Diocesi
Prosegue l’esperienza sinodale di pastorale familiare: prima volta nella forania florense
Durante il proficuo incontro è emersa la preoccupazione per un mondo adulto fragile nel suo ruolo educativo e per i giovani lontani da una fede che non è più in grado di parlare alle loro vite.
Quando a esser fragile è la fede, quando, cioè, la fede allontana anziché avvicinare, cosa possiamo fare noi famiglie?
Rappresentate sei parrocchie su sette da coniugi di diverse età, tutti animati dal desiderio di arrivare ai giovani che raramente varcano la soglia di una chiesa e che popolano le strade di San Giovanni in Fiore, Camigliatello e Casali del Manco.
La fede – o meglio la religione – non ha più la forza di “religare” di unire le persone a Dio e tra loro. È diventata, perciò, fragile e con essa ogni legame. Vulnerabile è la stessa comunità.
“Fragile è ormai ogni istituzione – ha sottolineato don Rodolfo A. Bruschi, rettore dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore e Assistente diocesano dell’Ufficio Famiglia-. Non dobbiamo, dunque, essere troppo duri con noi stessi, sentendoci causa di ogni malessere e svalutando ogni nostra azione educativa. Siamo invece propositivi, coraggiosi, capaci di nuovi linguaggi e di nuove attenzioni. Superiamo la staticità del “si è sempre fatto così!”.
Le famiglie convenute hanno evidenziato – partendo dalla loro ricca esperienza genitoriale oltre che di servizio parrocchiale e associativo (presenti infatti erano anche famiglie di Ac e del RnS) – l’importanza di fare esercizio di umiltà “abbassandosi” all’altezza dei figli e di abbandonare il posto sicuro della chiesa, uscendo per le vie per raggiungere i ragazzi.
Don Bruschi ha concluso ricordando ai genitori che la fede è sostanzialmente dono gratuito e libero: “Non costringiamo i nostri figli ad andare in chiesa, non è questa la pedagogia di Dio. Lasciamoli liberi di scegliere e desiderare Dio Padre”.