Oltre venti deputati positivi, perchè no al voto da remoto?

L'assise è decimata da parlamentari positivi al coronavirus. La proposta di votare da casa ha già raccolto oltre un centinaio di consensi. 

L’Italia vive una fase dell’epidemia che quanto meno deve giudicarsi “delicata” e per la quale occorre anzitutto una certezza istituzionale. Per questo, non può che destare preoccupazione la crescita dei contagi, e dunque i relativi isolamenti, di una ventina di membri della Camera, soprattutto in un periodo in cui la politica e i nostri rappresentanti sono chiamati a prendere decisioni importanti per il Paese. 

Ci si riferisce alle misure anti-Covid e non solo. Oggi l’Italia ha bisogno di Istituzioni che la governino e soprattutto in maniera condivisa, ovvero con la corretta dialettica parlamentare. Per questo, vista la grande emergenza, e il rischio che Monte Citorio sia ancor più un focolaio, può essere salutata con favore la proposta di alcuni deputati di apportare una modifica al regolamento parlamentare per effettuare le votazioni dell’assise da remoto. La soluzione ha trovato il consenso di oltre cento parlamentari e assume ancor più valore alla luce del fatto che nella settimana entrante i lavori verranno stoppati. 

Ecco, quel che bisogna evitare, nel tempo dell’emergenza, è uno stop totale della democrazia e del potere rappresentativo del parlamento. Quella del voto da remoto dovrebbe essere certamente una soluzione temporanea, mai la normalità, ma una necessità che la Camera dovrebbe prendere in grande considerazione. A patto di non rimanere paralizzata nelle sue attività.

Diversi capigruppo e personalità di spicco delle forze politiche sono risultate positive al tampone, e in ogni caso non potrebbero esprimere il proprio ruolo all’interno dell’assemblea. Una via transitoria, oltre che prudenziale, avrebbe il merito di garantire un percorso politico a queste settimane importanti. Sul fronte Covid e non solo.