Quale futuro per l’Europa? L eprime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, s’interrogano sul futuro del Vecchio Continente. "Nonostante i festeggiamenti ad Atene per la vittoria del ‘no’ al referendum di domenica scorsa - rilevano le testate della Fisc -, la tragedia greca rimane in tutta la sua drammaticità, che continuerà a pesare sulla vita di milioni di persone".

“La Grecia dentro o fuori l’Europa?”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, s’interrogano sul futuro del Vecchio Continente. “Nonostante i festeggiamenti ad Atene per la vittoria del ‘no’ al referendum di domenica scorsa – rilevano le testate della Fisc -, la tragedia greca rimane in tutta la sua drammaticità, che continuerà a pesare sulla vita di milioni di persone”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: la questione “poste”, cronaca e vita delle diocesi.

“Preoccupazione per la Grecia”. È quella che esprimono i giornali nelle loro riflessioni, dopo la vittoria dei no al referendum. “Il ‘no’ al referendum non ha risolto i problemi. Perciò è ricominciato il confronto. Se, ancora una volta, questo non avrà successo, l’Ue apparirà non più credibile. Naturalmente, questo dipenderà non solo dai capi delle istituzioni comunitarie, ma anche dalle scelte dei politici greci che dovranno smettere di giocare con il fuoco, come sembra abbiano fatto fino ad ora”, scrive Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). “Il no del popolo greco è stato un no all’umiliazione imposta dall’Unione europea, guidata dai poteri finanziari e dagli interessi dei paesi più forti. Tuttavia non ha risolto i problemi della Grecia e nemmeno quelli dell’Unione europea. D’ora in poi le cose saranno ancor più complicate”, fa notare Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto). La Fedeltà (Fossano) e l’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) riprendono un editoriale del Sir: “È nero il futuro della Grecia? Non per forza. Le dimissioni del ministro delle finanze Yanis Varoufakis – sacrificato dall’amico Tsipras – sono un segnale della volontà di trattare con l’Eurogruppo una via d’uscita equa e ragionevole. Del resto i mercati in fibrillazione e la montante marea populista che ha cantato vittoria in tutta Europa assieme ai convenuti di piazza Syntagma, indicano ai governanti europei prudenza e – in fin dei conti – la necessità di una soluzione che tiri fuori la Grecia dal precipizio”. Anche il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) riprende un editoriale del Sir sulla Grecia: “Dopo la gioia e gli abbracci a piazza Syntagma, davanti al Parlamento di Atene, dei sostenitori del ‘no’, usciti vincitori dalle urne referendarie, la Grecia si è risvegliata con i problemi di sempre. All’aria di festa si è sostituita un’atmosfera di attesa silenziosa, preoccupata”. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), esprime un auspicio: “Noi amiamo sperare che esistano ancora europeisti illuminati che sappiano ispirare, insieme ad un necessario ragionevole compromesso per la Grecia, soprattutto una svolta autenticamente democratica e popolare per arginare l’emorragia di larghe fasce di cittadini che tendono a rifugiarsi nei diversi nazionalismi, estremismi o populismi, perché l’ideale di una vera ‘comunità europea’ appare loro sempre più tradito”. “La costruzione europea si fonda su criteri di responsabilità e solidarietà”, osserva Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), “ma è ancora più necessario realizzare davvero l’Unione economica e monetaria che creerebbe le condizioni per passare a un’unione politica federale e democratica. Un’Ue a mezzo non ce la fa più”. Secondo Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “l’Europa deve lavorare per rafforzarsi e non per indebolirsi. Non può essere una crisi finanziaria a mandare per aria uno dei progetti politici e istituzionali più coraggiosi e importanti del XX secolo. Solo uniti (tutti) gli europei possono affrontare la crisi economica, i problemi che derivano dal fondamentalismo islamico, la drammaticità di questioni come quella dei profughi, la concorrenza spietata dei mercati internazionali. Per tale ragione mentre scriviamo, c’è da sperare che l’Ue scelga unilateralmente, anche a prescindere dalle mosse di Tsipras, di tener dentro la Grecia. Rinunciare alla Grecia per l’Europa significherebbe rinunciare a se stessa e questo è un prezzo che davvero non possiamo permetterci”. Il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) avverte: “La grande sconfitta in questa vicenda è l’Europa che ha dimostrato la propria incapacità nel progettare una proposta politica che potesse avviare qualche concreta possibilità di soluzione”. Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino), suggerisce: “Se l’Unione europea vuole ripartire, non deve voltarsi indietro citando, come una ‘litania’ i nomi dei padri fondatori Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, ma coglierne e aggiornarne gli orizzonti, il coraggio della sfida, di un mondo, nuovo, globale e molto più interdipendente e complesso di quello di sessant’anni fa. Qualche commentatore nei giorni scorsi ha ricordato una data importante che ha dato la stura ad una tendenza antieuropeista profonda e sottovalutata: il 30 maggio 2005 Francia e Olanda dissero un ‘no’ solenne nel referendum sulla costituzione europea. Proseguire su nuove basi, oppure perire e dissolversi nell’arco di qualche lustro”. “Ci si è spesso interrogati su quali siano i valori fondanti dell’Unione, anche se poi nel concreto l’Europa è stata sempre letta alla luce di codici e numeri, dando talvolta l’impressione di mal interfacciarsi con il nostro quotidiano. O peggio che fosse l’aratro, cioè l’economia, l’elemento unitivo più importante. Questa crisi che sembra affliggerci soltanto sul fronte dei numeri può, invece, essere un grande occasione per chiederci cosa sia per noi Europa”, evidenzia Fabrizio Favre, direttore del Corriere della Valle (Valle d’Aosta). In realtà, fa notare Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “la Grecia ha finito per coagulare il malcontento verso l’Unione europea: burocratica, mercantile, arcigna, severa nei conti. Non austerità si chiede ma sviluppo, crescita. Ma come incrementare o creare sviluppo? Per i tedeschi ed i loro seguaci servono riforme delle pensioni, dell’impiego pubblico, dello Stato e delle regioni, della sanità, della scuola, dell’università, dell’economia. Occorre ancora che tutti paghino le tasse. L’evasione crea buchi nei conti dello Stato, soprattutto perché riduce le entrate per lo stato sociale, per le pensioni, per l’istruzione, per la ricerca, per i finanziamenti alle imprese”. Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), rileva che è “interesse di tutti che la crisi greca venga gestita senza esiti traumatici. È altrettanto necessario che la Ue cambi passo. Ma almeno ci vengano risparmiate le prediche populiste su democrazia e giustizia sia da parte di Tsipras che dei suoi epigoni italici…”. È netto Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia): “O Tsipras capisce che la riforma dello Stato è un atto dovuto o qualsiasi gesto di solidarietà e generosità europea sarà inutile. Non è un ultimatum, ma una necessità di sopravvivenza che tocca l’intera Europa, e come sappiamo, Italia compresa”. Per Paolo Busto, direttore della Vita Casalese (Casale Monferrato), “bisogna che si trovi non solo un’intesa su questa crisi, ma una solidarietà intelligente che faccia fronte alla ormai evidente Terza Guerra Mondiale che il fondamentalismo islamico ha dichiarato al mondo libero, e in particolare all’Occidente”. Secondo Logos e ragioni della verità (Matera-Irsina), “certamente per la Grecia come per altre nazioni c’è bisogno di riforme, ma c’è bisogno anche di riaprire il tavolo delle trattative che coinvolgano non solo la Germania e la Francia ma tutti gli Stati membri e non per risolvere il caso Grecia ma per scelte che tengano conto, per tutte le Nazioni, di una politica economica comune che favorisca lo sviluppo, aiuti la ripresa economica, risolva il grande problema del lavoro per molti cittadini, dia risposte concrete, urgenti e solidali al problema dell’immigrazione”. “Cambiare stili di vita sembra essere la parola d’ordine che ha accomunato nella giornata di lunedì 6 luglio la Grecia e l’Ecuador e di riflesso l’Italia, l’Europa e tante altre realtà”, sostiene Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche). Manifesta le sue perplessità Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste): “Ci sono posizioni culturali europee disastrose, verso cui bisognerebbe fare obiezione di coscienza”.

Media. Vari aspetti riguardanti i media sono affrontati questa settimana. Francesca Cipolloni, direttore di Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), interviene sul piano poste: “Quel che amareggia di più, però, è che con il nuovo provvedimento, nostro malgrado, faremo soltanto un imperdonabile torto ai veri “padroni” del nostro lavoro: voi lettori. Emmaus già adesso è spesso penalizzato dal servizio delle Poste che consegnano il settimanale in ritardo a chi, con fedeltà e sacrificio, sceglie ogni anno di abbonarsi a questo mezzo di comunicazione diocesano. La chiamano ‘rivoluzione’: per noi è un tradimento”. Anche la Valsusa (Susa) riprende un editoriale del Sir che denuncia nella relazione dell’Agcom la “dimenticanza totale dei periodici del territorio, i nostri compresi, veri e propri quotidiani che escono una volta alla settimana. Non considerare questo presenza e questo fortissimo legame con milioni di persone significa vivere in un altro Paese”. Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), ricorda, invece, i 70 anni del giornale: “Nel nostro piccolo cercheremo di fare la nostra parte, assieme a tutta la Chiesa mantovana, per fare tesoro dell’eredità dei nostri padri fondatori e di quanti nel tempo sono loro succeduti. Per essere una voce credibile nell’oggi e per poter guardare avanti”. Del linguaggio dei media si occupa Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio): “I giornali – carta stampata – e le emittenti radiotelevisive non possono trasformarsi in un ricettacolo di voci sguaiate e unilaterali; debbono salvaguardare il diritto di tutti i lettori ed ascoltatori a leggere – per poter giudicare – e sentire discorsi seriamente proposti, autocontrollati – per poter valutare. Il linguaggio adeguato e la natura informata degli interventi, di approvazione o di disapprovazione, non sono