Ospedale in piena emergenza

Annunziata di Cosenza. Grosse criticità non solo in pronto soccorso ma anche negli ambulatori. Oltre 5 mesi per un ecodoppler, 50 giorni per un visita neurologica, 20 giorni per quella ematologica. 

C’eravamo lasciati in pronto soccorso. Questa settimana abbiamo fatto un giro sempre al piano terra dell’ospedale civile Annunziata di Cosenza tra corsie e pazienti. Abbiamo fatto una sosta nella sala d’attesa di radiologia dove vengono fatti i raggi X, siamo arrivati fino al plesso dove vengono effettuate le visite dell’otorino per poi fare un salto negli uffici ticket. Nel frattempo mentre vi raccontavamo attraverso le colonne di questo settimanale le gravi situazioni di disagio che vivono le persone che si recano in pronto soccorso, venerdì scorso un uomo è deceduto per una emorragia, dopo che era rimasto vittima di un incidente stradale. La procura di Cosenza, che ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo e aperto un’inchiesta sull’accaduto, ha indagato tre medici del pronto soccorso e sette del reparto di neurochirurgia.

Innanzitutto è da evidenziare che all’Annunziata di Cosenza si accede tranquillamente senza alcun controllo da qualsiasi entrata. Tutti possono entrare facilmente in qualunque reparto. Percorrendo il corridoio (se si alza un po’ il capo si può notare come  il soffitto sia aperto con i tubi penzolanti…lavori lasciati a metà!) che porta “all’ospedale vecchio” passiamo dalla cappellina dove poco più in avanti si trova la radiologia. Qui i pazienti vengono accompagnati dai parenti, e non dagli infermieri perché trovarne uno è come incorrere in una caccia al tesoro, per sottoporsi ai raggi x. L’ambiente si presenta pessimo e sporco, andrebbe ristrutturato. Qui incontriamo una ragazza, si è appena sottoposta ai raggi x. Ci confida che soffre di sciatica ma dal forte dolore è dovuta recarsi al pronto soccorso. La giovane è un po’ perplessa dai risultati emersi; in quanto il medico le dice che ha un’ernia inguinale. Ma non è così, perché come spiega la ragazza quella macchiolina nera è l’assorbente interno che indossava, ma il medico che l’ha visitata non l’ha capito. Proseguendo verso sinistra entriamo nel corridoio che precede gli ambulatori dell’otorino. Qui ci interfacciamo con una signora che dalle nove del mattino sta aspettando il dottore che deve visitarla ma è in sala operatoria. È l’una ma di lui nessuna notizia. Nel frattempo la signora, con in corso le vertigini, deve andare a timbrare la ricetta medica all’ufficio ticket. Noi la seguiamo. Dopo un lungo percorso ci troviamo nella sala ticket. Davanti ai nostri occhi una marea di gente. Anche qui i tempi sono morti proprio come quelli del pronto soccorso. Le lamentele che raccogliamo sono davvero tante, troppe. Per una visita neurologica bisogna attendere cinquanta giorni; per una visita ematologica un po’ di meno venti giorni; per  sottoporsi ad un ecodoppler cinque mesi. Tirate voi le somme…ecco perché in tanti queste visite preferiscono farle a pagamento in strutture private senza aspettare i tempi arcaici del nosocomio cittadino. Chi ha una grave malattia può aspettare che passi tutto questo tempo?  Se un familiare di chi ci governa dovesse avere la necessità di sottoporsi ad una visita del genere  lascerebbe passare tutto questo tempo? La sanità è di tutti o dei più fortunati? Ci piacerebbe che qualcuno che sta al di là della città, comodamente dal proprio ufficio,  rispondesse a queste domande.