Chiesa
Papa Francesco: “devo meditare sulle conclusioni del Sinodo”
Udienza generale di papa Francesco incentrata ancora su famiglia e giubileo.
Il Sinodo sulla famiglia è stato “un evento di grazia”, sulle cui conclusioni il Papa deve ancora “meditare”. Lo ha detto il Papa, all’inizio della catechesi dell’udienza generale di oggi, davanti a circa 15mila fedeli. “L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea”, ha ricordato Francesco: “È stato un evento di grazia”. “Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni”, ha proseguito il Papa: “Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni”. “Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare”, ha reso noto Francesco. “Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nell’udienza di oggi si è soffermato sulla famiglia come abito per imparare a vivere il dono e il perdono reciproco. “La vita non si ferma, in particolare la vita delle famiglie non si ferma!”, ha esclamato Francesco tracciando un’analogia tra il Sinodo appena concluso e la vita ordinaria delle famiglie: “Voi, care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia”. “La famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco, senza il quale nessun amore può durare a lungo”, ha spiegato il Papa: “Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura”. “Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi di oggi è sceso nella concretezza quotidiana del vissuto delle famiglie: “Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo”. “Quello che però ci viene chiesto – ha ammonito Francesco – è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo”, perché “se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile”. Il riferimento del Papa è alla “preghiera che Lui Lui stesso ci ha insegnato, il Padre Nostro”, in cui “Gesù ci fa chiedere al Padre: ‘Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’. E alla fine commenta: ‘Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe’”. “Non finire la giornata in guerra” è il segreto per vivere bene in famiglia. A ribadirlo, a braccio, è stato il Papa, secondo il quale “per fare questo non è necessario fare una grande discussione, ma è sufficiente una carezza ed è finito tutto, e si ricomincia”. “È indispensabile che, in una società a volte spietata, vi siano luoghi, come la famiglia, dove imparare a perdonarsi gli uni gli altri”, ha affermato. Per Francesco, “c’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra nuora e suocera”. “Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono – ha assicurato il Papa – guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie”. “Se impariamo a vivere così in famiglia, lo facciamo anche fuori, dovunque ci troviamo”, ha proseguito. “È facile essere scettici su questo”, ha ammesso: “Molti, anche tra i cristiani, pensano che sia un’esagerazione. Si dice: sì, sono belle parole, ma è impossibile metterle in pratica. Ma grazie a Dio non è così. Infatti è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri”. “Se sarete capaci di camminare sempre più decisamente sulla via delle Beatitudini, imparando e insegnando a perdonarvi reciprocamente, in tutta la grande famiglia della Chiesa crescerà la capacità di rendere testimonianza alla forza rinnovatrice del perdono di Dio”. Lo ha assicurato il Papa, nella parte finale della catechesi dell’udienza di oggi. “Diversamente – ha ammonito – faremo prediche anche bellissime, e magari scacceremo anche qualche diavolo, ma alla fine il Signore non ci riconoscerà come suoi discepoli!”. “Non ci riconoscerà – ha aggiunto il Papa a braccio – perché non abbiamo avuto la capacità di perdonare e di farci perdonare dagli altri”. “Le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa”, ha detto Francesco: “Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti”. Con questa intenzione, il Papa ha inviato i fedeli a ripetere insieme a lui il versetto del Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.