Editoriali
Le porte d’Europa sbattute in faccia ai bambini
Dall'inizio del 2015 ad oggi sono morte in mare 4.200 persone, tra cui 330 bambini solamente in Grecia. Che ne è della commozione di tutto il mondo davanti alla foto del piccolo Aylan sulla spiaggia turca? Continuiamo a voltare tutti gli occhi da un'altra parte, continuiamo a far finta di non vedere. C'è da vergognarsi di essere europei. Punto e basta.
L’Europa chiude le frontiere sulla rotta dei Balcani percorsa dai profughi e lo annuncia cinguettando su Twitter come se fosse una vittoria. “Il flusso irregolare di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali è finito. Non è una questione di azioni unilaterali ma una decisione comune a 28”: questo il tweet di oggi del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Una vittoria della disumanità, degli egoismi ciechi, del cinismo e dell’indifferenza, sbandierata proprio da una istituzione che vanta nel proprio curriculum un immeritato Premio Nobel della Pace nel 2012. Le frontiere di Slovenia, Croazia e Serbia sono state chiuse a decine di migliaia di profughi senza documenti regolari in fuga dai conflitti in Siria, in Afghanistan e in Iraq, dal terrorismo in Pakistan, dalla siccità, dalla fame e da regimi dittatoriali nell’Africa sub-sahariana. Sono porte sbattute in faccia a famiglie intere, a madri e bambini: secondo i dati dell’Unhcr il 62% delle 5mila persone sbarcate nei primi giorni di marzo sulle isole greche sono donne e bambini.
Ad Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, sono bloccati circa 14mila migranti e rifugiati, in condizioni drammatiche, al freddo e con difficoltà a ricevere gli aiuti. In Grecia sono 34mila le persone bloccate, altre 1.100 sono in Serbia. Il recente vertice Ue ha deciso di rimandare indietro verso la Turchia – Paese che ha qualche problema di troppo con il rispetto dei diritti umani – perfino i siriani e gli altri profughi che avrebbero diritto alla protezione internazionale, violando carte e convenzioni internazionali.
Dove è finita l’Europa della democrazia e dei diritti? Ma soprattutto dove ha smarrito la sua umanità di fronte al genocidio in atto nel Mediterraneo, mare di sangue, che ha falcidiato dal 1988 oltre 27.382 vite (dati Fortress Europe)? Anche l’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni ha snocciolato in questi giorni i dati più funesti: dall’inizio del 2015 ad oggi sono morte in mare 4.200 persone, tra cui 330 bambini solamente in Grecia. Ma non sono numeri, sono volti, vite, quante volte lo abbiamo detto?
Che ne è della commozione di tutto il mondo davanti alla foto del piccolo Aylan sulla spiaggia turca?
330 bambini inghiottiti da un mare più nero dell’inferno senza una lacrima versata, se non il dolore eterno – di cui non sapremo mai – delle rispettive madri. E se fossero stati bambini italiani, annegati durante una crociera sul Mediterraneo? Solo questo è un orrore impronunciabile, vero?
Chi li avrà sulla coscienza quando tra venti o trent’anni si leggerà sui libri di storia di un genocidio mai riconosciuto, mai affrontato con soluzioni possibili e praticabili, come quella dei corridoi umanitari? Continuiamo a voltare tutti gli occhi da un’altra parte, continuiamo a far finta di non vedere.
C’è da vergognarsi di essere europei. Punto e basta.