Messale Romano. Più melodie per celebrare la Messa

Suor Elena Massimi, curatrice del nuovo MR, ci aiuta a scoprire le novità melodiche.

Una celebrazione eucaristica va preparata in tutti i suoi aspetti. C’è una regia celebrativa e bisogna fare in modo che tutto quello che viene cantato si associ bene con le parole e con i gesti che l’accompagnano”. Si esprime così suor Elena Massimi che ha coordinato e curato il lavoro relativo alle melodie della nuova edizione del Messale Romano che presto verrà adottato da molte parrocchie italiane fino a diventare obbligatorio il 4 aprile 2021. Suor Elena, Figlia di Maria Ausiliatrice, è docente di teologia sacramentaria alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma oltre a essere una collaboratrice dell’Ufficio liturgico nazionale della CEI. L’abbiamo intervistata per capire meglio quali sono queste novità melodiche, apportate nel Messale Romano n.3, che coinvolgeranno non solo i celebranti, ma anche l’intera assemblea.

 Suor Elena, tra le novità della nuova edizione del Messale Romano: le melodie. Questo sottolinea il fatto che canto e liturgia vanno di pari passo?

Certo. Come è stato scritto nelle Precisazioni CEI, la musica è parte integrante della liturgia, contribuisce alla manifestazione del Mistero. Questo Messale a livello musicale si muove nella continuità con l’edizione precedente, in quanto vengono riproposte tutte le melodie presenti nel MR dell’83 con qualche modifica e qualche cambiamento. Questa nuova edizione rappresenta un’opportunità per riscoprire il valore del canto nella celebrazione, in modo particolare il canto del celebrante, e per intraprendere cammini di formazione liturgico-musicale che conducano a una vera ars celebrandi.

Sfogliando il nuovo libro liturgico emerge ai nostri occhi l’inserimento delle partiture. Il sacerdote si troverà a celebrare una messa più cantata?

Nel corpo del testo del Messale sono state messe dentro il rigo della Messa le melodie delle parti del presidente in dialogo con l’assemblea, un tono che la Chiesa in quarant’anni ha fatto suo. Si è fatta un’analisi di quello che la Chiesa italiana ha recepito; infatti la prima melodia del MR83 è diventata in Appendice altre melodie, che la Chiesa ha prodotto in questi anni. La grande novità è che le melodie ora non sono in Appendice, che tra l’altro è stata molto ampliata, ma la partitura è stata messa dentro il corpo del testo del Messale, a indicare che il canto non è un accessorio, ma è elemento integrante e autentico dell’azione liturgica in corso. Scopo del canto del celebrante è favorire la partecipazione dell’assemblea, suscitandone le risposte dei fedeli, come l’Amen alle orazioni e alla dossologia della Preghiera Eucaristica. La Messa diventa più “musicale”? Sì, ma bisogna ricordare che la Messa cantata richiede un percorso di formazione per i presbiteri, all’interno dei seminari, per i cori e i gruppi liturgici, per le comunità: tutti devono prepararsi bene al canto. In Italia siamo in una situazione attuale difficile in quanto canti di bassa qualità sono entrati a far parte delle celebrazioni, c’è poca cura da parte di chi presiede e sono poche le comunità locali che curano il canto. Il nuovo Messale Romano può essere l’occasione per ridare slancio a questo linguaggio della liturgia che è determinante.

Una messa non può essere non cantata, una liturgia senza canto è molto depauperata e impoverita. Ci può elencare quali melodie sono state inserite e cambiate nel Messale n.3?

Nel nuovo Messale sono state inserite le melodie per il segno della croce, per il saluto, per i primi prefazi dei diversi Tempi e solennità (Avvento, Natale, Epifania, Quaresima, Pasqua, Ascensione e domeniche del Tempo ordinario). E poi sono stati musicati anche i testi dell’anamnesi (“Annunziamo la tua morte Signore…”), della dossologia finale della Preghiera eucaristica (“Per Cristo, con Cristo, in Cristo…”), del Padre Nostro, dell’acclamazione “Tuo è il regno…”, della pace (“Scambiatevi il dono della pace”), del saluto finale, della benedizione e del congedo (“Andate in pace”; “Rendiamo grazie a Dio”). In questa terza edizione del MR non sono previste melodie ad hoc per il Kyrie, il Gloria e il Santo. Questi canti sono stati lasciati ai repertori locali perché ogni comunità diocesana e parrocchiale in questi 40 anni si è creata il suo repertorio.

