Mons. Bregantini: la famiglia cristiana è viva

Un gesto non solo sociale, ma spirituale, in comunione con le preoccupazioni e i valori espressi dalla Chiesa. L'importanza di puntare sulla famiglia, soprattutto attraverso la formazione.

A pochi dal Family Day del Circo Massimo, abbiamo intervistato monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Vescovo di Campobasso – Bojano, che ha partecipato all’iniziativa romana.

Eccellenza, perché è sceso in piazza per il Family Day? È stato uno dei pochi vescovi… se non l’unico…

Forse sì, sono stato l’unico vescovo in piazza, e, a dir la verità, non mi è piaciuto molto… Speravo di avere qualche confratello accanto. Però, nonostante questo, ho pensato di farlo con grande serenità di cuore, sin dai primi minuti della giornata di Sabato; sono infatti partito con una parrocchia di Campobasso all’alba, alle 6 del mattino abbiamo celebrato la Messa, ed è stato un momento magnifico perché è stata anche un’occasione di crescita spirituale, abbiamo pregato nel corso della giornata con la Liturgia delle Ore e con il Rosario, è stata un’occasione anche di crescita umana, abbiamo infatti potuto parlare delle varie questioni etiche, sociali, politiche, e ovviamente di ciò che stavamo andando a fare. Abbiamo dato, dunque, un’impronta spirituale e umana a questo gesto, non è stato solo un segno sociale! E’ stato anzitutto un gesto religioso e spirituale! Sono in gioco una serie di valori, già ampiamente espressi sia dal Santo Padre, sia dal Presidente dei vescovi italiani il cardinale Bagnasco, nel corso del Consiglio Permanente della CEI dei giorni scorsi. Lo stesso cardinale presidente aveva affermato che “Non si può equiparare la famiglia con altre unioni civili”. Questo è stato un no secco all’utero in affitto e all’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali. Non è una contrapposizione, ma una difesa di valori che ci hanno a portato schierarci in maniera nettissima ma rispettosa degli altri.

La manifestazione di sabato cosa ha espresso?

Hai espresso tre cose: Prima di tutto la maturità del nostro laicato. Oltre 1 milione di persone ha saputo ribadire con chiarezza la sua posizione; quello cattolico, si è dimostrato un laicato che ha saputo organizzarsi, autofinanziarsi senza un euro da nessuno, questa è stata la forza della manifestazione. La seconda cosa: si è dato uno schiaffo all’Europa. Non possiamo avere una libertà capricciosa, ma una libertà articolata, una libertà finalizzata alla verità. Difendendo la verità ci rendiamo liberi per servire meglio i bambini, i figli, la famiglia, la società e il paese. La terza cosa importante che si è voluto esprimere, è che se noi molliamo sul piano della famiglia, adagio adagio finiremo per mollare anche sul piano della società. Paradossalmente potremmo dire aumento delle unioni civili è uguale all’aumento delle possibilità di licenziamento. Se io posso fare del mio corpo, del mio cuore, della mia famiglia, della mia casa quello che voglio lo posso fare anche della mia azienda. Chi è che mi impedirebbe il contrario?

Per affermare il credo della Chiesa anche in ambito sociale e familiare quanto possono contare l’educazione e il livello culturale?

Beh moltissimo! Perché è chiaro che tutto questo chiede da parte nostra, oltre a quello che ci stiamo impegnando a fare, una serie di passaggi fondamentali.  Per esempio un cammino pre-matrimoniale molto più intenso,  è alquanto urgente passare da un corso che dura una decina di giorni ad un percorso che duri un anno, fatto soprattutto da momenti liturgici,  dall’accompagnamento, dalle visite alle case, di pazienza nelle relazioni, da riletture di temi propri interiori con i futuri sposi. Ancora mi verrebbe in mente, di creare attorno alle famiglie, un accompagnamento amabile, empatico nei momenti difficili dati dalla crisi sociale, dal licenziamento e della ricerca del lavoro in modo che nessuno si senta mai solo. Un altro elemento importante è sentire sempre la forza della preghiera: la preghiera salva la casa, salva la famiglia. La preghiera è sempre come il collante, il respiro, l’anima della famiglia.

Quali i pilastri della famiglia naturale da difendere?

La famiglia ovviamente chiede una globalità di cose, innanzitutto la catechesi battesimale sulla quale puntiamo purtroppo molto poco e che si rivela la più necessaria. Altro aspetto sul quale bisogna puntare riguardo all’accompagnamento familiare, è la pastorale sociale e del lavoro importantissima per il sostegno morale e se vogliamo anche pratico. Altrettanta importante, è la pastorale dell’accoglienza, come accogliamo i bimbi che Dio ci dona, così dobbiamo accogliere gli immigrati che bussano alla nostra porta. Posso offrirle un’immagine che mi è rimasta impressa nel cuore, nel corso di questa esperienza al family day:  Era presente un bambino, originario di Reggio Calabria che vive a Milano, di soli otto giorni. Appena uscito dall’ospedale è stato portato dai genitori al circo Massimo. Una cosa bellissima, straordinaria, che mi ha particolarmente commosso; è questa l’immagine che porto nel cuore dopo questa magnifica esperienza. Questa è stata la prova di come questa famiglia, creda a tal punto nei valori cristiani tanto bistrattati,  che ha corso anche il rischio del freddo, per questa piccola creatura.

Quali gli impegni della Chiesa riguardo alla famiglia?

Papa  Francesco a Campobasso, nel corso della sua visita pastorale nel luglio 2014, ci ha detto con forza e decisione che la Chiesa deve essere: materna, accogliente e premurosa. Questi aggettivi riassumono quali sono gli impegni della Chiesa riguardo alla famiglia. È questo quello che auguro anche alla vostra comunità ecclesiale: che siate una Chiesa materna dal cuore empatico, accogliente verso gli stranieri e verso ogni realtà della vita. Che siate una Chiesa premurosa, caritativa, che organizza le mense, che segue le povertà, che porge la sua mano, che accompagna e sta vicino che a chi soffre.