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Le violenze sui cristiani al centro dei Settimanali Fisc
I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, guardano alle stragi dei cristiani perseguitati e ai ripetuti attentati, l'ultimo dei quali in Tunisia. "È un fenomeno che non si ferma al Medio Oriente - rilevano le testate Fisc – perché anche in Europa cresce la cristianofobia". E ancora: "Sembra non esserci fine all'orrore che attraversa il cammino della storia dei popoli".
“Orrore senza fine”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, guardano alle stragi dei cristiani perseguitati e ai ripetuti attentati, l’ultimo dei quali in Tunisia. “È un fenomeno che non si ferma al Medio Oriente – rilevano le testate Fisc – perché anche in Europa cresce la cristianofobia”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: Settimana Santa, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione. Cristiani perseguitati. “Ritornano i martiri”. È il leitmotiv che accomuna le riflessioni su quanto sta accadendo in tante parti del mondo, anche non lontane da noi. “Sembra non esserci fine all’orrore che attraversa il cammino della storia dei popoli, anche il nostro presente conosce eventi terribili per colpa dei nemici della libertà del pensiero, vera sostanza della giusta convivenza democratica. Avvertiamo la precarietà perché improvvise giungono tragedia e morte: è appena successo a lieti turisti, anche italiani, in visita a Tunisi”, sottolinea il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli). Dopo l’attentato “nella soluzione della crisi i tunisini non possono essere lasciati soli. Chi in Europa ha a cuore quanto accade in Nord Africa deve collaborare, creare reti, dare sostegno politico e logistico al Paese. Non bisogna perdere la calma, dobbiamo reagire in modo razionale e risolvere innanzitutto la questione libica: la Tunisia non può avere pace se non c’è pace in Libia. Mantenere la calma non significa comunque non far nulla!”, sostiene Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema). Il Popolo (Tortona) riprende un articolo pubblicato dal Sir: “La strage di mercoledì 18 marzo al Bardo, rivendicata da una cellula terrorista dello Stato islamico, ha provocato sconcerto e dolore anche nella comunità dei fedeli della capitale Tunisi, circa 30mila, tutti stranieri di oltre 50 nazionalità, lavoratori, studenti, imprenditori”. Per la Fedeltà (Fossano), “occorre non semplificare perché non si tratta di sporadici episodi di fanatismo religioso limitati ad alcuni Paesi musulmani destabilizzati, nemmeno di uno scontro di civiltà tra buoni e cattivi, ma di un’ondata di violenza che si vuole globale”. Per Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “il mezzo più efficace per fermare l’Isis è la coalizione di tutte le forze musulmane che rigetti da sé questo corpo estraneo al vero islam. Ciò che noi occidentali dovremmo fare, in particolare noi europei, che siamo il primo obiettivo delle follie jihadiste, è saper mettere insieme tutta la nostra capacità diplomatica per favorire questa unificazione. Ma qui incontriamo la prima difficoltà perché l’Europa non ha una chiara linea comune per fronteggiare il pericolo”. Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), ricorda l’iniziativa proposta da don Enrico Casadio, responsabile diocesano del Centro per l’ecumenismo e il dialogo, per non dimenticare “la mattanza di cristiani in tutto il mondo”: “Porre sulla porta di casa il ramo di ulivo benedetto della Domenica delle Palme”. Accosta le persecuzioni dei cristiani in alcuni Paesi all’odio anticristiano che cresce anche in Italia e in Europa Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona): “I politici si sgolano a condannare l’omofobia (anche quando di omofobia non si tratta, ma semplicemente di libertà di pensiero a proposito dei rapporti tra i sessi); perché non si sgolano altrettanto nel condannare la cristianofobia? Ve lo immaginate se in un oratorio parrocchiale si pensasse a un party di derisione del mondo gay? Succederebbe il finimondo con polemiche e condanne infinite. Ma questo non succederà mai, perché i nostri oratori sono luoghi di civiltà. Questo però per sottolineare un dato sicuro: per molti in Italia è delitto l’omofobia, è merito la cristianofobia. Insultare i gay è da condannare; insultare i cristiani è da premiare come segno di civiltà”. Anche Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), sottolinea la diffusione della “cristianofobia”: “Riflettendo sulla storia cristiana, spesso raccontata in termini unilateralmente superficiali e negativi, si constata che non si può più cominciare con ‘l’epoca delle persecuzioni e dei martiri’ come in alcuni testi di storia antica, intendendo i primi tre secoli d.C., perché l’epoca di martiri è ininterrotta, con variazioni di quantità e di modi, ma sempre presente come un filo rosso che lega tra loro i secoli”.
