Chiesa
Magatti: “serve una Chiesa ardente e coraggiosa che cammina insieme agli uomini”
Relazione del docente di sociologia che ha analizzato alcuni aspetti di un nuovo umanesimo cristiano.
Un’analisi a più voci quella che il Convegno di Firenze propone a proposito dell’umanesimo cristiano. Prima che iniziassero i lavori nei gruppi, la giornata dei delegati è iniziata con la santa Messa nelle diverse chiese fiorentine e la preghiera comune, presieduta da monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, con la meditazione di padre Giulio Michelini, ordinrio di Nuovo Testamento presso l’Istituto teologico di Assisi. La prima relazione è stata resa da Mauro Magatti, ordinario di sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha trattato il tema “Per un umanesimo nella concretezza. Discernimento della società italiana e responsabilità della Chiesa”. Magatti ha analizzato il tema dell’umanesimo a partire da alcuni problemi dell’Italia e dell’Europa di oggi, proponendo la ricetta dellagire concreti: “al di là degli apparati funzionali, si può crescere solo con le persone e per le persone”. “Crescere insieme” – è il significato etimologico del termine “concreto”. Magatti pertanto ha parlato di “concretezza generativa” e che si esprime “nella relazione” fra le persone, nell’attenzione ai poveri, “nell’attenzione universale, cioè cattolica, alla persona”. Magatti mette in evidenza come occorre “creare un terreno favorevole” al “nuovo umanesimo”. A partire dalla carne di Cristo, non”da un giudizio astratto”, si potrà costruire un nuovo umanesimo. “Scoprire e vLorizzare i tratti dell’umano che ancor non conosciamo”. Affianco all’uomo, in quella “tensione totale”, “dinamica”, la Chiesa si fa compagna. Chiamata ad essere in cammino (esodo), insieme (sinodo) all’uomo. “L’umanesimo non è perdersi nel particolare, ma fare esperienza della salvezza”, superare la tecnica che che annienta l’uomo, m fermarsi a riflettere e contemplare la grazia, per una nuova spiritualità che permetterà “di intessere il dialogo con i cittadini delle altre religioni”. Oltre l’uomo, l’esperienza di Dio, da non trascurare. Anzi, perché “quando c’è troppo uomo, l’uomo si perde”. Per Magatti “serve una chiesa ardente, coraggiosa, che si fa popolo, più povera, capace di usare linguaggi diversi. Una chiesa che guarda con simpatia gli uomini, in particolare a chi è povero e imperfetto”. Alcuni spunti concreti, il professor Magati, li ha voluti fornire. Piccole indicazioni per favorire la nascita di un nuovo umanesimo. “La speranza, lo sviluppo, il futuro rinascono quando il più grande si fa servitore del più piccolo”, “rilanciare l’economia, governare l’emergenza dei profughi, accompagnare il cambiamento del profilo demografico”. E pii l’attenzione ai giovani, a quelli che non lavorano e non cercano nenche. “Perché non penzare di rimettere in gioco i nostri oratori?” – ha detto Magatti. Tra gli obiettivi, allora, occorre “rilegare ciò che è slegato, le generazioni, i territori, le istituzioni, le famiglie, le vite”.