Pasqua, il giorno dello sguardo tra Dio e l’uomo

Guardando al Crocifisso cogliamo il senso del suo amore per noi, contemplando il Risorto ci torna il coraggio per uscire dalle nostre chiusure

Quest’anno, pur tra le restrizioni, abbiamo il dono di celebrare la Pasqua e i giorni santi. Per noi credenti questa settimana è il cuore dell’anno liturgico, sta qui tutta la nostra fede, la sorgente della nostra speranza, la forza della nostra carità. Guardando al Crocifisso cogliamo il senso del suo amore per noi, contemplando il Risorto ci torna il coraggio per uscire dalle nostre chiusure, come i discepoli uscirono dal cenacolo dove si erano nascosti, vedendo le sue piaghe guarite siamo certi che il peccato, la morte e il dolore non sono l’ultima parola. La Pasqua diventa così il giorno degli sguardi tra Cristo e l’uomo, tra il discepolo ed il Maestro che cercano l’uno il volto dell’altro. Nello sguardo c’è davvero tutto l’uomo, nello sguardo si esprime ciò che c’è nel cuore dell’uomo. Costretti dalle mascherine, in questo tempo di pandemia, ci restano liberi gli occhi per poterci guardare, per poter comunicare quella gioia e quella speranza che il mondo cerca, di cui il mondo ha bisogno. Annunciamo allora nelle nostre comunità, alle nostre famiglie, che il Signore è risorto, che è sbocciato il tempo nuovo, pieno di quella Speranza che è Cristo, per cantare, con la Maddalena, “Cristo mia Speranza è risorto e vi precede in Galilea”.Auguri a tutti di una Pasqua Santa. La mia benedizione e il mio augurio raggiungano le famiglie della nostra Chiesa diocesana, quanti non hanno il lavoro o lo hanno perso, quanti sono ammalati, anziani e soli, quanti sono colpiti dal covid e quanti silenziosamente servono negli ospedali e nelle case, i carcerati e gli scartati della società, ma anche quanti si adoperano con generosità per portare speranza nei cuori: dai sacerdoti ai laici delle nostre parrocchie, dalle religiose ai religiosi, ai consacrati, al tanto volontariato che pone giorno per giorno mattoni di bene. Tanti piccoli semi che sono, per la nostra terra, il ramo di mandorlo fiorito che annuncia la primavera.

*Arcivescovo di Cosenza-Bisignano