Diocesi
Mons. Nolè a Bisignano: dalla famiglia parte la rivoluzione
Messa nella Concattedrale diocesana da parte dell'Arcivescovo, che parla ancora di famiglia e ascolto, di missione e preghiera.
Una bellissima accoglienza quella che la città di Bisignano ha voluto riservare a monsignor Francesco Nolè che, il giorno dopo l’inizio del ministero episcopale nella Cattedrale di Cosenza, ha celebrato l’Eucarestia nella concattedrale di Bisignano. Un giorno di festa, per il paese cratense, già gloriosa sede vescovile, che con gioia ha dato il benvenuto al nuovo Pastore. All’ingresso nel bellissimo tempio bisignanese mons. Nolè è stato atteso da don Maurizio Spadafora, rettore della concattedrale, il quale ha osteso all’Arcivescovo la Croce per essere baciata. Poi, dopo l’aspersione della folla accorsa numerosa, mons. Nolè è stato accolto in una breve cerimonia, nel corso della quale hanno preso la parola lo stesso don Spadafora e il sindaco di Bisignano. Espressioni di affetto e stima, cui il presule ha dato risposta nell’omelia, pronunciata a braccio. Oltre 17 minuti nei quali l’Arcivescovo ha voluto ancora una volta richiamare il tema della famiglia, evidentemente un punto che sta a cuore al nuovo Pastore, avendone già ampiamente parlato nel messaggio della celebrazione d’ingresso.
E se il brano dei discepoli di Emmaus, scelto per la messa d’ingresso, voleva “dare uno stile pastorale a questi anni che staremo insieme, di ascolto, uno stile di comunione e di missione”, il messaggio di domenica 5 luglio 2015 trae spunto dalle letture proclamate. E ancora dall’ascolto: “non è facile ascoltare. E’ più facile parlare, più difficile è ascoltare – dice mons. Nolè. Come sempre la via giusta sta nel mezzo, parlare e ascoltare, in dialogo. Ed è fondamentale oggi il dialogo, perché nel dialogo ci possiamo spiegare, accettare, possiamo comprenderci e, alla fine, dopo che ci siamo conosciuti, possiamo anche stimarci e amarci. Possiamo cioè collaborare”. Tutti, da battezzati, “da chiamati, costituiti, inviati”. Parla della famiglia, poi, l’Arcivescovo. Lo fa ampiamente, entrando nel cuore dei genitori e dei figli. Sono i genitori, parafrasando quella che ha detto, i primi educatori, ma mons. Nolè auspica qualcosa di più: “pensate se improvvisamente i genitori invece di dire “vai a messa” vanno a messa con i figli, sono rispettosi della legge, della legalità, aiutano i figli a crescere nelle virtù evangeliche, cominciano a insegnare loro i comandamenti, la legge del Signore, se improvvisamente i genitori a tavola dicono: “prima di mangiare ringraziamo colui che è Padre di tutti e provvede a tutti e quindi anche a noi, pensate cosa succederebbe: che rivoluzione sarebbe questa”.
Mons. Nolè, commentando il vangelo domenicale, ha sottolineato il rischio del pregiudizio, del giudizio previo sugli altri. “Cos’è il pregiudizio? E’ giudicare l’altro non da quello che è ma da come appare, o da un giudizio che ci siamo formati noi attraverso l’esperienza positiva o negativa. Ma comunque è un giudizio previo che non tiene conto della persona, perché spesso il giudizio scade nel giudizio negativo, nella condanna. Quante volte ci sorprendiamo a dire: quello? Non è possibile. sappiamo chi è figlio, sappiamo chi è, non poteva fare un’opera buona. Invece magari l’ha fatta, magari si è convertito. magari ha incontrato il Signore e sta facendo un cammino nuovo. E non si apprezza perché c’è il pregiudizio”.
Un pensiero per i santi calabresi, “i nostri religiosi sono stati evangelizzatori dei popoli, sono stati presenza di Dio in mezzo al popolo”. L’affidamento alla Vergine e a Sant’Umile, e ancora l’invito a lasciar fare a Dio. Commentando San Paolo. “Perché io non monti in superbia” – scriveva l’apostolo delle genti. “Il superbo, che si chiama diavolo, insidia – chiosa mons. Nolè. Ci fa disconoscere quello che il Signore offre. Ma è il Signore che opera, che deve agire”. L’applauso, forte, segna la fine dell’omelia. Poi la celebrazione all’altare del Signore, l’augurio con le parole di Santa Chiara, “il Signore sia sempre voi e facciate che voi siate sempre con lui”. Poi la benedizione, quella cara a Francesco d’Assisi. “Il Signore vi benedica vi protegga. Faccia splendere il suo volto sopra di voi. Vi dia pace e misericordia”.