Cultura
PdV (2), un giornale che entusiasmava i giovani
Il racconto di Franco Bartucci sugli anni giovanili trascorsi nella redazione del settimanale diocesano.
In occasione dei 95 anni di Parola di Vita, compiuti lo scorso 1 maggio, abbiamo deciso di sfogliare l’album dei ricordi del nostro settimanale diocesano, come si fa solitamente in famiglia per rivedere i momenti degli anni passati. Attraverso il racconto di chi ha collaborato nella redazione di PdV vogliamo ripercorrere la crescita e l’evoluzione della nostra testata, perché oggi come allora continua a far sognare. Siamo negli anni Sessanta, quando il giovane Franco Bartucci approda nella redazione di Parola di Vita. Il giornale della diocesi di Cosenza, in quegli anni si stava avviando, lentamente e con molti sacrifici, verso una nuova fase della sua esperienza editoriale, aprendosi maggiormente alle problematiche del territorio e alla riflessione sui temi della modernità offrendo uno spazio maggiore al mondo dei giovani. “Frequentavo l’Azione cattolica parrocchiale – racconta Franco – e grazie all’amicizia di persone molto rappresentative dell’epoca come Franco Locanto, monsignor Augusto Lauro, Luigi Intrieri, Mario Scarpelli e Gerardo Cristiano, che guidavano l’Azione cattolica diocesana, ho cominciato a frequentare l’Arcivescovado più spesso dove ho conosciuto la realtà di Parola di Vita, anche grazie al professore Santino Fasano, che aveva la tipografia su Corso Telesio, e che si occupava direttamente della testata diocesana”. Bartucci sin da studente ha sempre avuto la passione per la scrittura, “questo è uno dei motivi principali che mi ha portato a frequentare e a scrivere per il settimanale”. Una volta diplomato, frequentò assiduamente la tipografia di Fasano dove faceva anche il correttore di bozze, e successivamente stimolato dallo stesso direttore, venne coinvolto in un progetto editoriale dedicato ai giovani. “La città di Cosenza in quegli anni era molto attenta e sensibile ai ragazzi soprattutto per la nascita dell’Università della Calabria. Insieme al dottor Salvatore Fumo, decidemmo di aprire il settimanale ai giovani, mi affidarono questo compito, nel cercare e nello stimolare gli studenti, soprattutto al liceo Telesio che era lì vicino, a scrivere per Parola di Vita. Ricordo con affetto Marcello Maggiolini che oggi lavora come docente all’Unical e Francesco Capocasale, che erano studenti proprio del Telesio, con i quali si stabilirono belle collaborazioni per poi allargarci ad altri studenti di diversi istituti scolastici superiori del cosentino”. È così che Parola di Vita si affacciò sul mondo giovanile. Nella seconda metà degli anni Sessanta furono realizzate delle inchieste sui giovani. Nelle scuole superiori della città vennero distribuiti migliaia di questionari e dalla loro analisi furono elaborati dei focus su diverse questioni della gioventù studentesca così come sull’evoluzione sociale delle donne. Inoltre, mentre Parola di Vita debuttava con una nuova veste grafica bicolore, venne introdotta Parola Giovani, un supplemento, trasformatasi poi in una pagina, che trattava dei loro interessi e delle loro problematiche. “Ogni settimana – racconta Bartucci – ci vedevamo per decidere cosa inserire in questa pagina dedicata ai giovani, raccoglievamo articoli e testimonianze degli studenti delle scuole coinvolte”. “Parola di Vita era molto apprezzato nell’ambiente cattolico, era fonte di attrattività, avevamo un vescovo come Mons. Picchinenna che era molto sensibile e sapeva stimolare i giovani” – aggiunge Bartucci -. “La redazione di allora era fatta da un gruppo di persone appassionate di giornalismo basata sul volontariato. L’obiettivo era di coinvolgere i giovani, bisognava dar loro ‘parola e voce’ attraverso il giornale. Io che curavo la pagina ‘Parola Giovani’ sentivo sulla mia pelle questo coinvolgimento, anche perché eravamo noi stessi che la curavamo dall’idea all’impaginazione” – spiega Franco. “E poi aspettavamo con trepidazione l’uscita del giornale per leggerlo, riflettere e discutere sui problemi del tempo, andavamo noi stessi a distribuirlo nelle chiese della città per metterlo a disposizione delle parrocchie”. Ricordando la sua lunga esperienza giovanile nel settimanale diocesano Franco Bartucci dice di essere stata “un’esperienza iniziale fantastica, perché mi ha portato ad avere contatti con il mondo del giornalismo dell’epoca. Il dirigente della Rai di Cosenza, Franco Falvo, da buon giornalista cattolico, mi contattò insieme ad altri per darci degli input su come entrare nel mondo del giornalismo cattolico. Ricordo che sono stato più volte invitato a seguire convegni nazionali promossi dai movimenti e dalla stampa cattolica, in quegli anni c’erano tante cose che finivano per coinvolgerti ed appassionarti portando l’esperienza nel campo del lavoro”. Poi nella sua vita è arrivata l’Università della Calabria. “Nel 1972 grazie all’Azione Cattolica e a Parola di Vita conobbi il professore Andreatta, che frequentava assiduamente la diocesi, erano molto amici con l’arcivescovo mons. Enea Selis. Quest’ultimo segnalò ad Andreatta la mia esperienza giornalistica al settimanale diocesano e la mia appartenenza all’AC cosentina e quando la vigilia di Natale del ’72 feci un colloquio con il Rettore la prima cosa che volle sapere era di questa mia esperienza in Ac e in Parola di Vita. Dopodiché mi fece subito un contratto di assunzione”. Un’esperienza formativa quella di Bartucci a Parola di Vita durata oltre dieci anni che lo ha introdotto nel mondo universitario, dove ha lavorato in maniera appassionata fino al pensionamento, nel 2008. “PdV è stata una scuola dove non solo mi sono formato ma dove ho trovato tanto entusiasmo, mi ha aperto le porte all’UniCal. È stato un bel trampolino di lancio”. Nonostante siano passati tanti anni da allora Parola di Vita nella vita di Franco Bartucci è un ricordo ancora vivo, “fa parte delle mie radici morali, etiche e culturali, della mia gioventù, che continuano a vivere”. Infine, Bartucci augura a Parola di Vita “di poter crescere ancora di più, mantenendo l’edizione cartacea, e che la cittadinanza acquisisca la voglia di tornare alla lettura di questo glorioso settimanale diocesano”.