Papa Francesco mette in guardia da una “fede da tabella”

Messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi da parte di papa Francesco. Commento delle letture del giorno, con la condanna di una fede senza farsi disturbare dal problema del fratello. Il ringraziamento ai padri sinodali per le tre settimane vissute insieme.

“Ci sono alcune tentazioni per chi segue Gesù”. A dirlo questa mattina è stato papa Francesco, celebrando in Vaticano la santa Messa a conclusione del sinodo sulla famiglia. A concelebrare con papa Francesco, i padri sinodali che per tre settimane sono stati impegnati a parlare di famiglia. La celebrazione di questa mattina è arrivata a poche ore dalla relazione finale del Sinodo e dallle conclusioni del pontefice. Il pontefice ha commentato le letture del giorno, che “ci presentano la compassione di Dio, la sua paternità, che si rivela definitivamente in Gesù”.

Analizzando il Vangelo e la guarigione del cieco Bartimeo, Francesco ha messo in evidenza come il brano evangelico “odierno si collega direttamente alla prima lettura: come il popolo d’Israele è stato liberato grazie alla paternità di Dio, così Bartimeo è stato liberato grazie alla compassione di Gesù”, che “ammira la fede di Bartimeo, fidandosi di lui. Lui crede in noi, più di quanto noi crediamo in noi stessi”. Ancora proiettandosi nella scena evangelica, il Papa sottolinea come dinanzi al grido del cieco di Gerico “nessuno dei discepoli si ferma, come fa Gesù. Continuano a camminare, vanno avanti come se nulla fosse. Se Bartimeo è cieco, essi sono sordi: il suo problema non è il loro problema”.

Eccola, allora, la prima tentazione: “di fronte ai continui problemi, meglio andare avanti, senza lasciarci disturbare. In questo modo, come quei discepoli, stiamo con Gesù, ma non pensiamo come Gesù. Si sta nel suo gruppo, ma si smarrisce l’apertura del cuore, si perdono la meraviglia, la gratitudine e l’entusiasmo e si rischia di diventare ‘abitudinari della grazia’. Possiamo parlare di Lui e lavorare per Lui, ma vivere lontani dal suo cuore, che è proteso verso chi è ferito. Questa è la tentazione: una ‘spiritualità del miraggio’: possiamo camminare attraverso i deserti dell’umanità senza vedere quello che realmente c’è, bensì quello che vorremmo vedere noi; siamo capaci di costruire visioni del mondo, ma non accettiamo quello che il Signore ci mette davanti agli occhi. Una fede che non sa radicarsi nella vita della gente rimane arida e, anziché oasi, crea altri deserti”.

Il Papa, a questo punto, descrive la seconda tentazione: “quella di cadere in una ‘fede da tabella’. Possiamo camminare con il popolo di Dio, ma abbiamo già la nostra tabella di marcia, dove tutto rientra: sappiamo dove andare e quanto tempo metterci; tutti devono rispettare i nostri ritmi e ogni inconveniente ci disturba”.

Alla fine dell’omelia, Francesco vuole ringraziare i padri sinodali. Li chiama “fratelli”, come aveva fatto con i cardinali appena eletto a Papa. “Noi abbiamo camminato insieme. Vi ringrazio per la strada che abbiamo condiviso con lo sguardo rivolto al Signore e ai fratelli, nella ricerca dei sentieri che il Vangelo indica al nostro tempo per annunciare il mistero di amore della famiglia”.