Chiesa
Papa Francesco in Sri Lanka: “no alle religioni piegate al terrorismo”
"Spero che la mia visita aiuterà ad incoraggiare ed approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti"
No alla violenza e al terrorismo, ricostruzione della società, aiuto reciproco, dialogo interreligioso. Sono stati questi i temi affrontati da papa Francesco nella sua prima giornata in Sri Lanka. Il pontefice è atterrato di prima mattina in quella che ha ricordato essere, nella cerimonia iniziale, “la perla dell’Oceano Pacifico”. Accoglienza delle autorità srilankesi per Francesco, che ha subito chiarito di essere giunto nel paese asiatico sulle orme dei suoi predecessori, Paolo VI e Giovanni Paolo II. “Quale pastore universale della Chiesa Cattolica, sono giunto per incontrare ed incoraggiare i cattolici di quest’Isola, come pure per pregare con loro” – ha detto appena atterrato.
E nell’incontro interreligioso, al Centro Congressi di Colombo, Francesco ha detto che “la Chiesa Cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi”, aggiungendo: “spero che la mia visita aiuterà ad incoraggiare ed approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti”. Uno scialle di seta sulle spalle di Francesco. Con questo, il Papa parla ai leader religiosi, accolto dai canti festosi del luogo. Con questo, forse, è ancor più spontaneo parlare di unità e ricostruzione, così come al mattino, aveva constatato gli “sviluppi positivi nelle relazioni interreligiose ed ecumeniche” che “assumono un significato particolare ed urgente nello Sri Lanka”. “Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra” – dice nell’incontro ecumenico. “Queste lodevoli iniziative hanno offerto opportunità di dialogo, essenziale se vogliamo conoscerci, capirci e rispettarci l’un l’altro. Ma, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni”. Papa Francesco richiama ancora la parresìa, il parlare con franchezza, uno dei termini su cui di più sta puntando in questi mesi (più volte vi ha fatto riferimento durante il Sinodo straordinario sulla famiglia). “Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia”.
“Per troppi anni gli uomini e le donne di questo Paese sono stati vittime di lotta civile e di violenza – ha detto il Papa riferendosi alla situazione nel Paese. Ciò di cui ora c’è bisogno è il risanamento e l’unità, non ulteriori conflitti o divisioni. Certamente la promozione del risanamento e dell’unità è un impegno nobile che incombe su tutti coloro che hanno a cuore il bene della Nazione e dell’intera famiglia umana”.
Un invito costante all’unità e alla cooperazione. “Quanti modi ci sono per i seguaci delle diverse religioni per realizzare questo servizio! Quanti sono i bisogni a cui provvedere con il balsamo della solidarietà fraterna! Penso in particolare alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza. Penso qui anche alle molte famiglie che continuano a piangere la perdita dei loro cari. Soprattutto, in questo momento della storia della vostra Nazione, quante persone di buona volontà cercano di ricostruire le fondamenta morali dell’intera società!”.
Al termine della giornata, in cui Francesco ha incontrato anche i Vescovi locali, padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha fatto un primo bilancio: “Un’accoglienza straordinaria, molto molto bella e calorosa, che io effettivamente da un Paese in cui i cattolici sono una minoranza, non mi sarei aspettato. Sia la solennità e la bellezza dell’accoglienza all’aeroporto, con le danze, con i canti, con tutta la ricchezza storica e culturale del Paese, sia poi anche l’accoglienza lungo la strada, dall’aeroporto alla città: 28 km di gente dalle due parti, o perlomeno da una parte, ma con molta gente, veramente. Non c’era un buco, non c’era un filo di spazio in questo muro di persone”.