P. Gesualdo Tiano. Un sacerdote immerso in Dio

Al santuario del Santissimo Crocifisso celebrati i funerali dell’amato frate cappuccino

Martedì scorso, 18 maggio 2021, fra’ Gesualdo Tiano da San Giovanni in Fiore ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. I funerali, due giorni dopo, sono stati celebrati nel santuario del Santissimo Crocifisso a Cosenza. A presiedere la Santa Messa il padre provinciale dell’ordine dei Frati minori cappuccini di Calabria, padre Pietro Ammendola. Lasciamo spazio a uno stralcio delle parole di fra’ Ammendola durante l’omelia.Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha fatto in padre Gesualdo. E anche se il nostro cuore è nella tristezza perché una persona alla quale ci lega tanto nonè più tra noi, questa si cambia in gioia perché padre Gesualdo è stato un dono grande. In tanti si sono abbeverati alla sorgente della sua fede, tanti sono stati illuminati dalla lampada della sua vita che ardeva e risplendeva. Padre Gesualdo ha guidato questa comunità per venti anni. Tanti laici sono stati da lui guidati spiritualmente, sostenuti nelle loro fatiche e nelle loro sofferenze, così come tanti sacerdoti e tanti confratelli. Chi ha conosciuto padre Gesualdo sa che egli ha messo al primo posto Gesù considerando tutto il resto, tutto ciò che lo poteva distrarre, spazzatura. Nessun altro legame, se non amicizia in Gesù. Tutto lui reputava perdita di tempo e spazzatura se non lo orientava verso Gesù. La sua giornata era di lavoro e di preghiera, ma anche quando lavorava era una preghiera. Grande assetato della parola di Dio, la meditava continuamente. La sua passione erano i salmi, li pregava e li meditava e cercava di comprendere quanto il Signore gli voleva dire. Padre Gesualdo è stato un innesto fruttuoso sulla vite che è Gesù. Per padre Gesualdo rimanere in Gesù è stata anche l’occasione di essere potato perché il tralcio amato, prediletto, speciale, viene potato con cura perché porti ancora più frutto. Ha iniziato il cammino del calvario che lo ha portato a conformarsi pienamente a Gesù Crocifisso divenendo una cosa sola con lui. La sua mente era sempre presente in Dio. La sua anima è stata fino all’ultimo momento rivolta a Dio.La Santa Messa è stata concelebrata dai Frati cappuccini calabresi nonché da alcuni sacerdoti diocesani e animata dai novizi di Morano Calabro.

“O santi o falliti”

“O santi o falliti”, amava dire padre Gesualdo. E mentre lo diceva, alzava prima il pollice e poi l’indice. “Signore, fa’ che io diventi santo”: con queste parole chiedeva a ciascuno di pregare per se stessi. La sua nascita al Cielo ha generato commozione in tutti quanti lo hanno conosciuto, e che negli scorsi giorni hanno raggiunto la chiesa del Crocifisso, a Cosenza, per rendergli l’ultimo omaggio. Padre Gesualdo era nato a San Giovanni in Fiore il 14 giugno 1940. Al Crocifisso era stato parroco, sia pur alternandosi con altri confratelli, per circa 20 anni. Il ricordo ufficiale del frate da parte della comunità laicale, nel corso della celebrazione esequiale, è stato affidato a Pasquale Perri. “Grazie, grazie, grazie”, ha detto Perri ricordando l’opera pastorale di fra’ Gesualdo; il suo essere guida di tanti giovani e meno giovani del quartiere, che con lui hanno imparato il valore della preghiera, della celebrazione, del decoro della chiesa, del servizio liturgico. Centinaia gli attestati anche sui social.Padre Gesualdo ha lasciato nel cuore e nella mente dei fedeli un ricordo straordinario. Uomo di forte fede, di costante preghiera, uomo di grande spiritualità, ha saputo ardere come candela accesa e testimone di Dio per tutta la sua vita. Amava, oltre alla salmodia, le lettere di Paolo, da cui soleva riprendere alcune espressioni additandole per il cammino dei suoi parrocchiani. “Signore, io in te e tu in me”, voleva che si dicesse. Sacerdote innamorato della “domenica”, offriva Cristo come modello anche per la quotidianità: “portate a casa il foglietto e leggetelo durante la settimana”. Innamorato della preghiera, chiedeva di recitare le invocazioni e gli inni della Messa con attenzione a ogni singola parola. La sua era una preghiera davvero di lode, benedizione, glorificazione di Dio. Attento alle necessità dei fratelli, peregrinava per le vie del quartiere raggiungendo quanti avevano bisogno di un conforto morale e materiale.