Diocesi
Monsignor Francesco Nolè celebra la famiglia che accoglie
E' stato questo il tema al centro dell'omelia dell'Arcivescovo di Cosenza-Bisignano nella Santa Messa, celebrata oggi in Cattedrale, in occasione del novenario di preparazione alla festa in onore della Madonna del Pilerio
In occasione del novenario di preparazione alla festa in onore della Madonna del Pilerio, Mons. Nolè ha oggi celebrato la Santa Messa insieme ai giovani sacerdoti della diocesi. Don Giacomo Tuoto, accogliendo l’Arcivescovo in Cattedrale, ha reso partecipi i presenti della ricorrenza del quarantaduesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Mons. Nolè, augurando a questi e a tutti i presbiteri presenti “un sacerdozio specchio dell’unico sacerdozio di Cristo”.
Nella sua omelia il Vescovo ha voluto riflettere sul tema della quarta celebrazione eucaristica del novenario: l’accoglienza nella famiglia. “La famiglia che accoglie, ma chi? Anzitutto quelli della famiglia!Un’accoglienza che non è scontata. Il Vangelo di oggi – ha commentato Nolè – ci suggerisce che bisogna cominciare dai rapporti più difficili. Gesù entra nella casa di Pietro e vicino a chi va? Vicino alla suocera che normalmente non è la figura più lodata nella famiglia!”. Ha poi proseguito ricordando che “nella famiglia o siamo radicati nell’amore o non lo siamo”, per amare non c’è altra strada, infatti, che seguire Cristo. “La prima carità, il primo amore, la prima accoglienza è quella reciproca in famiglia e nel presbiterio”.
Il secondo momento dell’ accoglienza viene individuato da Nolè “nell’ accogliere colui che manda, ovvero il Padre”. Per far questo ha invitato fedeli e presbiteri a seguire l’esempio di Gesù che “si ritira nel deserto cioè in un luogo in cui può stare solo con il Padre e con lo Spirito”. Ma cosa significa concretamente ritirarsi nel deserto? “Trovare un momento di interiorità, di solitudine, di contatto diretto con il Signore: può essere un momento di preghiera, di una buona lettura, di comunione fraterna, in famiglia, con gli amici, magari con un malato o una persona che ha bisogno”. Da qui il consiglio di lasciare spazio alla voce di Dio che nel deserto, definito come luogo dell’incontro, si lascia conoscere nel silenzio. “Spesso abituati come siamo al chiasso, alle sollecitazioni esterne che sono sempre più insidiose abbiamo paura di stare da soli” per questo occorre recuperare l’ abitudine al silenzio, alla meditazione, alla contemplazione, strada da percorrere perché l’accoglienza si concretizzi. Accoglienza che passa, nel terzo momento, attraverso l’annuncio del Vangelo. Richiamando le parole del Pontefice, così precisa: “quando il Papa dice uscite, andate, predicate, parte dal presupposto che noi siamo già nella Chiesa. Gesù iniziava dalle sinagoghe, cioè dai luoghi di culto, è da qui che bisogna partire”. E ancora: “Il Vescovo, i presbiteri, i religiosi, tutti i battezzati non sono stati inviati solo in un posto, in un luogo, in una parrocchia, in una comunità, in un paese, sono stati inviati al mondo intero, poi le circostanze ci fanno capire qual è il luogo in cui il Signore ci manda ma non bisogna perdere l’occasione di andare dove ci manda”. Diventa allora fondamentale “non avere sicurezze esterne o esteriori che spesso bloccano”. Nel concludere la sua riflessione, Mons. Nolè, con parole cariche di speranza, ha sottolineato che “ogni volta che andiamo non siamo mai soli, sia perché siamo inviati e quindi Lui è con noi- ci ha detto sarò con voi fino alla fine e vi darò tutto quello che è necessario per l’annuncio del Vangelo, comprese le persecuzioni- sia perché abbiamo una famiglia: la famiglia del presbiterio, la famiglia del battesimo, la famiglia della Chiesa di Dio come comunità parrocchiale e diocesana. Non sentirci soli significa sentire la preghiera, l’affetto, la vicinanza degli altri ma anche metterci presenti nella vita degli altri: così ha fatto Maria, così è iniziata la Chiesa, così Gesù ha voluto la sua Chiesa, come comunità che prima stesse con Lui e poi piena di Lui andasse a predicare la sua persona, il suo messaggio. Affidiamo a Maria la nostra vocazione, il nostro impegno, la nostra missione,il nostro essere comunità amata da Dio che vuole vivere questo amore amando i fratelli”. Alla fine della celebrazione molti presenti si sono spostati nella cappella della Madonna del Pilerio, addobbata a festa, per rivolgere alla Vergine le loro preghiere.