Diocesi
Messa in Coena Domini. Monsignor Nolè: dobbiamo metterci al servizio dei fratelli
"Quest'anno è mancato il segno della lavanda dei piedi, ma lo possiamo sempre fare partendo da chi ci sta a fianco, dalle nostre famiglie: è proprio lì che possiamo esercitare il nostro mandato ad essere sacerdoti, re e profeti"
“La festa di oggi non solo fa memoria dell’istituzione di due sacramenti importanti: il sacerdozio e l’eucarestia; ma ci ricorda ancora quello che è stato l’esempio grande datoci dal Maestro: mettersi al servizio del prossimo, lavare i piedi ai fratelli”. Così monsignor Francesco Nolè durante l’omelia della messa in Coena Domini che ha aperto le celebrazioni del triduo pasquale questo giovedì in Cattedrale. Una celebrazione segnata dalle distanze di sicurezza e da tante accortezze, anche sul piano liturgico, per scongiurare ogni occasione di contagio. “Quest’anno è mancato il segno della lavanda dei piedi, – ha sottolineato il vescovo – ma lo possiamo sempre fare mettendoci al servizio degli altri, partendo da chi ci sta a fianco, dalle nostre famiglie: è proprio lì che possiamo esercitare il nostro mandato ad essere sacerdoti, re e profeti”.
Poi il commento alle letture dalle quali “abbiamo appreso come quel sangue che aveva segnato gli stipiti delle case di Israele indicava chi non poteva essere toccato, chi nulla doveva temere. Quindi il sangue che Gesù va a versare per noi diventa lavacro, purificazione”.
Da qui il richiamo fatto all’importante ruolo svolto dai ministri della comunione che devono sempre essere al servizio degli altri, “perché il sacerdote è colui che è chiamato a costruire la comunione sull’esempio del Maestro” – ha proseguito monsignor Nolè. “Solo così potremo comprendere il Vangelo che vede Gesù iniziare il suo ministero pubblico a Cana dove trasforma l’acqua in vino, la disperazione in gioia. La sua esistenza terrena si concluderà sempre con una cena, ma in mezzo a una famiglia diversa, una famiglia costruita da lui nella quale sono presenti traditori, rinnegatori… insomma una famiglia sgangherata, imperfetta. Ma allora perché proprio Dio che poteva leggere nei loro cuori li ha scelti così? Questo è il suo paradosso, come ci ricorda San Giovanni, perché avendoli amati li amò fino alla fine. Lui che conosce il cuore dell’uomo sa che solo l’amore rinnova e trasforma”. Quindi il richiamo ai fedeli presenti – e a quanti hanno seguito la celebrazione andata in onda su TeleA57 e trasmessa in diretta sulle frequenze della radio diocesana Radio Jobel InBlu – a ricordare che “spesso nelle nostre famiglie, comunità pensiamo che sarebbero in tanti quelli che non meriterebbero stima, dimenticando che tutti meritano l’amore e il perdono di Dio”.
A chiudere la riflessione del presule cosentino il richiamo alla figura di Simon Pietro che viene invitato a lavarsi, a presentarsi pulito. Questo ci ricorda quanto sia fondamentale “il sacramento della confessione fatta attraverso il sacerdote che diventa così ministro degli ultimi, capace di conformare ogni giorno la sua vita sull’esempio del Maestro, che con il suo sangue e il suo sacrificio ci ha salvati”.