Editoriali
Non accontentarsi mai di una democrazia a bassa intensità
Da più di un secolo i cattolici danno il contributo al bene sociale del nostro paese
Cinquanta edizioni, più di un secolo di riflessione sull’impegno sociale dei cattolici. Un nugolo di testimoni che in lungo e in largo hanno segnato la vita e la storia di territori e comunità. Il popolo dei santi sociali, con e senza aureola, che hanno lavorato per la crescita del paese. Uomini e donne che lo hanno fatto dal basso, impegnandosi sui fronti più diversificati della socialità e della solidarietà: dall’accoglienza alla solidarietà, dalle casse rurali alle scuole, dalle attività di formazione delle coscienze all’impegno politico, dai giornali ai circoli di politica, uscendo da sagrestie e da giardini chiusi che potevano essere conventi, strutture ecclesiali e familiari. Un esercito che ha creduto e crede nei valori della persona, della dignità umana, della solidarietà, del soccorso ed anche nel servizio di supporto e di supplenza, al quale Mattarella ha detto il suo grazie. Si, perché i cattolici italiani hanno fatto e fanno il bene di questo paese, in una logica di servizio (diakonia) del pensiero, della carità, della difesa dei deboli e dei diritti, che non ha pari. La democrazia è partecipazione del popolo, dal basso, ma mai come massa informe. È partecipazione ragionata, è stile e missione che dura tutta una vita. Essa richiede svuotamento e tanto coraggio, porta soddisfazione e anche sofferenze, ma è questo il segreto per una vera partecipazione al servizio della polis.
Oggi, più che mai, la società esprime complessità e dinamiche, oggi ancora di più ci è richiesto di “uscire” dai luoghi ovattati e protetti, dai luoghi rifugio, anche a costo di impopolarità e di andare controcorrente, pur di affermare quelli che sono non i convincimenti di pochi ma il bene per molti. E questo bene passa dalla profezia sulla storia in continua mutazione, ferita da criticità che possono mettere a rischio il futuro di generazioni: crisi ambientali, migratorie, sanitarie e finanziare, oltre a quella della digitalizzazione senza etica e senza controllo.
Dietro queste emergenze tante volte c’è l’uomo ‘economico’ e senza scrupoli, c’è l’interesse di lobby finanziarie e di potere e non la ricerca del bene comune: è per questo che la democrazia non è mai conquistata per sempre, richiede impegno, vigilanza e continua custodia. È metodo, faticoso e scomodo, dove non sempre le voci e i pensieri coincidono. Ma la diversità in democrazia è ricchezza, nelle tirannie è da schiacciare perché le idee diverse, se non in linea, sono sempre fastidiose e generano rabbia.
Democrazia è pensiero, è anche alfabetizzazione delle persone, che vanno aiutate a partecipare con passione. Questo diventa impegno primario e deve riguardare tutti. Democrazia non è appiattimento, anzi fa rima con libertà e non basta l’insieme di norme applicate seccamente e senza anima. Essa si invera con il servizio alla persona, mantenendo ferme le regole del gioco, ma nel rispetto delle dinamiche sociali e in condizioni storiche mutevoli, senza che queste possano indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità, come ha osservato il Capo dello Stato. I cattolici non possono accontentarsi di una democrazia a ‘bassa intensità’, arrendendosi a quello stile assenteismo e calo di attenzione per la cosa pubblica, i nuovi fenomeni (magari poco conosciuti) e che fanno paura, rialzando frontiere e chiedendo nuovamente il passaporto a chi è diverso, a chi è in fuga, a chi non la pensa come noi!