Mons. Schevechuk (Ucraina): nel Paese si contibua a morire

Intervista esclusiva a Sua Beatitudine, che evidenzia la vicinanza del Santo Padre.

“Purtroppo nelle ultime 24 ore abbiamo ricevuto la notizia che due ragazzi sono stati uccisi e sei gravemente feriti. Questo vuol dire che lo scontro in Ucraina continua e continua a portare la sofferenza, la distruzione. Il problema più grande è che neanche noi sappiamo quanti civili muoiono ogni giorno”. Lo ha detto al Sir Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev-Halich, intervenuto nell’Eparchia di Lungro al 21° Incontro dei vescovi orientali cattolici. “I bambini sono ogni giorno esposti al materiale esplosivo, sul mare di Azov si avverte un disastro ecologico a causa della chiusura delle miniere e dell’inondazione delle stesse. Tutto questo materiale sta salendo, contaminando il terreno e l’acqua potabile. È difficile trovare le notizie autentiche sui giornali nei Paesi europei perché questa guerra non fa più notizia ma uccide ogni giorno”. A proposito dei rapporti con lo Stato, l’arcivescovo ha evidenziato che “tra la Chiesa cattolica in Ucraina e le istituzioni civili esiste un buon dialogo, anzi le Chiese hanno la più grande percentuale di credito da parte della gente”. Per questo motivo, “la Chiesa deve essere interprete e mediatrice tra gli organismi e la gente comune, sia per promuovere il dialogo, le riforme che adesso il nostro Governo sta effettuando spinto anche dagli organismi internazionali, ma anche per quanto riguarda gli aiuti umanitari”. Il posto della Chiesa in Ucraina è là “dove c’è la sofferenza”. “Tramite la Caritas, uno dei più grandi organismi umanitari in Ucraina, sta assistendo le persone sfollate e quelle che sono nelle zone dei combattimenti”. Una situazione “dolorosa”. “Questa gente non vuole lasciare le proprie case. Alcuni, quelli che potevano, sono andati via, ma sono rimasti gli anziani e le donne con i bambini, i gruppi più vulnerabili”. Schevechuk ha ricordato come la zona sia “vasta” ed è difficile “raggruppare le persone”. “Per portare gli aiuti umanitari bisogna viaggiare sotto i bombardamenti per centinaia di chilometri”.

“La vicinanza del Santo Padre all’Ucraina in questi anni è stata ed è straordinaria” – ha detto Sua Beatitudine “Fra pochi mesi si conclude la prima tappa della missione conosciuta in tutto il mondo come ‘Il Papa per l’Ucraina’. Già con la colletta nelle parrocchie cattoliche in Europa in favore del nostro Paese il Pontefice si era reso vicino alla nostra gente”, ha aggiunto. Il presule ha evidenziato inoltre che “ci siamo sentiti molto confortati anzitutto dalle attenzioni del Santo Padre anche per aver risvegliato le coscienze dell’Europa. Il Santo Padre ha aiutato a rompere questo ghiaccio di silenzio, questa incrostatura dell’indifferenza delle società di consumo, ha svegliato le coscienze e lui stesso si è fatto la voce del popolo ucraino sofferente”. Uno dei timori dell’arcivescovo è “un’escalation di violenza dopo i mondiali in Russia”. “Il modo e l’intensità dell’azione militare dipende molto sia dall’azione internazionale diplomatica ma anche dai mondiali di calcio che si stanno svolgendo in Russia”. Infatti, “si teme che dopo la competizione ci sarà una forte crescita della violenza così come è successo dopo la chiusura delle Olimpiadi di Sochi”. “All’epoca – ricorda Shevchuk – la Crimea fu annessa e iniziò l’azione militare in Donbass. Adesso ci si chiede cosa succederà dopo i mondiali russi. La società civile ucraina per questo ha dichiarato di boicottare il mondiale con lo slogan: ‘Mentre voi guardate il calcio, qualcuno viene ucciso’”.