Primo Piano
No alla politica della paura
In Spagna documento di Caritas, Confer (Religiosi) e Giustizia e Pace sull'appello del Papa e l'accoglienza dei migranti.
In tutta Europa sale la pressione di migliaia di profughi che cercano una vita migliore nel Vecchio continente, ma crescono anche i muri e le incomprensioni. Mentre risuona l’appello del Papa all’accoglienza, Caritas spagnola, Confer (Conferenza spagnola dei religiosi) e Giustizia e Pace dicono no alla politica della paura, sì alla politica dell’integrazione, dell’accoglienza e dello sviluppo dei popoli.Inefficienza inaccettabile. “I sanguinosi e inumani eventi dei quali siamo testimoni sulla frontiera orientale (Serbia, Grecia, Macedonia…), appena un paio di mesi dopo la presentazione dell’Agenda europea per la migrazione, oltre a un saldo in vite, in drammi umani, mostra un saldo di inefficienza politica inaccettabile in termini di dignità e di difesa dei diritti umani, cui la nostra società non può permettersi”, sostengono Caritas spagnola, Confer e Giustizia e Pace. “Non è solo una crisi umanitaria – aggiungono –. È il clamoroso insuccesso di una politica chiamata erroneamente migratoria e che si riduce a un indecente e milionario controllo dei flussi (Frontex, Eurosud…), che si sostiene grazie al discorso della paura per l’invasione del diverso. Cayucos in California, Lampedusa, Ceuta e Melilla, la situazione in Serbia, Grecia o Macedonia sono conseguenze strutturali di questa politica sfocata, non le cause”.Non sono sufficienti risposte all’emergenza. Per Caritas spagnola, Confer e Giustizia e Pace, “non è solo una crisi di rifugiati. Non possiamo, né dobbiamo limitarci a dare una risposta di emergenza a tutte queste persone che, effettivamente, hanno bisogno della nostra protezione. La realtà che oggi viviamo è il risultato di una mancanza di politiche coerenti che affrontino la complessità delle cause che sono alla base della mobilità umana. Manca una coerenza in politica estera, in politica economica, in politica di cooperazione allo sviluppo”. Non solo: “È il risultato di un’assenza della politica di cooperazione allo sviluppo che dimentica che dietro ogni decisione di abbandonare la propria casa, il lavoro e una vita c’è una causa di espulsione (la guerra, la mancanza di opportunità, il cambio climatico…) e persone da proteggere e cui garantire i loro diritti umani”.Una sfida da affrontare. Secondo Caritas spagnola, Confer e Giustizia e Pace, “è il momento di affrontare la sfida che, come società, già stiamo affrontando; impedendo, così, che questi eventi, che ci riempiono di dolore e vergogna, si producano in forma ciclica. L’unica soluzione proposta dai governi, la via della sicurezza, non è fattibile, né in termini di umanità, né in termini politici”. E ancora: “È il momento di riconoscere l’altro, il diverso non come un invasore, ma come una persona uguale a noi, con gli stessi diritti, come un contributo positivo alla nostra società meticcia; come un fratello in difficoltà per il quale bisogna trovare un posto, anche se stiamo più stretti”. L’Europa e la Spagna, evidenziano, “non possono perdere questa opportunità per ripensare le politiche sviluppate finora, per proteggere le persone che cercano di raggiungere il nostro territorio, per investire in politiche per lo sviluppo e in politiche per l’integrazione”.Con Papa Francesco. “Noi ci uniamo al messaggio di Papa Francesco, che nel suo recente viaggio in America Latina ha animato la comunità cristiana e tutta la società a non aver paura e a chiedere un cambiamento, ‘noi vogliamo un cambiamento, un vero cambiamento, un cambiamento delle strutture. Questo sistema non regge più, non lo sopportano i contadini, i lavoratori, le comunità, i villaggi… E non lo sopporta più la Terra, la sorella Madre Terra’”, affermano Caritas spagnola, Confer e Giustizia e Pace, secondo cui “siamo orfani di una vera politica di migrazioni. Chiediamo ai governanti che assumano attivamente la sfida storica di smettere di costruire steccati, muri e grate, proponendo soluzioni e politiche che pongano al centro le persone”. Ciò è possibile “creando vie di protezione e accoglienza effettive per i rifugiati; generando e sviluppando più vie legali di accesso al nostro territorio per le persone migranti”; “rendendo chiaro che la mobilità umana è sempre una opportunità per la nostra vecchia Europa e non un rischio”. “Abbiamo una grande sfida come società, renderci degni come esseri umani, facendo posto a casa nostra e cercando cammini nuovi per tutti quelli che possiamo far passare”.