Giubileo
Papa Francesco: questa è la notte della Speranza
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Le parole pronunciate dal Pontefice nell’omelia della Messa della notte di Natale
“Fratelli e sorelle, con l’apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te! “.
Lo ha detto papa Francesco, nell’omelia della Messa nella notte di Natale, presieduta nella basilica di San Pietro.
Con l’apertura della Porta Santa, al via ufficialmente il Giubileo 2025.
“Tra lo stupore dei poveri e il canto degli angeli, il cielo si apre sulla terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui, è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre.
Questa è la nostra speranza. Dio è l’Emmanuele, è Dio-con-noi”, ha detto Francesco. Il bambinello è lì, a pochi metri dal Pontefice. “L’infinitamente grande si è
fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un bambino”. Il Papa lo ribadisce: “se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre!”.
Qui la cifra del pellegrinaggio giubilare, perché “per accogliere questo dono, siamo chiamati a metterci in cammino con lo stupore dei pastori di Betlemme”. Il Vangelo dice che “essi, ricevuto l’annuncio dell’angelo, «andarono, senza indugio»
(Lc 2,16). Questa è l’indicazione per ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo: senza indugio”.
Da qui l’esortazione del Papa: “Non indugiare, non rallentare il passo, ma lasciarsi attirare dalla bella notizia.
Senza indugio, andiamo a vedere il Signore che è nato per noi, con il cuore leggero e sveglio, pronto all’incontro, per essere capaci di tradurre la speranza nelle situazioni della nostra vita”. Difatti, evidenzia Francesco “la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme. Essa ci chiede perciò di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede – direbbe
Sant’Agostino – di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di
farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.
Da questo punto di vista “la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente
attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione.
A noi discepoli del Signore, infatti, è chiesto di ritrovare in Lui la nostra speranza più grande, per poi
portarla senza ritardi, come pellegrini di luce nelle tenebre del mondo”.
La parola del Papa è forte. “Fratelli e sorelle, questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna
nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare”. Francesco pensa alla “nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto”; ai “Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti”; a “tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù”.
A tutti il Papa addita “il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”.
dalla Città del Vaticano l’inviato Fabio Mandato
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