Chiesa
L’umanità si guadagna la pace se sa vincere l’indifferenza
“Vinci l’indifferenza e conquista la pace” è il tema della 49ma Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2016). Nel messaggio diffuso oggi, Papa Francesco ammonisce contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, l’anestetizzazione delle coscienze, il “cancro sociale” della corruzione, e chiede gesti concreti come la totale abolizione della pena di morte, pene alternative alla detenzione carceraria, un’amnistia in occasione del Giubileo, ma anche leggi sull’immigrazione che favoriscano l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, rispetto dei diritti umani fondamentali, primo fra tutti quello “inalienabile” del nascituro alla vita.
La “globalizzazione dell’indifferenza” costituisce una seria minaccia per la famiglia umana e per la pace, avverte il Papa invitando a sanare le perduranti situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, ad avere cura della casa comune, perché tutto è interconnesso, ad impegnarsi per garantire lavoro, casa e dignità ad ogni uomo. Nel messaggio, diffuso oggi (15 dicembre) dalla Sala Stampa della Santa Sede ma recante la data dell’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione e apertura del Giubileo straordinario della misericordia, il Papa ricorda che la pace “è dono di Dio e opera degli uomini”.
E la cornice è proprio quella del Giubileo, a volte richiamato esplicitamente come negli inviti alla Chiesa, alle comunità parrocchiali e a ogni cristiano a essere testimoni di misericordia o nel rammentare che curare i feriti di questa “terza guerra mondiale a pezzi” e soccorrere i migranti è un’opera di misericordia, a volte come sfondo che illumina ogni evento. Nel messaggio risuonano inoltre anche echi dell’Evangelii gaudium, della Laudato si’ e della Misericordiae vultus. Del resto, per Papa Francesco tutto è in relazione. Se la cornice è quella della misericordia e della solidarietà, la prospettiva è quella della speranza “nella capacità dell’uomo, con la grazia di Dio, di superare il male” senza abbandonarsi “alla rassegnazione e all’indifferenza”. Il percorso tracciato dal Papa è pertanto scandito in tre tappe: denuncia, riconoscimento del positivo (e ringraziamento a quanti operano già per il bene) e impegno e assunzione di responsabilità in prima persona per la pace.
Anzitutto nelle periferie esistenziali prendendosi cura dei più “fragili”, a partire da migranti e carcerati. Per i primi Francesco chiede di ripensare le legislazioni in materia “affinché siano animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilità, e possano facilitare l’integrazione”, ma occorre anche “un’attenzione speciale” alle loro “condizioni di soggiorno” perché “la clandestinità rischia di trascinarli verso la criminalità”. Un particolare ringraziamento Francesco lo rivolge a “tutte le persone, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, i monasteri e i santuari che hanno risposto prontamente al mio appello ad accogliere una famiglia di rifugiati”. Per quanto riguarda i detenuti, “in molti casi – avverte il Santo Padre – appare urgente adottare misure concrete per migliorare le loro condizioni di vita nelle carceri, accordando un’attenzione speciale a coloro che sono privati della libertà in attesa di giudizio, avendo a mente la finalità rieducativa della sanzione penale e valutando la possibilità d’inserire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione carceraria”. In questo contesto, prosegue, “desidero rinnovare l’appello alle autorità statali per l’abolizione della pena di morte, là dove essa è ancora in vigore, e a considerare la possibilità di un’amnistia”.
L’attenzione di Francesco va anche alle donne, “purtroppo ancora discriminate in campo lavorativo”, e ai disoccupati, vittime di una piaga sociale “che investe un gran numero di famiglie e di giovani e ha conseguenze gravissime sulla tenuta dell’intera società”, sottolinea ribadendo il tema sviluppato ieri, 14 dicembre, nell’udienza al Progetto Policoro. E ancora, l’invito ad “azioni efficaci per migliorare le condizioni di vita dei malati”, garantendo a tutti l’accesso alle cure (anche domiciliari) mediche e ai farmaci. Per tutti Francesco chiede ai singoli e alle istituzioni “gesti concreti” ed “atti di coraggio”.
Triplice l’appello del Papa ai governi del mondo “ad astenersi dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre che ne distruggono non solo le ricchezze materiali, culturali e sociali, ma anche, e per lungo tempo, l’integrità morale e spirituale; alla cancellazione o alla gestione sostenibile del debito internazionale degli Stati più poveri; all’adozione di politiche di cooperazione che, anziché piegarsi alla dittatura di alcune ideologie, siano rispettose dei valori delle popolazioni locali e che, in ogni caso, non siano lesive del diritto fondamentale e inalienabile dei nascituri alla vita”. Un “cancro sociale”: per l’ennesima volta il Papa interviene contro la corruzione “profondamente radicata in molti Paesi, nei governi, nell’imprenditoria e nelle istituzioni”, qualunque sia l’ideologia politica dei governanti”, anch’essa una seria minaccia alla pace, come l’inquinamento di acqua e aria, lo sfruttamento indiscriminato delle foreste, la distruzione dell’ambiente. Parole chiave per Francesco sono educazione, solidarietà, responsabilità, impegno, una strada di verità che invita a percorrere vivendo le opere di misericordia corporale e spirituale.