Attualità
Primo trapianto di cranio in 3D
È stato effettuato in Cina su una bambina di tre anni. Un intervento durato ben 17 ore.
Nuovo successo della stampa 3D applicata al mondo della medicina. In Cina, per la prima volta al mondo, è stato effettuato un trapianto di calotta cranica, realizzata con una stampante 3D, su una bambina di tre anni. L’intervento è stato eseguito – tra il 14 e il 15 luglio – con successo dai chirurghi dell’ospedale Second People della provincia di Hunan. La bimba, il cui nome è Han Han, era nata con una malformazione congenita chiamata “idrocefalo congenito”, che provoca un accumulo eccessivo di liquido cerebrospinale all’interno dei ventricoli cerebrali. Una patologia che, a parere dei medici, l’avrebbe portata alla morte nel giro di pochi mesi. A soli tre anni, infatti, la testa della piccola Han Han risultava quattro volte più grande del normale, a tal punto che la bambina non era più in grado di sollevarla. Così, per salvarla, i medici cinesi hanno deciso di sostituire parte del suo cranio con una calotta cranica in titanio, per l’appunto realizzata con una stampante 3D.L’intervento chirurgico è stato particolarmente lungo (circa 17 ore) e complesso. I chirurghi, infatti, hanno dovuto prima drenare i liquidi in eccesso ed arrestare l’infezione in corso. Successivamente, hanno sostituito una porzione di ossa del cranio della bimba con una protesi in titanio, appositamente ricostruita e stampata in 3D, riposizionando al suo interno la materia cerebrale.L’intervento, a detta dei medici, sarebbe andato meglio del previsto. Al termine dell’operazione, infatti, la piccola Han Han ha riaperto subito gli occhi ed ha ricominciato a respirare regolarmente. Ma cosa accadrà nel tempo con la crescita di Han Han? Nel corso dei prossimi anni, spiegano i medici, la protesi in titanio farà da supporto e “guida” alla crescita delle nuove ossa craniche che si svilupperanno, creando una porzione superiore della calotta del cranio completamente nuova e più piccola.Il ricorso alla tecnologia di stampa in 3D per realizzare una calotta cranica non è una novità. Tuttavia, questo è il primo trapianto del genere effettuato su una persona così piccola. In realtà, il primo trapianto al mondo in assoluto realizzato con questa tecnica è avvenuto nel 2014, all’Università di Utrecht (Olanda). La paziente era una donna di 22 anni che, per un ispessimento della parete ossea del cranio, soffriva di una forte emicrania, con parziale compromissione delle capacità visive; inoltre, i medici le avevano pronosticato la possibile insorgenza di disturbi motori gravi. Il trattamento previsto in questi casi dai protocolli medici prevede la rimozione di una parte della scatola cranica per alleviare la pressione sul cervello. Poi questa viene rimessa al suo posto o sostituita da protesi. È proprio quello che hanno messo in atto i medici olandesi, sostituendo poi la porzione di scatola cranica asportata con una protesi stampata in 3D. Anche in questo caso, l’operazione si è conclusa con successo e la donna, che ha recuperato perfettamente l’uso della vista, non ha accusato più alcun dolore.Il vantaggio maggiore della protesi stampate in 3D è l’altissimo grado di precisione con cui esse vengono realizzate, contestualmente all’effettuazione dello stesso intervento chirurgico. “Di solito – aveva spiegato Ben Verweij, il neurologo che ha coordinato l’intervento olandese – le protesi vengono realizzate al momento, durante l’intervento, utilizzando una specie di cemento, ma non sono molto precise. Ora invece possiamo usare la stampante 3D per avere protesi perfette, un vantaggio dal punto di vista estetico ma anche medico, perché questa tecnica è più efficace per far riguadagnare le funzionalità ai pazienti”.Purtroppo, queste soluzioni terapeutiche innovative hanno ancora costi elevati. Nel caso della piccola Han Han, la spesa per la protesi è stata una cifra oscillante tra i 400 e i 500mila Yuan (55 e 75mila euro). Per racimolare una somma così ingente, suo padre, supportato dalla famiglia, ha dovuto avviare una ra ccolta fondi mediante una campagna di “crowd funding”, che per fortuna ha incontrato la generosità di tanta gente. C’è da augurarsi che in futuro, l’abbattimento dei costi di produzione di queste protesi possa facilitarne la fruizione da parte di qualunque paziente ne abbia bisogno.