Mons. Nolè: in ascolto e in comunione per costruire un sogno

La prima omelia dell'Arcivescovo appena insediatosi. Cattedrale stracolma, rito significativo, ricco di gesti. Passaggio di consegne con monsignor Nunnari e prime parole del nuovo Pastore della Chiesa cosentina.

“Carissimi”. E’ la prima parola che monsignor Francesco Nolè, Arcivescovo di Cosenza – Bisignano, ha scritto nella sua prima omelia dalla Cattedra della chiesa madre cosentina. Un saluto a tutti i presenti, convenuti nella cattedrale stracolma oltre l’inverosimile da ogni dove, dalla Basilicata, dalla Campania e dalla Calabria. Intorno a mons. Nolé, la sua stessa storia personale, “i parenti e gli amici venuti da Giuliano di Potenza, villaggio che mi ha dato i natali, e tra questi i miei genitori”. E ancora “i fedeli, i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi, i sindaci e le Autorità di ogni ordine e grado della diocesi di Tursi”. Ma per il lieto evento hanno risposto presente anche “i miei confratelli minori conventuali, calabresi e di altre regioni”, con i loro superiori. Infine, in ordine di omelia, autorità civili, militari e religiose del territorio cosentino. Il nuovo villaggio di monsignor Nolé. Che, però, lascia la Cattedra e parla dall’ambone, “per essere più vicino ai fedeli”.

Tutti “carissimi”, con quella parola che, nell’etimo greco, richiama, la “Charis”, e quindi la “caritas”, la “grazia”, l’ “Eucarestia”. La ripete, quella parola, dopo i saluti di rito, dopo essere stato quasi accompagnato alla sua Cattedra da monsignor Nunnari, e questa volta lo fa per spezzare il Pane della Parola pochi istanti dopo proclamata, ascoltata. E’ il nuovo Pastore della Chiesa di Cosenza, che ora parla, per l’autorità degli apostoli, di cui è successore. “Sono consapevole che all’inizio del ministero di ogni nuovo Vescovo vi è l’attesa delle prime parole, dei primi gesti, dei primi propositi pastorali. Per questo motivo voluto sostituire il Vangelo odierno con quello dei discepoli di Emmaus, che mi sembra emblematico del cammino della Chiesa e della stessa società civile”. Dalla lezione lucana post resurrezione monsignor Nolè trae spunto per iniziare il suo ministero episcopale nella sede metropolita. “Voglio attingere a questo brano evangelico non tanto un programma definito e completo, quanto piuttosto uno stile di Chiesa e un metodo pastorale da vivere insieme nei prossimi anni”. Uno stile e un metodo, che mons. Nolé spiega appena dopo, fondandolo sull’ “ascolto della Parola”, quasi auspicando “comunione fraterna e sincera collaborazione”, e che porti a “maturare nell’atteggiamento di vivere permanentemente in un clima missionario, di annuncio del Vangelo”. Scorrono le immagini del rito solenne, la lettura della bolla da parte del cancelliere, don Cosimo De Vincentis, la presentazione a nome della comunità diocesana da parte dell’amministratore apostolico, mons. Nunnari, la presa di possesso da parte del nuovo Arcivescovo.

“Ascolto” è l’altra delle parole che mons. Nolé utilizza. A partire dall’attesa desiderosa di approcciarsi alla Parola di Dio cui invita il gregge. Una parte di esso, intanto, è stipato nella Cattedrale che non sembra più poter contenere nessuno. Eppure, il messaggio del nuovo Arcivescovo vuole raggiungere tutti. “Il desiderio che mi abita è quello di favorire un atteggiamento di ascolto reciproco: Vescovo e sacerdoti, sacerdoti e laici, genitori e figli, e tutti insieme ascoltare ed accogliere pazientemente i desideri e i bisogni dei poveri, degli ultimi, dei giovani in cerca di lavoro e di verità, in ascolto delle domande profonde e inquietanti che ci vengono dalle società e dalle periferie, dalle carceri e dagli ospedali, dalle case per anziani e dagli immigrati, dalla cultura e dal creato”. Dalla missione alla periferie, dai poveri ai giovani agli anziani, ultimi della società, ritornano alcuni dei temi cari a papa Francesco. Da ultimo, il riferimento anche al creato, tema attuale, data l’enciclica appena data alle stampe e oggetto di riflessione in tutto l’orbe, cattolico e non.