Settimana Santa. Al centro degli editoriali anche alcune riflessioni sull’ormai imminente Settimana Santa. “Giunga nella profondità del nostro cuore il grande annuncio: ‘È Pasqua! Cristo è davvero risorto!”. Lasciamoci consolare e rigenerare dal suo perdono e soccorrere dalla sua misericordia”: è l’augurio che rivolge dalle pagine di Logos (Matera-Irsina) il vescovo, monsignor Salvatore Ligorio. “Fare Pasqua è diventare annunciatori del messaggio della speranza: un modo nuovo di essere uomini e donne, modo nuovo di vivere la fede (come ci ricorda Papa Francesco). Un modo nuovo di amare è possibile!”, scrive Emilio Salvatore, direttore di Clarus (Alife-Caiazzo). Su Millestrade (Albano) la riflessione del vescovo, monsignor Marcello Semeraro: “Fare Pasqua è lasciare che Dio ci attragga dal nostro peccato verso la sua vita. C’è qui tutto lo stupore pasquale. Agostino l’ha espresso con due parole sconfinate, ma opposte: una riferita a Dio ed è ‘misericordia’; l’altra riferita all’uomo ed è ‘miseria’. Il crocevia di queste due realtà è Pasqua”. “Con Cristo o senza Cristo tutto cambia. Se stiamo con Cristo, però, allora dobbiamo diventare quello che siamo: nuova creatura”, sottolinea, sulle pagine della Vita diocesana (Noto), il vescovo, monsignor Antonio Staglianò. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), all’avvicinarsi della Pasqua, scrive: “Dio è così, non come lo avevano immaginato gli uomini, si direbbe semplicemente un Dio rovesciato: un Dio umile, che si dona senza riserve, ricco di misericordia e di perdono, un Dio comunità perfetta in cui le persone vivono una per l’altra, un Dio amore e tenerezza senza limiti. Il Dio che Gesù Cristo, il grande e ultimo rivelatore, ci ha fatto conoscere e ci ha mostrato come il modello insuperabile della nostra vita”. “Dio è la Parola e con essa crea e dona, ma è anche ascolto del grido della nostra povertà e miseria”, sottolinea Emmaus (Macerata–Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia). Maria Cecilia Scaffardi, direttore di Vita Nuova (Parma): sostiene: “Abbiamo bisogno di parole vere, che non si riducano a facili proclami o a slogan, capaci solo di attrarre nuovi clienti. Abbiamo bisogno di solidarietà. Non quella sbandierata, ma quella silenziosa, fatta di prossimità che non ci fa sentire soli, come prede abbandonate dai rapaci perché ferite. Abbiamo bisogno di Pasqua”. La Voce Alessandrina (Alessandria) evidenzia: “La Settimana Santa contiene una pedagogia rituale che ci conduce a scoprire ancora una volta che cosa significa risorgere: ci dona di passare attraverso il buio e la morte, resi consapevoli dei nostri rinnegamenti, delle nostre fughe e della paura che ci rende schiavi”. Da Luigi Sparapano, direttore di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi), un invito: “Viviamo i riti della Settimana Santa e lasciamoci provocare. Con un’avvertenza: il clamore, l’emozione, il ritualismo, il folclore, l’esteriorità, che qualche volta sovrastano il rito e il suo significato profondo, non prevalgano sull’esplosione di vita della Pasqua. Le nostre processioni, quand’anche ordinate, meditative, sobrie… non siano il fine, non esauriscano la fede. Essa non termina alla ritirata dell’ultima processione. Da lì può cominciare per sostanziarsi dell’inaudita gioia pasquale che orienta la vita dei cristiani”. Con i riti della Settimana Santa, osserva Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), “si