Per quanto riguarda la scelta dei canti, per una celebrazione eucaristica feriale e festiva, come orientarsi per scegliere i brani adatti al momento e al carattere del giorno o del Tempo?

Per quanto riguarda le novità riguardanti il canto del presidente la scelta è stata di tipo pastorale. Per quanto riguarda invece i canti della Messa è stato ribadito nelle Precisazioni CEI, all’interno del Messale stesso, di far riferimento all’antifona d’ingresso e di comunione esortando i musicisti contemporanei a utilizzare questi testi. Sono state riviste tutte le traduzioni delle antifone d’ingresso e di comunione secondo la traduzione della Bibbia CEI 2008, per favorire la cantabilità. Per la scelta dei canti d’ingresso, d’offertorio e di comunione vale il Repertorio nazionale varato dalla CEI nel 2007. Nel Repertorio nazionale contemporaneo troviamo canti di Frisina, Parisi, Eugenio Costa e tanti altri canti che si fanno nelle parrocchie.

Dal nuovo testo liturgico si possono cogliere anche delle indicazioni sull’impiego degli strumenti più adeguati all’uso sacro?

L’organo a canne è lo strumento principe della tradizione cattolica per la liturgia, così come il canto gregoriano. Nel canto gregoriano sono unite musica e parole. Dall’altra parte, però, il Magistero apre a una inculturazione della musica per la liturgia verso nuove composizioni contemporanee, affinché integrino bene con gli altri segni richiesti dell’azione liturgica. Va tenuto presente l’impiego di questi strumenti, perché devono essere suonati con arte e devono integrarsi bene all’interno dell’azione liturgica. L’organo, se suonato in modo liturgico, può accompagnare il canto. Al contrario, può essere fonte di disturbo quando si usa una registrazione errata che va a coprire completamente le voci. Lo strumento deve servire il canto e non prevaricare sul canto, deve mantenere quella differenza simbolica che ti dice che non stai nella quotidianità ma in un luogo sacro. L’importante, dunque, è suonare ad arte. Speriamo che l’attenzione e l’importanza date al canto in questa nuova edizione del MR aiutino a formare musicisti in grado di accompagnare bene i canti, così come per i sacerdoti nell’intonare in modo opportuno le parti che dovrebbero cantare. L’invito è di “sprecare” tempo per la musica.

Quali indicazioni si sente di dare ai sacerdoti ma anche ai fedeli che vivono la comunità parrocchiale per assaporare e gustare meglio queste novità musicali del nuovo Messale Romano attraverso le celebrazioni eucaristiche?

Intanto, è fondamentale curare la bellezza del canto. Bisogna “sprecare” più tempo per le prove, per preparare i musicisti, i sacerdoti devono esercitarsi con le nuove melodie per intonare in modo opportuno le parti che dovrebbero cantare. Si tratta di un investimento di tempo per cantare con arte. Un altro aspetto importante è quello valorizzare la musica, il prete invece di fare un’omelia di mezzora potrebbe aiutare a far partecipare i fedeli in un Kyrie più cantato o in un canto di comunione ben fatto. Il canto ha un’incidenza molto più forte rispetto alle parole perché coinvolge le persone.  Si invitano le comunità locali a fare catechesi a partire dai testi dei canti stessi. E poi mi sento di incentivare tutti a valorizzare le risorse che la Chiesa italiana ha, come i corsi  di formazione per animatore liturgico-musicale online della CEI, o corsi di perfezionamento musicale dove vengono offerte delle competenze a livello liturgico-musicale che permettono ai musicisti delle diocesi di formare l’assemblea. Una celebrazione va preparata in tutti i suoi aspetti, c’è una regia celebrativa, pertanto bisogna fare in modo che tutto quello che viene cantato si associ bene con le parole e con i gesti che l’accompagnano. La CEI a breve pubblicherà tutte le melodie del MR registrate in una doppia modalità: esecuzione e didattica, in modo tale che un sacerdote riesca ad imparare tutte le melodie e i prefazi.