Origine, storia, diffusione e successo dei cognomi più famosi in Italia

La varietà linguistica e multietnica in Italia è testimoniata, tra le altre cose, dall’ampia ricchezza dei cognomi presenti su tutto il territorio

I circa 300-400 mila cognomi, presenti oggi in Italia, derivano in parte dai rapporti che il nostro paese ha con il resto del mondo e, specialmente, con il Mediterraneo e con l’Europa centrale e, per altra parte, sono il risultato di determinati fenomeni storici che hanno dato luogo a precise evoluzioni fonologiche. L’origine dei cognomi affonda le sue radici nel sistema a tre nomi presente nell’antica Roma: praenomen (nome proprio), nomen (nome della famiglia) e cognomen o soprannome. Questa tripartizione scompare con la caduta dell’impero romano e, nel Medioevo, si impone il nome unico. L’usanza del secondo nome, per differenziarsi nel gruppo sociale di appartenenza, si diffonde nell’ultima fase del Medioevo e si consolida tra il XII e il XVI secolo. Il vasto assortimento di cognomi in Italia deriva anche dalla frammentazione politica conseguente alla crisi dei comuni nel XIV secolo, quando il nostro paese si trasforma in un insieme di Stati e di Signorie indipendenti fra loro. Non bisogna sottovalutare che, nel processo di codificazione dei cognomi, un ruolo decisivo è giocato da vari fattori storici: i contatti delle repubbliche marinare con l’Oriente, la dominazione bizantina nel Sud Italia dove persiste, tra le altre, la cultura greca, i retaggi del mondo latino, le influenze delle lingue germaniche all’indomani della caduta dell’impero romano, l’influsso della lingua e della cultura araba, specialmente in Sicilia, la diffusione del cristianesimo, i modelli letterari importati dai mondi francese, inglese e tedesco. Cognomi e soprannomi, allora, si sovrappongono generando non poca confusione, per cui iniziano a circolare i “nomi aggiuntivi” per indicare la caratteristica della persona (lavoro, luogo d’origine, stato sociale ecc). Col tempo i nomi di famiglia diventano ereditari e la loro importanza supera quelli personali. Una svolta decisiva si ha durante il Concilio di Trento nella seconda metà del Cinquecento, quando i parroci iniziano ad usare i registri di battesimo sui quali appuntano i dati anagrafici precisi. Negli anni dell’unità d’Italia si consolida la pratica, tutt’ora in uso, di riportare i cognomi direttamente sul registro comunale al momento della dichiarazione di nascita. Oggi pare che il cognome più diffuso sia Rossi con circa 80 mila famiglie che lo portano, seguito da Russo (poco più di 50 mila famiglie), molto presente al Sud, da Ferrari (44 mila famiglie) ed Esposito (35 mila famiglie), attestati più che altro in Campania, da Bianchi (31 mila famiglie), situato nel Centro-Nord, e da Romano (poco più di 29 mila famiglie) che si trova sia al Nord che al Sud. Molto comuni il lombardo Colombo (poco più di 28 mila famiglie), che è in settima posizione, Bruno (27 mila famiglie), Ricci (24 mila famiglie) e Marino (23 mila famiglie) che chiudono la classifica dei primi dieci cognomi più gettonati, in un elenco di 100 occorrenze pubblicate dal sito internet cognomix.it, ricco di dati, mappe e curiosità. Ci sono alcuni cognomi che si estendono in tutto il paese, altri sono invece tipici di singole regioni. Derivano, in massima parte, da nomi di paesi, località o zone di provenienza, oppure da un mestiere, da una carica o da un tiolo, dai nomi dei genitori o da una caratteristica fisica della persona trasmessa poi agli eredi. Il cognome Rossi (con la sua variante presente nel meridione Russo), infatti, potrebbe derivare dal colore dei capelli o della barba del capostipite della famiglia. La cultura cristiana ha contribuito a coniare sia nomi che cognomi presi dall’agiografia dei santi, tra cui Gabriele (con variante Gabrieli), Santi (per lo più al Nord). Il commercio di materiali è stato anche un pozzo infinito da cui sono sgorgate tante proposte come fiumi in piena: Rubino (dalla vendita di gioielli), Pizzo e Lana (dal mercato dei tessuti), Mercurio, Nettuno, Urano e Plutone (dagli strumenti musicali, dai segni zodiacali e dai pianeti). Ci sono anche rarità ispirate ai vizi e alle virtù come Simpatia, Vanità, Superbia,ma anche i “cognomi chilometrici” tra cui Abbracciavento, Ammazzalamorte e Boccadifuoco.