tratta, per i credenti, di accompagnare Gesù sulla via della croce impegnandosi ad accompagnare con amore tutti i sofferenti, vicini e lontani, e a comunicare sempre misericordia e perdono, come fece lui anche dall’alto della croce, verso la luce della speranza e della vita nuova”. Per Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “è santa questa settimana proprio perché affronta quel male e lo redime. Il segno di quella redenzione sta in quelle bende sante che, solo le donne che avevano posto cuore e fede in Cristo, possono vedere per prime. Il sepolcro del male alla fine, non per forza umana ma divina, è svuotato. Liberato dal corpo martoriato dall’umanità, non piegato neppure dal peccato più grave degli uomini, Iddio mostra ovunque che il bene è possibile”. Anche il Corriere Eusebiano (Vercelli) scrive dei “riti della Settimana Santa nelle comunità della diocesi”.
Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. “Non bisogna illudersi, le rigidità del lungo inverno dell’economia sono ancora molto attuali, non sono affatto superate, ma nell’aria si comincia a respirare aria di primavera”, afferma Nicola Sangiacomo, vicedirettore della Settimana (Livorno). Ma, osserva Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “il nostro Paese ha bisogno di riforme strutturali. In particolare servono quelle necessarie per togliere il bubbone della corruzione”; certo, “per girare pagina ognuno deve fare la sua parte, con urgenza, senza cercare alibi. Prima che sia troppo tardi”. Nicola Salvagnin in un editoriale pubblicato dal Sir e rilanciato da Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina) avverte: “Non sono i Comuni italiani la principale macchina dello spreco delle risorse pubbliche”, perciò, “non strozziamo i Comuni, non obblighiamoli a non poter assolvere ai servizi minimi – ma importanti per chi vive su un territorio – per l’assoluta mancanza di risorse”. Di fronte all'”istituzione del registro comunale a Forio delle unioni civili”, Lorenzo Russo, direttore di Kaire (Ischia), si chiede: “Perché l’amministrazione foriana non pensa invece ad aiutare con validi sostegni a chi, con il matrimonio, si prende impegni pubblici e stabili verso la società diventandone una risorsa?”. Un altro problema è quello delle minoranze. “In Europa, l’Italia ha la maglia nera nella gestione della minoranza rom. La lista delle ‘mancanze’ è lunghissima. Contrariamente agli altri Paesi, non abbiamo una politica certa sui documenti d’identità e di soggiorno… Nonostante molti rom vivano in Italia da decenni, non hanno la cittadinanza, col risultato che migliaia di bambini rom nati sulla Penisola risultano apolidi”, denuncia Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini). La Vita Casalese (Casale Monferrato) ricorda che sono stati stanziati “382mila euro per l’undicesimo lotto di bonifica da polverino delle aree non confinate”. La Valsusa (Susa) si occupa dei 48 esuberi alla Bottero. L’Eco del Chisone (Pinerolo) racconta la storia di Luciano, quarantenne solo al mondo, morto d’infarto, appassionato della musica dei Nomadi, che al suo funerale hanno fatto giungere un messaggio. Una riflessione sul declino di Trieste sulle pagine di Vita Nuova (Trieste). “Il libro è un amico sicuro che dobbiamo mettere accanto ai nostri ragazzi fin da piccoli, in un viaggio che va iniziato presto per educarli alla scoperta dei ‘tanti mondi’ possibili”, osserva il Nuovo Diario Messaggero (Imola).
Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Il Giubileo della Misericordia “sarà molto importante per la Chiesa, ma soprattutto per noi perché, nel momento in cui imploriamo la Misericordia dobbiamo essere misericordiosi seguendo il comandamento di Gesù: ‘Amatevi come io vi ho amati’… speriamo che un anno sia sufficiente per la nostra conversione”, auspica Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo). Le parole del Papa a Napoli ispirano l’editoriale di Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche): “La corruzione ‘spuzza’. Il verbo puzzare sulla bocca di Papa Francesco in breve è diventato parola strana ma significativa. È la parola riassuntiva della visita del Papa a Napoli. Quella ‘esse’ come prefisso dà subito l’idea di un odore nauseabondo che ti fa girare dall’altra parte. Non c’è maschera capace di filtrarlo. Quanto il Papa ha ribadito sulla corruzione è motivo di riflessione per i cristiani ed anche per non credenti, perché si tratta di soppressione di valori umani iscritti da Dio Creatore nel cuore dell’uomo”. A Napoli, fa notare Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), è venuto “ancora una volta, dal vicario di Cristo sulla terra, un invito alla conversione, alla giustizia, alla carità, all’amore, alla preghiera”. Un ricordo di Giovanni Paolo II, a dieci anni dalla morte, per Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio). Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), commenta la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Cei: “Diventa necessario e assolutamente inevitabile ‘un risveglio della coscienza individuale e collettiva’. Non si può stare fermi, a guardare e lamentarsi. Ai credenti il compito di testimoniare, in pubblico e in privato, la bellezza di una vita sempre rinnovata”. Di fronte a tante situazione negative viene un invito a “reagire” da parte di Salvatore Coccia, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri): “Il tempo di Quaresima è tempo di riflessione e di conversione. Solo così si può giungere alla Resurrezione”. Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita (Cosenza-Bisignano), parla della Gmg come di una sfida per “non chiudere i cuori” ma per “aprirli costruendo ponti che favoriscano l’incontro”. Antonio Pintauro, direttore della Roccia (Acerra), ricorda il funerale di un ventenne morto di tumore e il gesto del vescovo, monsignor Antonio Di Donna, inginocchiato sulla bara: “Ci piace pensare che nel silenzio del suo cuore, accovacciato su quella bara sotto lo sguardo smarrito dei genitori e del fratello di Pasquale, il vescovo abbia chiesto perdono a Dio per gli ‘ignoti, consapevoli e inconsapevoli’ autori del disastro e per quelli che ancora oggi sono tentati di continuare a svendere questo territorio, snaturandolo della sua vocazione agricola”. Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), ricorda il 50° di ordinazione del vescovo Luciano Monari: “Lui, il vescovo Monari, che non solo è prete da 50 anni, ma anche vescovo da 20, spesso nel suo magistero ci ha raccontato quanto è cambiato il mondo, quanto è cambiata la Chiesa, quanto è cambiato il modo di essere cristiani, il modo di essere preti”. La Gazzetta d’Asti (Asti) parla, invece, dei 15 anni da vescovo di monsignor Francesco Ravinale: “Da tutti un grazie per i 15 compiuti e un auspicio per i tre anni rimanenti, magari qualcuno in più!”. “L’urgenza di farci grembo di umanità esige che sappiamo acquisire una piena dimensione di cittadinanza nei luoghi dell’umano. Oggi il web, la rete non sono solo strumenti di comunicazione, ma luoghi di relazioni e di vita. Non possiamo quindi sottrarci alla missione di renderli pienamente umani abitandoli in nome di quel Cristo il cui volto vogliamo vedere e ancora incarnare”, scrive la Cittadella (Mantova), ricordando il nuovo sito diocesano. Ricordando il concerto del coro e dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano in cattedrale, Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), scrive: “Il grande evento in duomo rappresenta l’abbraccio di Pavia al vescovo Giovanni”.