Mons. Nolè: San Giuseppe ha obbedito alla volontà di Dio

L'Arcivescovo ha celebrato la Messa nella parrocchia di San Gaetano per la festa di San Giuseppe.

La genealogia di Gesù raccontata a partire da San Giuseppe ispira monsignor Francesco Nolè, che ha presieduto la concelebrazione per la festa del padre putativo di Gesù, nella chiesa di San Gaetano. Non più “una genealogia al maschile”, secondo gli schemi della società di allora, ma un’espressione, quella utilizzata dall’evangelista, assai singolare. Giuseppe è lo sposo di Maria, dalla quale è nato il Cristo. Da lei, dalla vergine madre che attese il suo figlio con ineffabile amore, attendendo che crescesse in età, sapienza e grazia. Secondo il disegno di Dio, quella provvidenziale mano sotto la cui ombra la stessa beata, e il suo sposo Giuseppe, il giusto, si posero per cooperare con il Signore a costruire la storia. C’è tutto questo nell’omelia che l’arcivescovo ha pronunciato nella gremita chiesa di San Gaetano, al termine della processione per le strade del quartiere che ha accompagnato il vetusto simulacro di San Giuseppe. Una devozione diffusa, quella del popolo del centro storico, per il padre putativo di Gesù, per quell’uomo così silenzioso per gli Evangeli da essere però altamente significativo. Padre, custode, esempio di laboriosità, per quegli attributi che ogni pater familias, specialmente oggi, è chiamato ad avere. “Quando stiamo sulle strade principali c’è l’inversione di marcia. Nella genealogia di Gesù si inverte completamente la storia, non è più una genealogia umana. Giuseppe è l’ultimo dei patriarchi, dei messaggeri di Dio, l’ultimo che riceve un messaggio attraverso il sogno. Ma è anche il primo del nuovo testamento”. Siamo al vertice della storia, in cui il Figlio di Dio, il Cristo Salvatore, si abbassa fino a condividere l’umanità dolorante. Giuseppe avrebbe potuto ripudiare Maria. Sarebbe stato nel giusto. Ma era un giusto, non tanto perché, quasi con un sotterfugio, avrebbe voluto licenziarla in segreto, “come se non fossero mai stati fidanzati” – spiega mons. Nolè – quanto perché “ha obbedito alla volontà di Dio”. Quasi un accettare quel messaggio divino che chiamava “alla fiducia e alla fede”. Accanto a Giuseppe, la Vergine senza macchia, con la certezza che  grazie alla “Maria è chiamata a collaborare con Dio a far sì che il Figlio di Dio venisse sulla terra. Che grande responsabilità, dignità e vocazione. Maria ha cambiato il corso della storia”. La tutta bella, la tutta santa, con il suo “fiat”, ha fatto sì che l’unigenito di Dio, il bel pastore, il santo, potesse redimere l’umanità. “Comincia una generazione nuova”. E’ la pienezza dei tempi. Accanto al simulacro di San Giuseppe con in braccio il bambino, si avvicinano i fedeli per l’atto di venerazione. Ma in Gesù – chiosa mons. Nolè – “non è più solo un popolo il depositario della salvezza, non è più una porzione dell’umanità, ma è tutta l’umanità”. Dio l’abbraccia in Cristo, avendola abbracciata non dai troni della storia, avendoli rovesciati, piuttosto. “Dio sceglie gente del popolo, lavoratori come Giuseppe, perché non contano gli incarichi che abbiano, ma ciò che siamo davanti a lui. Perché se noi crediamo di essere già arrivati, egli non può fare nulla. Solo chi è umile trasforma la propria vita e quella di coloro che partecipano con lui alla vita della Chiesa”.