Chiesa
Papa Francesco e il Medio Oriente: “Costruttore di ponti”

È stato un legame intenso e forte costruito tutto intorno ai temi del dialogo interreligioso, della pace e della fraternità quello tra il Pontefice scomparso e il Medio Oriente e in particolare con la Terra Santa. In questi 12 anni di pontificato non si contano gli appelli, suppliche ed inviti alla comunità internazionale e ai responsabili di governo a far cessare le guerre, le tensioni, le violenze per far prevalere la pace, la giustizia e il rispetto dei diritti umani. Incessante il suo sostegno, anche fattivo, alle cause umanitarie a Gaza, nei territori palestinesi, siriani e libanesi. Il Medio Oriente, culla delle tre religioni monoteiste, è stato costantemente al centro della sua attenzione pastorale come dimostrano anche i viaggi nella regione e le varie iniziative diplomatiche intraprese. Gesti, preghiere e parole che hanno sempre evidenziato il suo desiderio di costruire ponti tra cristiani, musulmani ed ebrei, e di sostenere le comunità cristiane locali, su tutte, dopo il 7 ottobre 2023, quella della Striscia di Gaza.
Terra Santa. La Terra Santa è stata anche la meta del suo primo viaggio apostolico fuori dell’Italia, nel maggio 2014. Fu un vero e proprio pellegrinaggio nel 50° anniversario dell’incontro – a Gerusalemme – tra Papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora. L’abbraccio, al Santo Sepolcro, con il patriarca ecumenico Bartolomeo I, la visita al memoriale della Shoah (Yad Vashem), la preghiera al Muro occidentale, gli incontri con il muftì e con i rabbini capo sefardita e askenazita sono stati momenti salienti di quel viaggio che lo videro anche sostare al muro israeliano che divide Betlemme da Gerusalemme, e al memoriale degli israeliani vittime di terrorismo. In quella occasione Papa Francesco invitò Mahmoud Abbas e Shimon Peres in Vaticano. Visita che avvenne nei Giardini Vaticani, l’8 giugno 2014, dove il presidente israeliano e quello palestinese, piantarono con Papa Francesco, un albero di ulivo, alla presenza del patriarca Bartolomeo, come segno di pace per il Medio Oriente. Le parole del Papa furono: “Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”.
Egitto, Iraq e Cipro. Seguirono poi altri viaggi: in Egitto, nell’aprile del 2017 e la sua partecipazione alla Conferenza internazionale per la pace. Al Cairo incontrò il Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, segnando un primo importante passo nel dialogo con l’Islam sunnita da cui scaturì, ad Abu Dhabi, nel 2019, la firma del Documento sulla Fratellanza Umana con lo stesso al-Tayyib. Nel 2021 Papa Francesco si recò a Cipro, isola simbolo di divisione, e in Grecia. Migrazioni ed ecumenismo i punti centrali di quel viaggio apostolico. Memorabile la preghiera ecumenica con i migranti a Nicosia. Nel marzo dello stesso anno il viaggio, il primo nella storia di un Pontefice, in Iraq. A Baghdad, Najaf, Mosul, Qaraqosh, Erbil, città segnate dalla guerra e dalla violenza dell’Isis, pregò per tutte le vittime e incoraggiò le comunità cristiane locali. Storica fu la sua visita al Grande Ayatollah Al-Sistani a Najaf.
Urbi et Orbi. Durante tutto il suo pontificato Papa Francesco ha testimoniato una Chiesa che non teme il dialogo e che, pur nella sofferenza, continua ad essere in Medio Oriente un fermento di pace e speranza. L’impegno resta come eredità lasciata nel suo ultimo messaggio Urbi et Orbi, il giorno prima della sua morte. Palestina, Gaza, Israele, Ucraina, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Armenia e Azerbaigian, Sudan, Sud Sudan Myanmar, sono alcuni dei territori martoriati elencati nel suo messaggio che ribadiva: “Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità”.