“Sono convinto che il tempo dedicato all’ascolto non è mai tempo perso” – prosegue l’Arcivescovo – “perché ci educa alla pazienza, alla comprensione, alla riflessione e all’assunzione di responsabilità che provengono da una maturità umana e spirituale, proporzionata al tempo di preghiera e di riflessione impiegati”. E’ lungo il periodo dell’omelia che mons. Nolé dedica alla parola “ascolto”. E’ questo, forse, il primo termine che vuole lasciare alla Chiesa di Cosenza. “Questo tempo di ascolto lo potremmo definire anche di pre – evangelizzazione e di promozione umana, di conoscenza e di fiducia reciproca, su cui poggerà la vera fede in Cristo Gesù, che ci permetterà di entrare in sintonia e vivere la comunione con lui e con i fratelli”.

“Comunione” è, infatti, l’altro termine che mons. Nolé ha consegnato alla diocesi. “E’ pure vero che la comunione è anzitutto dono di Dio ma egli vuole che si manifesti attraverso la nostra testimonianza di amore reciproco che diventa profezia, presenza e annuncio del suo amore per noi e si snoda in quel discernimento spirituale e pastorale necessario a questo nostro tempo, sempre avido di risposte certe ed evangeliche”. Comunione anche tra sacerdoti, intesa come vero e proprio “stile”, che deve “permeare i nostri incontri, il nostro stare insieme, la nostra collaborazione pastorale e i nostri progetti formativi”. Comunione, ancora, nelle famiglie, in cui “deve essere l’obiettivo primario”. “Il dialogo, l’ascolto reciproco, il tempo dedicato alla formazione umana e spirituale dei figli deve essere senza tempo e senza misura, abbracciando tutti i momenti della vita familiare”. Questo perché la famiglia torni “ad essere la prima palestra della vita per l’apprendimento delle verità morali, umane e spirituali, con i genitori nella doppia veste di educatori e di primi catechisti per i loro figli”. Per mons. Nolè, “nella famiglia dove si prega, si legge il Vangelo, si educa ai valori veri della vita, lì c’è Dio”.

“Presbiterio e famiglia sono i due Sacramenti per la missione” – dice mons. Nolé richiamando il Concilio. “non a caso sono i due Sacramenti più provati e insidiati in questo tempo in cui sembra che non ci sia più nulla di definitivo e per sempre. Il nostro è un tempo in cui tutto appare mutevole e provvisorio; e, compiendosi scelte morali errate, divengono la ragione del grave danno che subisce non solo la Chiesa di Cristo, ma la stessa società civile”. Come antidoto a questo stato di cose, mons. Nolé richiama “un amore misericordioso e oblativo”, e ancora gli inviti alla missionarietà contenuti nell’Evangelii Gaudium di papa Francesco. “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa” – aveva scritto il Papa. “Questa è la Chiesa che vogliamo costruire e vivere anche noi, cristiani della diocesi di Cosenza – Bisignano, guidati dallo Spirito Santo” – ha aggiunto l’Arcivescovo, che poi ha richiamato i prossimi importanti impegni a livello ecclesiale, dal Convegno di Firenze, all’anno della vita consacrata in corso, al Giubileo della misericordia.

Per realizzare il sogno missionario, però, mons. Nolè intende avvalersi di tutti. “Richiamo alla vostra attenzione il primato collaborativo che scaturisce dal Sacramento del Battesimo, dal quale siamo stati segnati per l’edificazione della Chiesa e della società, attraverso la collaborazione, che a vario titolo ci viene chiesta”.

Per questo, mons. Nolé chiede “la collaborazione degli amministratori e dei politici, della scuola e dell’università, delle famiglie e delle associazioni ecclesiali e civili, per un rinnovato patto educativo, che ci veda tutti impegnati a mettere al centro delle nostre attenzioni la persona, la sua dignità, il rispetto della legalità e il bene comune”.

L’ultima invocazione dell’Arcivescovo è la richiesta di intercessione alla Madonna del Pilerio. Poi, l’omelia si conclude con la recita dell’Alto e glorioso Dio di San Francesco d’Assisi.