solo delle opzioni, bensì gli indispensabili strumenti tramite i quali comunicare e verificare”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. “Non è solo la droga a uccidere le speranze dei giovani, è anche il proliferare del gioco d’azzardo (con lo Stato compiacente), la mancanza di lavoro, l’egoismo delle varie caste nel conservare i propri privilegi, la corruzione dilagante… Non ci resta che piangere? Forse qualcuno potrà pensare di sì, noi vogliamo credere di no e lo facciamo dedicando l’apertura e il focus di questo numero ai giovani e alle loro scommesse sulla vita”, afferma Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro). Parla di un grave dramma Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro, Urbino e Fano): “Il traffico di esseri umani rinasce in modalità antiche (lavoro forzato, sfruttamento della prostituzione…) e in modalità nuove (traffico di organi, utero in affitto…). La diffusione crescente dell’odierna schiavitù dovrebbe almeno indurre a riconoscere il contrasto, a partire dal livello giuridico, in cui il traffico di esseri umani venga identificato, senza mezzi termini, come crimine contro l’umanità”. Sull’accoglienza ai migranti interviene Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova): “È un fiume in piena di insulti, espressioni razziste, inviti alla violenza quello che tracima dai social network”. Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), lancia un appello per la sua città: “Per favore, ripuliamo la nostra città: in centro, nelle periferie e anche al cimitero (un luogo che merita una cura speciale). Ribelliamoci a un degrado che sembra non avere fine”. L’Eco del Chisone (Pinerolo) ricorda che Torre Pellice “ospiterà il festival letterario ‘Una Torre di libri’”. Dall’Italia lo sguardo si allarga all’Europa con la liberalizzazione di produrre formaggio dal latte in polvere, con Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), che dice: “È necessaria una energica considerazione sul modo di intendere un’Europa che rischia di essere sempre più debole e indifendibile su questioni che vanno al di là dell’economia e della finanza”.

Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), scrive sulla visita del Papa in Ecuador: “Tra le mille parole, tutte proposte con intensità e convinzione alle folle dell’Ecuador da Papa Francesco, in queste giornate storiche che si ripeteranno nei giorni prossimi in Bolivia e Paraguay, i Paesi più poveri dell’America Latina, l’idea di fondo non è solo l’accoglienza del forestiero o del migrante, ma una regola generale di accoglienza gli uni degli altri, soprattutto dei poveri”. Antonio Ricci, direttore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), commentando l’omelia del Papa nel Parco de los Samanes a Guayaquil, osserva: “Sono ormai passati più di due anni dalla sua elezione e un po’ di abitudine l’abbiamo fatta al suo linguaggio che appare semplice, ma in realtà è denso di sapienza e trae spunto dalla vita reale delle persone, oltre che dal suo essere un uomo di fede. Eppure, ogni volta riesce a stupire quel suo modo di parlare partendo dalla realtà di tutti i giorni per indicare una prospettiva ispirata alla dottrina della Chiesa”. Chiara Domenici e Giulia Sarti, rispettivamente direttore e giornalista collaboratrice della Settimana (Livorno), presentano una “lettura del viaggio di Papa Francesco in sud America” attraverso gli occhi di “don Marcio Farias, sacerdote brasiliano, a Livorno, nella parrocchia dedicata a S. Giuseppe, da quasi tre anni”. La Voce della Vallesina (Jesi) propone un’intervista al vescovo Gerardo Rocconi sull’enciclica del Papa “Laudato si’”: “L’enciclica ha dei toni molto duri, richiama alle responsabilità di ognuno, secondo il proprio ruolo e la propria parte da compiere, ma alla fine si parla di speranza, nonostante tutto. Il Papa parla da credente ed è cosciente di quanto il Signore sia vicino ai suoi figli. Sa che la redenzione vince il male sin nella sua radice. Sperare nel Signore, però, non significa mettersi a sedere e non fare nulla. Per noi credenti il fare la propria parte è qualcosa di gioioso perché sappiamo che nulla andrà sprecato e l’impegno che si mette sempre viene recuperato dal Signore e viene valorizzato”. Anche il Nuovo Diario Messaggero (Imola) propone una riflessione a partire dall’enciclica di Papa Francesco: “L’ecologia integrale è una sfida da accogliere perché favorisce il dialogo e un lavoro comune tra quanti pur avendo pensieri ed esperienze diverse, hanno a cuore il bene dell’uomo e della sua casa”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), parla di politica come preziosa forma di carità: “Se la politica è la ricerca del bene comune, essa non dovrebbe rimanere estranea a nessuno, meno che mai al popolo cristiano. La Gazzetta d’Asti (Asti) ricorda che sabato scorso “quasi mille pellegrini” sono andati a Oropa con il vescovo. Davide Imeneo, direttore dell’Avvenire di Calabria (Reggio Calabria-Bova), presenta la storia di Marianna, “una donna che ha conosciuto il dramma della ‘ndrangheta in famiglia” e che ha avuto un papà in carcere, a proposito della lettera che l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini ha scritto ai detenuti in vista del Giubileo della Misericordia.