Cultura
Manzoni e papa Francesco: lo scrittore si arrese alla vita
C’è il valore della realtà nel richiamo del pontefice al capolavoro.
“Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”. Quella che dovrebbe essere una conclusione, in realtà è una apertura di credito al futuro. I Promessi sposi dovrebbero finire qualche riga più in là, con il congedo del narratore, che in realtà è una ricerca del consenso del lettore. La vita comincia adesso, sembra dire Manzoni: avete voluto la bicicletta, vale a dire avete resistito a tutto pur di sposarvi? E adesso pedalate. Avete una casa, avete di che vivere, sono arrivati i marmocchi? Il vero romanzo comincia qui, con la realtà. Il bello viene adesso. E tanto forte era il peso di questa realtà che Manzoni si arrese alla vita. Doveva scegliere tra racconto e esistenza, e scelse la seconda. Non ci furono sequel, seconde puntate, furbe continuazioni. Non era più possibile mettere insieme fiction e vita. Almeno questo sentiva il buon lombardo, esausto della fatica ventennale degli sposi, finalmente non solo promessi. La vita cominciava da lì. E non era più narrabile, perché o la vivi o la racconti, la vita, sembrò dire Manzoni con il silenzio narrativo che mantenne fino alla fine. Non impugnò più la penna per scrivere una storia. Il richiamo al capolavoro manzoniano da parte di papa Francesco all’udienza generale della scorsa settimana, durante la quale il pontefice ha parlato di fidanzamento, ha riaperto il discorso sull’attualità di quel grande romanzo. “L’alleanza d’amore tra uomo e donna non si improvvisa”, ha detto tra l’altro il Santo Padre: esattamente quello che dimostrano Renzo e Lucia. Abbiamo detto Renzo e Lucia, e non Manzoni, che pure è l’autore, perché come capita agli scrittori geniali, i loro personaggi prendono una strada propria e se ne vanno in giro per l’universo narrativo sfuggendo alle trame che avrebbe voluto disegnare il loro creatore. I due promessi hanno una energia propria che non è solo quella del loro inventore. È la loro vita che ha preso le distanze, e, come dirà Flaubert, permette allo scrittore di essere come un Dio che lascia libere le proprie creature. I due ne passano di avventure. E non sono avventure galanti, né duelli d’amore, né fughe romantiche. Qui si tratta della vita di tutti i giorni. Si tratta di potenti che vogliono soddisfare ogni loro desiderio non tenendo conto che quel desiderio costerebbe sofferenza e morte agli umili. Ma si tratta anche di piccoli impicci di tutti i giorni. Quelli che capitano alla gente comune. Renzo e Lucia arrivano a due passi dall’inferno, eppure rimangono insieme. Non si scambiano memorabili detti d’amore e frasi da baci perugina, eppure rimangono fedeli l’uno all’altra. Manzoni ha scritto un romanzo che è la negazione dei racconti d’amore che parlavano di folli amori e di anime gemelle. E ci vuole dire – assieme al Papa – che le parole, le belle frasi, i bei selfie, le vacanze da sogno sono forse importanti, però passano. E talvolta non bastano. I fatti rimangono. Una donna che avrebbe mille ragioni apparenti per cedere al potente di turno e magari farsi strada negli ambienti che contano, resiste fino alla fine. Ha solo la sua fede e la sua promessa a tenere in vita il valore di un fidanzamento. Non è la vamp, e anzi, la gente si mostra sfavorevolmente colpita dalla sua normalità, visto che ci sono andati di mezzo politici e potenti: “Eh! L’è questa? Dopo tanto tempo, dopo tanti discorsi, s’aspettava qualcosa di meglio. Cos’è poi? Una contadina come tant’altre”. La banale normalità ha alle spalle delle forze misteriose – divine, secondo Manzoni – che non tutti possiedono. La spettacolarità, le frasi ad effetto, la dieta giusta, la visibilità mediatica non sono altrettanto potenti e, diciamolo, una volta ta nto, misteriose e seducenti. I valori, suggerisce Manzoni, hanno il loro fascino. Basta saperlo vedere.