Mons. Checchinato: prendere, dire grazie, spezzare e donare

La meditazione dell'Arcivescovo nel giorno in cui la Chiesa ricorda l'istituzione dell'Eucarestia. 

L’eucarestia non solo un grande dono ma anche invito a essere “donne e uomini eucaristici”: “Una tentazione a cui possiamo essere assoggettati è quella della lettura parziale delle parole della consacrazione concentrandoci solamente sulla parte che riguarda noi come destinatari di un dono grande quello della vita del Signore: ‘Questo è il mio pane dato per voi; questo è il calice del mio sangue offerto per voi’.  In effetti, quando Gesù offre il suo corpo e il suo sangue misticamente simboleggiato dal pane e dal vino aggiunge ‘Fate questo in memoria di me’ che non significa solamente invito alla ripetizione di un gesto, ma significa mettersi nello stesso stile di Gesù imparando a fare ciò che lui ha fatto”.

Le parole di mons. Giovanni Checchinato durante l’omelia della celebrazione “In Coena Domini” ci riportano all’essenziale che è “amare per primi, amare tutti, amare sempre”.

Ma può accadere che l’eucarestia non incroci la nostra vita. Occorre, allora, ritornare al Vangelo, facendo tesoro di ciò che suggerisce la Scrittura.

Cinque i verbi utilizzati dagli evangelisti per descrivere l’ultima cena e sottolineati da mons. Checchinato per vivere l’eucarestia: prendere, dire grazie, spezzare, donare.

Prendere: “Gesù prende il pane – il pane è la vita -; Gesù,  come ogni altro uomo ha preso la vita, non per viverla a proprio piacimento, a suo uso e consumo ma per condividerla. Gesù non prende del pane per mangiarselo lui ma per moltiplicarlo e darlo. La vita nella fede ci è data non perché possa soddisfare il nostro bisogno di religione, di mistero. L’esperienza cristiana è di bene condiviso fino in fondo senza calcolo, ma per amore degli altri”. Cita il poeta Paul Claudel che scriveva: “A che serve la vita se non a essere donata?”

Dire grazie: “Gesù fa eucarestia; ed è capace di fare eucarestia solo chi è capace di dire grazie. Gesù sperimenta dentro di sé e conosce bene che tutto è dono prezioso del Padre per questo dice grazie. Anche di fronte ai momenti critici della sua vita Gesù rende grazie: quando si trova nel deserto di fronte alla sterminata moltitudine affamata, Gesù non chiede prima di tutto al Padre di poter fare il miracolo ma ringrazia gli undici; lo stesso fa davanti al sepolcro di Lazzaro morto da quattro giorni, Gesù ringrazia ancora prima di resuscitarlo. L’esperienza cristiana è esperienza eucaristica: siamo invitati dal mistero che celebriamo a ringraziare il Signore per il dono delle sorelle e dei fratelli che camminano al nostro fianco senza i quali ognuno di noi sarebbe più povero. Gli altri non sono mai minaccia ma sempre risorsa e soprattutto dono”.

Spezzare il pane: Gesù spezza il pane e questo verbo indica la fedeltà al disegno del Padre di lasciarsi spezzare dalla croce. Nei confronti degli altri possiamo essere capaci di un amore vero solo se ci lasciamo crocifiggere dalla loro presenza, se accettiamo il mistero che è racchiuso nella loro esistenza se ci sforziamo di intravvedere nella loro vita un riverbero della stessa vita di Dio. Altrimenti l’altro diventa semplicemente un bene, nella migliore delle ipotesi da utilizzare. In quel caso non voglio più il bene dell’altro, ma lo voglio padroneggiare perché lo rendo mio possesso, un bene strumentale di cui io sono il solo signore. L’eucarestia ci invita a chiamare le esperienze che viviamo con il loro nome: a chiamare bene il bene e male il male e ci insegna anche a guardare oltre il male che può crocifiggerci sapendo che chi mangia  questo pane ha la vita eterna, che non arriverà dopo la nostra morte ma che ha già preso inizio con il battesimo ed è capace di illuminare il senso di ogni esperienza umana”. Cita Etty Hillesum “Non sono i fatti a contare nella vita , conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa”: “Quando l’eucarestia diventa dinamismo vivo della mia esistenza illuminando con la sua logica ogni mia esperienza tutto cambia e non solo per noi”.

Donare: “Gesù dona il pane offre con il pane tutto il suo essere senza calcoli e limitazioni. L’offerta di Gesù è fatta di corpo e di sangue cioè della totalità dell’essere. Gesù con la sua eucarestia ci insegna un amore senza limiti, senza confini, senza logiche di tornaconto personale e uno stile di vita che può essere vissuto da queste poche parole: amare per primi, amare tutti, amare sempre. L’eucarestia ci rivela anche questa sera la sua possibilità di diventare scuola di vita. Tutte le volte che noi celebriamo l’eucarestia apprendiamo dal Maestro divino a fare ciò che lui ha fatto”.

Mons. Giovanni Checchinato ha concluso con una preghiera: “Chiediamo al Signore questa sera di apprendere sempre di più il suo stile che ci invita ad accogliere, a dire grazie, a condividere, a donare per trasformare la celebrazione in uno stile di vita nuova, quella della Chiesa che vive il vangelo nella storia del nostro tempo”.

Nel corso della celebrazione l’arcivescovo ha lavato i piedi ad alcuni ospiti dell’ArcadiNoé.