In Calabria i più diffusi sono Russo (nel Crotonese e nel Vibonese), Romeo (deriva dal nome medievale bizantino Romeo, perché i bizantini si definivano “Romioi” cioè romani con evidenti tracce in Sicilia e Calabria, in particolare a Reggio), Greco (diffuso molto nel Cosentino e nel Crotonese per indicare i coloni greci), Perri e Ferraro. E poi abbiamo anche Vrenna, Arcuri (dal longobardo arculf o dal latino arcarius (tesoriere) o dal greco arkouda “orso”) e Pugliese (nel Crotonese), Rotundo, Procopio, Mancuso, Nisticò e Critelli (nel Catanzarese), Lo Bianco, Franzè e Iannello (nel Vibonese), Morabito, Laganà (dal greco Iacanas cioè “ortolano”), Marino e Foti (nel Reggino). Nel Cosentino, oltre a Greco, sono abbastanza frequenti Filice, Spadafora, De Luca e Gallo. Da notare che vi sono dei nomi che terminano in vocale accentata e indicano la provenienza, il lavoro o il soprannome della persona o famiglia: Nisticò (digiuno) e Aricò (contadino), per esempio, finiscono in ò, mentre Franzè (troncatura di “francese”) finisce in è. Cognomi di origine greca, con finali in iti e oti, sono Minniti, Scopelliti, Misiti, Politi, mentre quelli derivanti dall’arabo sono Modafferi (dal saraceno Mudaffar), Morabito (dall’arabo murabit, colui che predica l’Islam nella via cioè il “santone”, penetrato poi nel siciliano e generando murabitu “morigerato”) e Mammone. Il fenomeno dell’immigrazione, iniziato tra le due guerre mondiali e accentuatosi negli anni sessanta del novecento, ha portato in Italia cognomi stranieri a testimonianza di un inevitabile processo di ibridazione con altre culture. Molti italiani hanno cognomi stranieri, tra cui quelli di origine inglese (il medievale Smith “fabbro”, Taylor “sarto” e Jackson “figlio di Jack”), di derivazione spagnola (Garcia “forte come una lancia”, Rodriguez “figlio di Rodrigo”, Sanchez “figlio di Sancho”, Gomez “figlio di Gome”), di provenienza tedesca (Schmid ”fabbro” e Mueller “mulinare), francese (Martin “guerriero di Francia” e Dubois “del bosco”) e portoghese (Silva “foresta” e Costa). La rivista Anci, grazie alla ricerca condotta dal docente di Onomastica Enzo Caffarelli dal titolo “Gli Italiani del XXI secolo”, ha divulgato i cognomi stranieri che hanno attecchito di più nel Bel Paese, non solo per motivi migratori ma anche per la forte concentrazione cognominale di alcune comunità o per la rilevanza di status sociale. Singh, indiano-pakistano, ha piantato radici a Brescia e caratterizza i maschi della comunità sikh, i più numerosi indiani d’Italia, il cinese Chen, invece, lo troviamo per lo più a Prato, Hu a Milano, il tunisino Fatnassi ad Imperia, l’arabo Abdul, invece, è tipico dei “servitori di Allah”, il cinese ZHU si rifà ad un toponimo orientale, mente il romeno Ciobanu indica il “pastore”. L’Italia di oggi ha tanti nomi dietro che celano storie e identità diverse.