L’impegno di Caritas Libano per gli altri

Da cinquantadue anni a lavoro per fornire supporto umanitario ad una popolazione in crisi

Le notizie riportate dai media di tutto il mondo, specie negli ultimi giorni, testimoniano l’allerta vissuta da una popolazione civile sempre più a stretto contatto con la morte. Le organizzazioni internazionali parlano di un’emergenza crescente che nel boato di conflitti lontani, ma non troppo, continua a confidare nella disattesa di una possibile e più ampia escalation paramilitare. In uno Stato come quello libanese, già profondamente provato dalle crisi del collasso economico e del sovraffollamento demografico, la Caritas continua instancabilmente ad operare. In occasione della giornata di preghiera per la Pace del 7 ottobre, indetta da Papa Francesco, abbiamo intervistato padre Michel Abboud, Presidente di Caritas Libano.

 

 

Qual è la situazione attuale in Libano?

La situazione in Libano è estremamente critica. La crisi economica e politica ha raggiunto livelli senza precedenti. Molte famiglie vivono in condizioni di povertà estrema, con l’inflazione che ha reso quasi impossibile l’accesso ai beni di prima necessità. In aggiunta a ciò, la crisi politica ha reso difficile un’adeguata governance del Paese, mentre i bombardamenti e la crescente violenza nella regione hanno portato a un drammatico aumento degli sfollati. Circa 346,209 persone sono state costrette a lasciare le proprie case dall’8 ottobre, e oltre 155,600 sono attualmente ospitate in rifugi temporanei.

 

Perché libanesi e siriani fuggono oggi verso la Siria?

Può sembrare paradossale, ma molti libanesi e siriani stanno cercando rifugio in Siria, nonostante la guerra civile ancora in corso. La situazione in Libano è così disperata che alcune famiglie vedono nella Siria una destinazione dove il costo della vita è leggermente più basso, anche se le condizioni rimangono estremamente difficili. È una scelta fatta dalla disperazione, dato che entrambi i Paesi sono in gravi difficoltà economiche e sociali. Circa 177.000 persone, tra cittadini siriani e libanesi, hanno già attraversato il confine per sfuggire al conflitto.

 

Disponete di dati ufficiali sulle condizioni degli sfollati?

Collaboriamo strettamente con l’UNHCR e altre agenzie internazionali per monitorare la situazione. Attualmente abbiamo in Libano oltre un milione di rifugiati siriani, che vivono in condizioni estremamente precarie. Molti di loro sono ospitati in campi improvvisati, senza accesso a servizi essenziali come la sanità e l’istruzione. Le statistiche ufficiali forniscono un quadro drammatico, ma purtroppo il numero reale di persone bisognose potrebbe essere ancora più alto.

 

Quali sono le principali preoccupazioni nella previsione di un’escalation del conflitto tra Iran e Israele?

Siamo molto preoccupati poiché avrebbe ripercussioni devastanti su tutto il Medio Oriente, incluso il Libano. Un conflitto di tale portata causerebbe un aumento degli sfollati e un aggravamento della già fragile situazione umanitaria. Con il Libano già al limite delle proprie risorse, sarebbe difficile affrontare una nuova emergenza senza un significativo sostegno internazionale.

 

 

Caritas ha attivato canali di collaborazione con altre organizzazioni umanitarie per una risposta congiunta in caso di un aggravio emergenziale più ampio?

Sì, Caritas Libano collabora già con diverse organizzazioni, come l’UNHCR, il WFP e altre ONG locali e internazionali. Questa rete di collaborazione ci consente di ottimizzare l’uso delle risorse e di offrire un supporto più efficace a coloro che ne hanno bisogno. La nostra esperienza ci ha insegnato che solo attraverso la cooperazione possiamo affrontare crisi umanitarie di questa portata.

 

Come Caritas Libano riesce a mantenere un equilibrio nel suo lavoro umanitario in una regione così polarizzata politicamente e religiosamente?

Caritas si basa su valori di solidarietà umana e rispetto della dignità di ogni persona, indipendentemente dalla religione, dall’etnia o dall’orientamento politico. Il nostro lavoro è volto a sostenere i più vulnerabili, senza distinzioni. Questo approccio ci permette di operare anche in contesti altamente polarizzati, costruendo fiducia con tutte le comunità. La nostra missione è alleviare le sofferenze umane ed è su questo principio che fondiamo tutte le nostre azioni. La prima risorsa per noi è la Provvidenza, è lei che ci sostiene. Stiamo lavorando in nome di Dio nella Chiesa, ed Egli ci dà la forza di continuare. Facciamo tutto ciò che possiamo, e Dio completa il resto.

 

Quali i ruoli della Chiesa e delle organizzazioni umanitarie come Caritas nella promozione del dialogo interreligioso e della pace in uno Stato come quello libanese?

La Caritas parla a nome della Chiesa. Noi promuoviamo il dialogo interreligioso e interculturale. La Chiesa, attraverso i suoi leader spirituali come il patriarca, i vescovi e le sue istituzioni, lavora per costruire ponti tra comunità di diverse fedi. Organizzazioni come Caritas facilitano l’incontro e il dialogo con le diverse comunità religiose, e noi, come Caritas, testimoniamo il nostro impegno a lavorare per tutte le persone, senza discriminazioni. Nel campo dell’assistenza umanitaria, Caritas svolge un ruolo cruciale fornendo aiuto materiale alle comunità colpite dai conflitti, distribuendo beni di prima necessità, assistenza sanitaria, supporto psicologico e programmi educativi a migliaia di famiglie vulnerabili, operando attraverso 89 centri in tutto il Paese. Di fronte a una crisi economica e sociale senza precedenti, Caritas continua a rispondere con passione e impegno. Organizziamo, inoltre, attività formative che promuovono la pace. Le istituzioni religiose della Chiesa sono impegnate a sensibilizzare i giovani e la comunità sull’importanza della pace, della riconciliazione e della non violenza. Abbiamo tenuto numerosi incontri con le comunità maggiormente provate dalla memoria della guerra civile, durante i quali abbiamo riflettuto insieme sul loro passato e avviato un percorso di riconciliazione, perché la riconciliazione favorisce il perdono e la ricostruzione della fiducia. Parliamo anche della pace interiore dell’individuo, malgrado tutte le guerre che stiamo vivendo. Ripetiamo sempre che “quando abbiamo pace dentro di noi, nel cuore, possiamo portare pace anche agli altri”.