Mons. Nole: “Dio si serve della nostra quotidianità per mostrarsi”

l'Arcivescovo ha celebrato la Messa della notte di Natale in Cattedrale, spiegando che "il Natale è ogni volta che incontriamo Gesù nel fratello". Un nuovo messaggio per l'anno della misericordia, con l'invito ad accogliere l'amore del Padre.

“Il Natale non è solo oggi, ma ogni volta che incontriamo Cristo nel fratello. Beati noi se lo incontrassimo!”. E’ così che il padre Arcivescovo ha iniziato l’omelia della S. Messa della Notte, in Cattedrale, della Solennità del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. “Dio si serve della nostra quotidianità per mostrarsi”: con queste parole monsignor Francesco Nolè ha descritto il mistero della Nascita. Il primo segno di normalità sono Maria e Giuseppe che si recano a Betlemme per il censimento romano ma ciò che colpisce ancora di più è la naturalità del susseguirsi degli eventi prima della Nascita di Gesù: i giorni che precedono il parto, la mancanza di un alloggio riservato (ricordiamo che a quei tempi gli alloggi non offrivano la privacy di oggi, richiesta appunto per un evento intimo come questo), il Bambino nato ed avvolto in fasce per essere riposto in una mangiatoria. Non bisogna andare molto indietro nel tempo per constatare che era normale nascere in luoghi come le capanne, le grotte o le case, in quanto offrivano alla madre la tranquillità e la riservatezza che occorrevano. Uno dei punti cardine della Nascita è appunto il posto accogliente e riservato in quanto sinonimo della famiglia, della solitudine e della realtà di ogni giorno.

Un segno che, invece, riguarda la realtà dell’uomo è quello dell’annuncio dell’angelo ai pastori. “Egli ci vuole svegli: ecco il perché della veglia!”, il loro compito primario è quello di guidare e vegliare il gregge nella notte: è nella veglia notturna, simbolo del dovere, che il Signore si manifesta. “Chi è abituato a svolgere il proprio dovere riconosce il Signore perché è onesto con sé e con gli altri. L’angelo si presenta a loro, ai più piccoli ed emarginati dalla società – continua mons. Nolè -, per annunciare una grande gioia a chi non ne aveva mai ricevuta una.” I pastori, gli ultimi, diventano così i primi apostoli della gioia e portano la lieta notizia al mondo intero. Essi, nella loro capacità di cogliere oltre ciò che si vede, forti anche della luce che illumina le tenebre, diventano veri messaggeri e portatori del lieto annuncio”. Rivolgendo poi una riflessione all’Anno Giubilare della Misericordia, sottolinea che “l’Amore con cui ci ama Dio è quello di un padre per il proprio figlio: ci ama anche e soprattutto se siamo ostili con ciò che ci circonda; il suo obbiettivo è quello di farci diventare buoni! Noi vorremmo chissà quale segno – aggiunge – per riconoscere il Signore e credere, ma Lui si fa piccolo ed indifeso, incarnandosi in un bambino. Spesso il bambino non viene accolto, a volte addirittura buttiamo e sprechiamo la vita umana”. Riportando alla mente la missione del cristiano: quella di accogliere il Bambino in ogni persona che ci viene incontro lungo il nostro cammino di vita.

L’augurio che l’Arcivescovo rivolge a sé stesso e alla comunità, è quello di essere capaci di amarci tutti, ma di amare soprattutto chi non ci ama; di amare i più piccoli nella loro fragilità. “Beati noi se sapremo vivere così il Natale!”

Un pensiero, infine, viene rivolto alla comunità della Cattedrale con la quale Nolè vive il suo primo Natale da Arcivescovo nella nostra Diocesi. “Ho vissuto questa solennità – dice – in un profondo clima familiare di accoglienza e condivisione”.