Mons. Schillaci: la sacralità dell’uomo nella sua unicità

Il vescovo di Lamezia ha incontrato gli studenti del liceo statale “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme nell’ambito di un’iniziativa promossa dal dipartimento di religione dell’istituto, nel contesto del cammino sinodale

“La sacralità dell’uomo è nella sua unicità: in quello che ciascuno di voi è, non in quello che ciascuno di voi ha”. Lo ha detto questa mattina il vescovo di Lamezia Terme, mons. Giuseppe Schillaci, incontrando gli studenti di alcune classi del liceo statale “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme nell’ambito di un’iniziativa promossa dal dipartimento di religione dell’istituto, nel contesto del cammino sinodale.“Il cammino sinodale che abbiamo intrapreso come Chiesa diocesana – ha proseguito mons. Schillaci – è un invito a imparare ad ascoltare l’altro, a dare la parola agli altri”. Per il presule “ascoltare non è semplice”, perché “richiede di accostarsi all’altro ‘in punta di piedi e su ali di farfalle'”, e “di imparare a conoscere l’altro fino ad entrare in empatia con lui”. Per mons. Schillaci “tutto ciò che apprendiamo nel nostro percorso scolastico, serve ad acquisire questo modalità di accostarsi all’altro, anche a chi la pensa diversamente da noi. Impariamo ad essere artigiani di pace, in questo nostro tempo”.Il vescovo di Lamezia si è soffermato sul momento storico che l’umanità sta vivendo, nel quale “è importante che nella scuola ci si interroghi su ciò che stiamo vivendo, per cercare di comprendere”. “Non richiudiamoci in noi stessi – l’esortazione del presule -, ma proviamo ad alzare lo sguardo e a guardare con uno sguardo ampio a questo nostro tempo”. Dopo aver sottolineato che “la guerra dovrebbe essere bandita completamente dalle forme di risoluzione dei conflitti tra i popoli”, mons. Schillaci si è soffermato sull’accoglienza verso i profughi ucraini che stanno fuggendo dalla guerra, rispetto ai quali la Chiesa lametina già si è mossa attraverso il lavoro tempestivo e capillare della Caritas diocesana e delle parrocchie. “Negli occhi delle mamme ucraine e dei loro bambini – ha detto il vescovo agli studenti – ho visto l’orrore che tutta quella nazione sta vivendo in questo momento. Siamo chiamati ad aprire le porte dell’accoglienza, le porte del nostro cuore. Nell’altro siamo chiamati a scorgere la ricchezza, non a vederlo come una minaccia o un nemico. Siamo chiamati tutti a costruire un’umanità fraterna e accogliente”.