Editoriali
Per ricordare il 25 aprile non c’é posto migliore della scuola
E a dire il vero negli istituti scolastici sono innumerevoli le iniziative che coinvolgono docenti e allievi intorno ai temi della Liberazione e della Resistenza. Grande lavoro sui temi e i valori legati all’esperienza della lotta per la libertà e la ricerca della pace, “fissati” in un periodo storico e in avvenimenti precisi, certo, ma poi estesi ben al di là. E' quello che avviene tutti i giorni nelle aule scolastiche e al quale occorre dare sempre maggiore consapevolezza.
Torna ogni anno la ricorrenza del 25 Aprile, Festa della liberazione. E ogni volta si riempie di iniziative, manifestazioni, discorsi, per ricordare la Resistenza, la lotta per la libertà, i grandi fatti che hanno dato vita all’Italia repubblicana, nata grazie anche all’impegno e al sacrificio di tantissimi uomini e donne coinvolti nella lotta partigiana.
Non è scontato ricordare il 25 Aprile.
Più d’uno, anzi, è preoccupato che la memoria si perda o, quantomeno, si scolori via via che passano gli anni, con la graduale scomparsa dei testimoni di un’epoca straordinaria. “Suona ancora per tutti campana che non stai su nessun campanile – canta un po’ malinconicamente uno dei cantautori italiani più significativi, Francesco Guccini, quasi a lasciare la raccomandazione di una generazione che se ne va a quelle che vengono – perché dentro di noi troppo in fretta si allontanaquel giorno di aprile”.E in effetti il rischio della dimenticanza è sempre presente, e riguarda naturalmente non tanto la questione di una data e di una vicenda storica, ma un’epopea di passioni, sentimenti e valori che hanno costruito il nostro Paese e la nostra identità collettiva.
Non c’è posto migliore, per ricordare il 25 aprile, della scuola. E a dire il vero negli istituti scolastici sono innumerevoli le iniziative che coinvolgono docenti e allievi intorno ai temi della Liberazione e della Resistenza. Iniziative rivolte anzitutto a conoscere – come compete propriamente al “meccanismo” della scuola – e approfondire la storia nei suoi passaggi grandi e minuti, nazionali e locali. Iniziative didattiche, che lo stesso Ministero dell’Istruzione sollecita ogni anno, cosa che anche questa volta ha fatto attraverso una apposita circolare. Ci sono anche le occasioni di rilievo nazionale – con addirittura il coinvolgimento del presidente della Repubblica – adatte ad accendere i riflettori sull’avvenimento, a dare rilievo e promuovere interesse e motivazioni. E poi mostre, spettacoli teatrali, ricerche varie e chi più ne ha più ne metta, spesso in collaborazione tra scuole e amministrazioni comunali, associazioni… non di rado realizzando vera partecipazione e corresponsabilità educativa.
Ma il grande lavoro, sui temi e i valori legati all’esperienza della lotta per la libertà e la ricerca della pace, “fissati” in un periodo storico e in avvenimenti precisi, certo, ma poi estesi ben al di là, è quello che avviene tutti i giorni nelle aule scolastiche e al quale occorre dare sempre maggiore consapevolezza. La ricerca dell’inclusione, della cooperazione, della condivisione di percorsi tra alunni anche molto diversi tra loro per caratteristiche personali e provenienze, l’interazione guidata e consapevole verso obiettivi comuni. Questo cammino quotidiano, talvolta faticoso e non sempre realizzato con successo, è la trama sulla quale intessere la stoffa preziosa della convivenza civile, del rispetto reciproco, del futuro più umano per le nostre comunità. Non sembri un’astrazione eccessiva: anche e forse soprattutto questo è in gioco nelle nostre scuole, dove le parole come libertà, tolleranza, pace, rispetto e anche sacrificio, si intrecciano tutti i giorni nell’esperienza delle relazioni dei ragazzi tra loro, tra loro e gli adulti e con un mondo della conoscenza che permette di allargare e approfondire gli sguardi. L’occasione del 25 Aprile ogni volta è un richiamo anche a questo impegno, per una scuola e una società migliore.