani di Dio con gesti semplici ma significativi. La morte per Francesco è stata la celebrazione della vita”. Ha così invitato i fedeli ad una riflessione autentica sul momento della “riconsegna al Padre di tutto quello che ci ha donato”, sulla necessità di vivere il momento del trapasso nell’ambito familiare e non nelle fredde stanze ospedaliere. “La famiglia – ha concluso – è chiamata a vivere nella quotidianità la ricongiunzione con la Parola di Dio e fare esperienza dell’amore come dono, per essere capace di uscire e portare al mondo la bella notizia che Dio ci ama”.