Diocesi
Mons. Nolè: “facciamo a gara nell’amarci”
L'Arcivescovo ha celebrato l'Eucarestia nel cimitero di Cosenza.
Questo giorno sia veramente il giorno della memoria, dell’esame di coscienza, della speranza, della risurrezione, ma anche il giorno dell’impegno”. Questa mattina monsignor Francesco Nolè ha celebrato l’Eucarestia nella chiesa “Gesù Risorto” del cimitero di Cosenza. Per la prima volta l’Arcivescovo ha visitato il cimitero bruzio, dove è stato accolto dal cappellano, don Pietro Vaccari. Presente anche il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, insieme alle autorità civili e militari della città. Tanta gente convenuta nella cappella cimiteriale nel giorno in cui la Chiesa commemora i fedeli defunti. Al centro della liturgia, il brano matteano del giudizio universale, di Cristo giudice che separa i giusti dagli ingiusti e ne misura la propria condotta sulla base dell’amore. “Si può anche ammazzare per amore, si può eliminare l’altro per amore, ma è un falso amore. Ci si può eliminare per un falso amore a se stessi: guardiamo a tutte le dipendenze” – ha detto mons. Nolè iniziando l’omelia. “L’amore di cui parla il Signore – ha detto proprio con riferimento al Vangelo proclamato – è un amore che si dona, che riconosce nell’altro il fratello, che è capace di donare la vita e non di sopprimerla. E di non chiedere nulla in cambio: è l’amore crocifisso. Facciamo a gara a donarci di più – dirà ancora prima della benedizione”. A proposito del sacrificio di Cristo, mons. Nolè ha sottolineato come egli “si è fatto crocifiggere ma non ci ha rinnegati, non ci ha traditi, non ci ha abbandonati”. “Quanti condannati alla morte violenta o alla morte morale – ha riflettuto il Vescovo – quanti condannati nella società, da noi e altrove, che a un certo punto hanno il dubbio: ‘Signore dove sei? Perché mi hai abbandonato?’. Gesù si ricorda che lui è il figlio, che è stato inviato dal Padre e dice: ‘Padre, nelle tue mani abbandono il mio spirito’. È questo passaggio che dovremmo fare, considerare Dio non come lontano, giudice, creatore, ma come Padre, perché è Padre”. Per questo mons. Nolè ha invitato ad “amare l’altro, anche se non posso amare l’altro se non lo considero fratello, e non è mio fratello se non abbiamo un padre in comune, una madre in comune. Amare l’altro significa vedere nell’altro il volto di Cristo”. L’amore diventa l’occasione per “vedere nell’altro il volto del fratello che è il volto di Dio; la legge del figlio e del fratello mi dice che io non posso vivere come se gli altri non ci fossero”. Dall’amore si misura proprio la consistenza dei cristiani. “Noi cattolici dovremmo essere così credibili nell’amore da far capire a tutti che abbiamo un padre in comune.