Luca Muglia e il giardino invisibile

Un cammino che dalla constatazione delle fragilità che attanagliano i giovani del nostro tempo arriva ad indagare l'essenza più profonda dell' umano. 

 L’ultima fatica letteraria di Luca Muglia, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Catanzaro, si intitola “Il giardino invisibile. Terapia psicospirituale per giovani in difficoltà”, edito da Aliberti.

Come suggerisce il titolo, il libro si configura come un cammino che, dalla constatazione delle fragilità che attanagliano i giovani del nostro tempo, arriva ad indagare l’essenza più profonda dell’ umano. Già dalle prime pagine, in cui l’autore si sofferma sulla patologia del desiderio, che trova la sua radice spesso in una rinuncia all’attività educativa della famiglia e nella esaltazione patologica del concetto di libertà, l’opera conduce il lettore ad una introspezione profonda. Recuperare l’infanzia del cuore, cioè la capacità che è propria dei piccoli di riconoscere ed accogliere Dio, è la strada che viene indicata per liberarsi dalle sovrastrutture imposte dalla società. Per percorrerla i giovani e gli adulti “smarriti” necessitano di un educatore, nel senso etimologico del termine, che li conduca alla ricerca della verità. La spiritualità dei padri del deserto e la metodologia propria degli esercizi spirituali appaiono canali privilegiati per porsi in ascolto dello spirito e rinunciare alle dipendenze, come l’utilizzo inappropriato dei mezzi di comunicazione e dei social network che possono sfociare in reati quali il grooming e il revenge porn. Al fine di meglio inquadrare la possibilità di redenzione data dalla terapia psicospirituale, l’autore pubblica i risultati di un progetto multidisciplinare di educazione alla fede seguito da alcuni giovani dell’Istituto Penale Minorile di Catanzaro.

L’opera ha il grande merito di condurre fuori dal lettore l’io bambino, l’io puro, finalmente libero, perché liberato, dai falsi desideri. Muglia colloca questo io bambino nel locus amoenus del giardino dell’Eden, non individuato come luogo fisico ma come spazio dell’anima. Uno spazio in cui l’individuo sempre può tornare se si lascia condurre dalla Grazia di Dio, interpretando i segni che Egli imprime sul suo cammino. Nel testo vengono trattati anche argomenti scientifici, come le recenti scoperte delle neuroscienze e il nesso tra queste e la dottrina cristiana dei Padri del deserto. Nonostante la terapia psicospirituale venga proposta come un cammino di guarigione rivolto soprattutto ai giovani con un vissuto difficile, in realtà la stessa sembra assumere il carattere della universalità. Ogni lettore, infatti, può scorgere in alcuni atteggiamenti descritti un po’ di sé, delle sfaccettature piccole o grandi di quel peccato che tiene lontano dalla vera conoscenza di Dio. L’opera invita a custodire quel “divino nascosto” che dimora nel cuore dell’uomo, a coltivare l’amore che deriva dalla vera conoscenza di sé.

 

Alessia Prosperoso