On air il nuovo podcast cosentino

“Il cortile” è il titolo del progetto nato per caso dalla complicità di quattro amici

Prendete carta e penna e scrivete questo nome: ‘Il cortile’. Podcast addicted siete avvisati: da fine gennaio circola in rete un podcast tutto made in Cosenza. “L’idea nasce un po’ per caso, da una chiacchierata, come tante, diciamo, fra amici. Tra una chiacchiera e l’altra abbiamo detto: perché non portiamo quello che facciamo quotidianamente, cioè il chiacchierare in maniera vasta con un approccio abbastanza leggero, su un mezzo un po’ più professionale. Da qua l’idea di un podcast. Il progetto, nato un po’ sotto traccia, pian piano si è concretizzato. Siamo onesti nel dire che si tratta di un progetto abbastanza ambizioso, stiamo cercando di fare del nostro meglio per creare un prodotto che sia di qualità ma anche leggero, quindi che possa coniugare i contenuti alla spensieratezza”. A spiegarlo a PdV è Luigi Migaldi, uno degli ideatori- insieme al fratello Umberto, Michele Perrone e Roberto Salvia- del podcast interamente made in Cosenza. Più che cantastorie, i quattro amano definirsi amici di cortile, “un po’ come accadeva da ragazzini, quando lì chiacchieravamo e giocavamo. Adesso siamo cresciuti, però siamo sempre quei quattro amici”. Dimenticate i grandi studi, gli applausi, i riflettori e le luci della ribalta. Qui si ‘gioca’ sulla semplicità. Un tavolo, delle sedie, le tazze per offrire da bere agli ospiti con il logo del podcast. Alle spalle una parete di mattoncini: “La semplicità è una chiave di lettura. Vogliamo rappresentare una realtà urbana, non i grattacieli o i grandi studi pieni di riflettori. È molto legato anche al territorio, proprio perché il cortile rende l’idea dell’appartenenza alla realtà locale, il nostro filo conduttore è l’appartenenza al territorio. Abbiamo intervistato persone nate e cresciute qui o che comunque hanno con un forte legame con la nostra terra”. Le prime tre puntate sono in rete. Ad essere ospitati sono stati il campione di boxe Dario Morello, l’influencer Asia Capoccia e il cantautore ed ex concorrente di X factor Giacomo ‘Eva’ Runco. A fare il successo sono i contenuti: “Abbiamo cercato di abbracciare più ambiti possibili, non abbiamo un target d’età, possiamo ospitare nostri coetanei,  così come persone più giovani o più grandi, vorremmo ospitare anche persone che hanno alle spalle un vissuto più corposo”. I quattro amici sanno creare  quel clima friendly approcciandosi all’ospite in modo amichevole, facendolo sentire a proprio agio. In questo a dare una mano corre in aiuto il mondo del social che rende tutto un po’ più informale: “Non utilizziamo un approccio giornalistico, assolutamente. Cerchiamo di essere informali, freschi, appunto come se fossimo quattro amici che chiacchierano in cortile. Vedendo (o ascoltando, dato che sono  le puntate sono sia su youtube che su Spotify) si viene catapultati in una dimensione quasi nostalgica. Nell’era della frenesia, dello scrollare i contenuti in maniera quasi maniacale, loro si prendono del tempo per conoscere le persone che hanno di fronte: “Ci piace guardarle negli occhi. Nell’epoca del digitale e degli smartphone noi cerchiamo di fare un salto nel passato per assaporare quel clima vintage che abbiamo vissuto nell’era analogica, ci piaceva riportare anche quell’idea proprio del cortile, quindi del luogo di ritrovo dei ragazzi,  che non è più forse frequentato come una volta, perché adesso tra computer, tablet e smartphone si sta ognuno nella propria camera e non si condividono gli spazi come avveniva una volta, appunto, in cortile”. Nel mondo dei social, dove ognuno si sa, dice la sua, la loro chiave di lettura è il non tuffarsi in un mare in cui tutti i prodotti sono uguali: “Il nostro sicuramente è un ricalcare un format che esiste, però cerchiamo di dare quel quid, quel colore diverso che è legato proprio all’appartenenza. Stiamo ospitando persone legate al territorio utilizzando un approccio informale che richiama quegli scenari che vivevamo da ragazzini”. Tutti e quattro sono professionisti in campi che spaziano dall’ambito dalla giurisprudenza, all’economia, dal campo delle assicurazioni a quello bancario. “Volevamo imboccare una via che ci consentisse di esprimere quella creatività che forse c’era e che, dati i ritmi quotidiani, era inespressa”. L’equilibrio tra la spontaneità e la professionalità c’è tutto: “Anche se a primo impatto non sembra, dietro c’è uno studio. Improvvisare al 100% è impossibile, si rischia di avere un prodotto malfatto. Dietro ogni puntata c’è lo studio della storia dell’ospite, andiamo a caccia di curiosità, di qualcosa che magari non è stato raccontato, scaviamo alla ricerca del particolare. Prepariamo un minimo la puntata, anche se poi, sai, in un clima conviviale e piacevole ci lasciamo anche un po’ travolgere”. Non c’è una fetta di pubblico di riferimento, “puntiamo ad un pubblico che sia il più ampio possibile, cerchiamo di catturare l’attenzione del ragazzo di 12 anni come del signore di 70. È chiaro che essendo noi giovani, abbiamo un linguaggio che può catturare la fascia di età giovane, però abbiamo avuto dei feedback positivi anche da gente più grande di noi o da ragazzi molto più giovani”. Così giovani, neonati potremmo dire, eppure con così tanti aneddoti curiosi che “sono magari stati poi raccontati ed è stato divertente affrontarli con gli ospiti. Le puntate racchiudono momenti in cui ci siamo divertiti tanto. Siamo quattro uomini, quando abbiamo ospitato Asia abbiamo parlato di diverse tematiche, tra cui la beauty routine, la cura della persona e la skin care. È stato divertente perché non siamo cultori della materia. Ci siamo divertiti in tutte le puntate”. Un podcast che avrebbero voluto fare? “Sarebbe banale dire Il voler poter disporre di un budget illimitato per riuscire a portare avanti tutte le idee, però penso che alla fine questo era il prodotto che noi volevamo portare avanti, non abbiamo snaturato nulla, ovviamente facendo i conti con i limiti del budget perché è un impegno che stiamo portando avanti con professionalità e dedizione, però non è per nessuno di noi quattro il nostro lavoro primario”. E se da un mese, grazie alla partecipazione sanremese, Brunori spopola facendo accendere l’orgoglio di una intera regione, noi chiediamo, giusto per fare un po’ di sano e gustoso spoiler, se sarà tra gli ospiti. Ma si sa, non ci si può sbottonare più di tanto, certe cose richiedono quell’alone di mistero che in fin dei conti piace: “Diciamo che adesso intercettare Brunori è un po’ complicato, però mai dire mai, non ci poniamo dei limiti, siamo molto ambiziosi anche da questo punto di vista. Abbiamo registrato altre puntate che fanno parte della prima stagione. Posso dire soltanto che varieremo non solo in fatto di argomenti, che saranno vari, ci saranno delle novità”. Intanto si accarezza l’idea di scendere tra la gente: “Con l’arrivo della bella stagione vorremmo fare qualcosa anche all’aperto che renderebbe ancora di più l’idea di fare della città un punto di ritrovo per arrivare ancora di più alla gente. Questo vogliamo, cerchiamo di arrivare alle persone in maniera spontanea e genuina”.