Pontoglio: Tradizione o tradizioni?

Lasciamo stare la tradizione cristiana o il cristianesimo perché rischiamo di prendere qualche abbaglio. Un commento alla cartellonistica decisa dal Comune.

Chi ricorda l’operazione White Christmas? Nel dicembre 2009 a Coccaglio l’Amministrazione aveva promosso un inedito porta a porta in cerca dei clandestini e tutto in nome del Natale. I media di mezza Europa si erano scatenati e Coccaglio finì al centro delle polemiche. Poi le precisazioni, le correzioni di rotta… Insomma tanto rumore per nulla, o meglio, rumore fine a se stesso: dare po’ di visibilità per gli amministratori del tempo.  A Pontoglio il Natale 2015 porta una segnaletica stradale con richiami alla “cultura Occidentale e alla profonda tradizione Cristiana”, chi non condivide non è gradito ed è già polverone mediatico. Comunque sia almeno il riferimento al cristianesimo merita qualche precisazione.  In primo luogo una nota teologica. Basta rileggere la Dei Verbum del Concilio Vaticano II per capire che un conto è la Tradizione (non a caso con la T maiuscola) e che altro sono le tradizioni (con la t minuscola). Per farla breve, nella Tradizione, come nella Scrittura, Dio rivela se stesso e parla agli “uomini come ad amici” (DV2). Robe grosse. Le tradizioni, invece, sono di tipo “teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali e sono nate nel corso del tempo nelle Chiese locali. Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste ‘tradizioni’ possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa” (CCC 83). Basterebbe questo per dire che il riferimento alla “tradizione Cristiana” del cartello di Pontoglio è perlomeno equivoco, ma salvata la buona fede… supponiamo che il riferimento sia alle tradizioni cristiane locali.  C’è, però, un secondo aspetto che la distinzione teologica introduce e tocca ruoli e competenze specifiche. Chi decide che alcune tradizioni cristiane debbano essere conservate oppure abbandonate? Il sindaco e la giunta, qualche comitato cittadino o il magistero della chiesa coi suoi pastori e la comunità cristiana? Mi sembra evidente che il parroco e il consiglio pastorale qualcosa lo potranno dire su questo tema. Altri, forse, no.  È pure ammissibile che certe tradizioni devozionali, teologiche o liturgiche che caratterizzano alcuni luoghi, contribuiscano a costruire l’identità di una comunità, anche sociale e civile e che, in qualche modo, una loro riscoperta possa rafforzare e alimentare il senso di comunità, ma che lo spirito con cui le si evoca sia fondamentalmente divisivo e contrario alla Tradizione viva della Chiesa e al suo essere immagine della comunione tra Dio e gli uomini. Insomma il tutto rischia di essere antievangelico e pertanto non accettabile. Infine una nota di cronaca. Tra qualche mese a Pontoglio si vota per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale. Ho il sospetto che questa operazione natalizia non sia proprio così disinteressata. Forse si dovrebbe avere il coraggio di chiamare con il proprio nome questa iniziativa che richiama evidentemente la necessità di marcare un territorio da parte dell’attuale maggioranza e di dire ai propri cittadini la propria posizione politica in particolare verso immigrati o appartenenti ad altre religioni presenti a Pontoglio. Legittimo. Corretto? Opportuno? Utile? Gli elettori a suo tempo giudicheranno, ma, per favore, lasciamo stare la tradizione cristiana o il cristianesimo perché rischiamo di prendere qualche abbaglio. 

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