Le scuole pubbliche paritarie: una questione giuridica da spiegare

Cerchiamo di capire cosa sono le scuole paritarie e perché la pronuncia dei giudici livornesi presenta gravi aspetti di criticità che la Chiesa e gli attori interessati hanno subito evidenziato.

La recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione sull’applicazione dell’ICI agli istituti scolastici religiosi, ha riacceso il dibattito sulla funzione e sul ruolo delle scuole paritarie. La pronuncia è stata emessa sulla base di un ricorso presentato dal Comune di Livorno, soccombente nei primi due gradi di giudizio, il quale chiedeva il pagamento dell’ICI per l’anno 2009 e l’anno 2010 agli istituti scolastici ricadenti sul territorio gestiti da ordini religiosi. Il principio espresso dagli ermellini, qualifica un istituto scolastico come attività commerciale, soltanto sulla base del pagamento di una tariffa da parte degli utenti. E’ irrilevante, secondo i giudici della Suprema Corte, se tale attività sia in perdita oppure no.  A ciò si aggiunga che non si tiene conto di un eventuale  scopo di lucro, in questo caso assente, assumendo rilevanza giuridica soltanto l’idoneità dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. Il principio espresso dai giudici, quindi, non tiene conto di alcune peculiarità tipiche della vicenda in questione, ovvero che si tratta di attività educative, non aventi carattere commerciale e soprattutto non avente scopo di lucro. Sul punto è bene riportare una importante pronuncia della Corte Costituzionale, la quale ha più volte ribadito che la qualificazione di pubblico e di privato, non dipende dalla configurazione giuridica dell’ente erogatore, bensì dalla tipologia di servizio erogato. Ne consegue che, anche un istituto scolastico, seppur gestito da un ente religioso, può essere considerato servizio pubblico in quanto rivolto a soddisfare un bisogno di un’ampia fascia della popolazione. In particolare, nel caso dei servizi educativi, la presenza di scuole paritarie, ha permesso a tante famiglie di iscrivere i propri figli in istituti scolastici dove la loro formazione era più adeguata al contesto socio- culturale, con un notevole risparmio per le casse dello Stato. E’ risaputo, infatti, che un alunno iscritto presso una scuola paritaria, costa molto di meno rispetto ad un alunno iscritto ad una scuola statale. Le conseguenze di tale pronuncia, per il momento, ricadono esclusivamente su due istituti scolastici ma si teme che possa avere ricadute negative per l’intero sistema scolastico paritario. Pronta è stata la reazione della Fidae, la Federazione di Istituti di attività educative, per il tramite del suo Presidente Don Francesco Macrì, il quale ha manifestato il timore che molte scuole possano chiudere, data la presenza di bilanci in rosso. Secondo Mons. Galantino, segretario generale della Cei, un’eventuale chiusura delle scuole, comprometterebbe la libertà educativa che anche in Europa è stata considerata un valore da difendere e preservare. Si attende fiduciosi un intervento chiarificatore da parte del Governo, così come annunciato dal Ministro Giannini, che eviti un effetto domino sull’intero sistema scolastico nazionale.