Editoriali
Per una federazione della stampa cattolica rinnovata
La territorialità dei settimanali diocesani garantisce pluralismo informativo ed offre un unicum comunicativo che suscita interesse: la prossimità.
di Davide Imeneo
È un mese intenso, quello di novembre, per la Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), chiamata a rinnovare il Consiglio nazionale – che poi eleggerà il nuovo presidente e l’esecutivo – durante la prossima Assemblea che si terrà a Roma da giovedì 21 a sabato 23. La Federazione, che raccoglie 183 testate distribuite capillarmente da Sud a Nord e anche all’Estero, intravede nel nuovo quadriennio che inizierà dopo l’assemblea, una concreta possibilità di voltare pagina, nel tentativo di arrestare la perdita di lettori – subita, comunque, in maniera minore rispetto ai giornali nazionali – e di convergere verso una radicale innovazione del metodo comunicativo…che parta dai contenuti innanzi tutto.
Nell’attuale contesto mediatico, infatti, non è la “patente” di testata cattolica a garantire le vendite, bisogna anche risultare interessanti affinché i lettori si affezionino al particolarissimo prodotto editoriale che viene confezionato nelle diocesi. La territorialità dei settimanali diocesani garantisce pluralismo informativo ed offre un unicum comunicativo che suscita interesse: la prossimità. Chi sceglie la testata della compagine ecclesiale cui appartiene, sa di aver scelto il giornale della sua città, della sua comunità. Chi sfoglia un settimanale diocesano ha tra le mani pagine che raccontano il proprio quartiere, che veicolano interessi comuni orientati al Bene comune, che sposano le istanze di chi non ha voce ed è spesso trascurato dai media tradizionali e genera-listi, finendo in un cono d’ombra.
Ma, insieme ai contenuti, anche il mezzo gioca un ruolo. Oggi un settimanale diocesano non può prescindere dalle sfide digitali. Dal sito all’App, dalla newsletter a TikTok, anche il mondo della rete è un luogo da abitare con rinnovata consapevolezza. I Personal media offrono una possibilità: creare una rete anche e soprattutto coi più giovani; sta poi alla sapienza del comunicatore e degli animatori pastorali della comunità cristiana riuscire a convertire la rete digitale in una comunità fatta di volti. La forza della Fisc è la varietà del prodotto editoriale – integrato dove possibile con altri media – ed un’unica mission: essere giornali della gente e del territorio.
I settimanali diocesani, come tutti i giornali, fanno i conti con un contesto sociale in cui lo spessore culturale si assottiglia sempre più. È facile sentire dire, anche negli ambienti ecclesiastici, che un giornale «è una spesa inutile». Ma vale la pena ricordare a tutti gli editori, ciò che diceva Henry Ford ai commercianti, «chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo». Chiudere un settimanale diocesano per risparmiare denaro comporta un prezzo carissimo da pagare: quello dell’irrilevanza. Infatti nessun giornale, se non il settimanale diocesano, è portavoce delle istanze della Chiesa locale, dei poveri, degli ultimi, dei giovani. Anche per questo i nuovi organismi direttivi della Fisc dovranno spendersi per sostenere e sviluppare ogni singola voce del Paese. Bisogna, poi, cambiare la narrativa secondo la quale “ci basta l’online”. Non possiamo accettare che i nostri contenuti abbiano un tempo di lettura medio di pochi secondi: la carta è ancora il mezzo che offre la possibilità di approfondire. La peculiarità della Federazione dei settimanali cattolici è la composizione multiforme. Vi trovano spazio grandi realtà industriali e piccole entità fondate sul volontariato. Per questo in molti auspicano una guida unitaria della Fisc, che tenga insieme tutti i prodotti editoriali, senza distinzioni e preferenze. Dalle Alpi alle Isole c’è una sfida che attende i giornali diocesani: riaccendere nei giovani la passione per l’informazione sana e vera.