Presentato il volume del generale Riccardi a Villa Rendano

Un omaggio per i Cinquantanni del Tutela Patrimonio Culturale

Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della Cultura di Roberto Riccardi, passa in rassegna i casi più eclatanti di recuperi di opere d’arte e reperti archeologici portati a termine da squadre di specialisti abituati a lavorare sui grandi scenari internazionali utilizzando tecniche innovative.

Tra le opere recuperate ci sono anche Il giardiniere di Van Gogh, il Cratere di Eufronio, la Triade capitolina, tre pareti di affreschi pompeiani, sequestrate in un immenso deposito di Ginevra e, per ricordare casi più recenti, ben diciassette dipinti trafugati nel Museo di Castelvecchio a Verona nel 2015, poi ritrovati a Kiev l’anno successivo. Capolavori trafugati o distrutti, ma anche storie di falsi come nel caso delle opere contraffatte di Modigliani, Picasso e di altri artisti del Novecento.

Tutte storie che non solo svelano il mondo dei tombaroli, dei furti su commissione e dei falsari di mestiere, ma rivelano anche le emozioni, i ricordi, gli aneddoti dei “segugi” dell’arte, che hanno fatto del loro lavoro una passione al servizio della legalità. L’occasione ha fornito materia per una riflessione del generale Riccardi sul valore di indossare una divisa come scelta di vita e quali dovrebbero le motivazioni che spingono un giovane a scegliere di entrare a fare parte dell’Arma dei Carabinieri: «Significa rappresentare sempre qualcosa che non sono io e avere in questo un dovere sacro verso chi mi ha preceduto. L’Arma dei Carabinieri ha duecentosei anni di storia e non si può non tenerne conto ogni volta che si va anche solo a prendere un caffè al bar oppure quando si parla, anche sui social, bisogna onorare questa divisa che rappresenta una missione: aiutare gli altri. Stare dalla parte delle vittime è la nostra vocazione».

Inoltre, continua Riccardi «per diventare un carabiniere bisogna desiderarlo profondamente: non c’è niente di più penoso che vedere qualcuno, non solo nell’Arma dei Carabinieri che “sta” dove non vorrebbe essere. Dovrebbe essere una scelta personale, interiore, etica e pratica. Certo, l’esperienza ci dice che anche giovani entrati “per caso”, poi una volta entrati nel vivo delle attività lavorative possono, appassionandosi, riuscire meglio di altri, purché si abbia una sensibilità verso il prossimo, un’attenzione al male come qualcosa che può succedere a tutti».