Diocesi
Quando monsignor Selis istituì 10 parrocchie per l’area urbana
Pubblichiamo il testo dell'omelia per la prese di possesso dei parroci. Fu il segno per il 750° della Cattedrale nell'ottobre del 1972.
Nel 1980 monsignor Augusto Lauro volle raccogliere le omelie dell’allora Arcivescovo monsignor Enea Selis pubblicate nel volume “Un Vescovo e i suoi preti” edito dall’editrice Ave. Questa è del 29 ottobre 1972.
Fratelli e fedeli carissimi,
la sollecitudine pastorale generata in noi dallo Spirito Santo in virtù del nostro sacerdozio, ci raccoglie oggi attorno all’altare del Signore non solo per compiere un rito, il più completo della nostra religione, non solo per celebrare un mistero, il più profondo della Rivelazione cristiana, ma per iniziare insieme un nuovo ministero, per compiere un più generoso servizio verso il popolo di Dio, per realizzare un imperativo che è all’origine della nostra vocazione che ci fa continuatori nel mondo della missione affidata dal Signore agli apostoli: andate ad annunciare a tutti il Vangelo di salvezza.
Annunciare la parola
<<Il popolo di Dio – dice il Concilio – viene adunato innanzitutto per mezzo della parola del Dio vivente, che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti. Dato infatti che nessuno può essere salvo se prima non ha creduto, i presbiteri, nella loro qualità di collaboratori dei vescovi, hanno innanzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo… Difatti in virtù della Parola salvatrice, la fede si accende nel cuore dei non credenti e si nutre nel cuore dei credenti, e con la fede, ha inizio e cresce la comunità dei credenti>> (Presb. Ord. IV). Per questo imperativo che genera in noi la responsabilità pastorale verso i fedeli affidatici, abbiamo costituto le nuove parrocchie che sono gli strumenti operativi, i centri di irradiazione, i veicoli spirituali della vita cristiana. Ce lo ricorda il Concilio: <<Poiché nella sua Chiesa il vescovo non può presiedere personalmente, sempre e dovunque, l’intero suo gregge, deve costituire dei gruppi di fedeli, tra cui hanno posto preminente le parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del vescovo: essi infatti rappresentano in certo modo la Chiesa visibile, stabilita su tutta la terra>> (S. Conc. IV, 42). E ancora: <<I principali collaboratori del vescovo sono i parroci ai quali, come ai pastori propri, è comunicata la cura delle anime in una determinata parte della diocesi sotto la guida dello stesso vescovo>> (Chr. D. 30).
Necessità delle nuove parrocchie
Che queste nuove parrocchie siano necessarie, che esse rispondano ad una manifesta esigenza spirituale delle lontane ed abbandonate periferie della nostra città, ognuno che abbia il <<senso della Chiesa>> ne è convinto. Che esse rappresentino concretamente il lungo, travagliato, ma felice epilogo di un antico piano pastorale iniziato da mons. Calcara, continuato da mons. Picchinenna e da noi, per grazia di Dio, ampliato e avviato a compimento, ogni osservatore non superficiale o prevenuto lo avverte e lo constata. Che questa nuova geografia spirituale della città risponda ai più autentici postulati della sociologia religiosa contemporanea e che le nuove circoscrizioni parrocchiali cittadine – nonostante le imperfezioni e le sempre possibili rettifiche – siano sulla linea delle indicazioni, pastorali del Concilio, credo sia verità semplice ed evidente. Che questo nuovo ed imponente sforzo di animazione cristiana, questo slancio missionario che desideriamo imprimere alla nostra attività pastorale, allarghi gli orizzonti del nostro apostolato, accresca le nostre responsabilità e generi nuovi impegni, è realtà di cui tutti oggi dobbiamo prendere coscienza. Che infine questa nuova e generosa disponibilità verso Dio e i fratelli, arricchisca spiritualmente la chiesa cosentina, è speranza, è desiderio del vescovo, dei sacerdoti e dei fedeli. A voi, cari confratelli, che avete l’onore e l’onere di reggere le nuove parrocchie, a voi che avete liberamente scelto un impegno missionario – di cui il vescovo e la diocesi vi sono e vi saranno sempre più grati – a voi che vi accingete a svolgere un’attività pastorale senza mezzi, senza strutture, in condizioni di notevole disagio e di autentica povertà, è affidato in modo speciale il compito di raggiungere questi traguardi, di imprimere alla nostra Chiesa lo slancio missionario di cui avverte l’esigenza e l’urgenza.
Linea pastorale dei nuovi parroci
A voi, nuovi parroci urbani, si guarda con attesa, con speranza, ma forse anche con qualche diffidenza. Quale sarà – ci si chiede – la linea pastorale dei nuovi parroci? Io credo di poter affermare che sarà la linea della saggezza, cioè la linea che sa trovare il modo di unire e fondere insieme <<nova et vetera>>. Nel vostro zelo apostolico non lasciatevi mai suggestionare dalla tentazione di seguire acriticamente metodologie sospette mutuate da una sociologia che ignora i valori spirituali. Cercate invece di rimanere sempre in comunione con la tradizione. Non siate uomini di rottura col passato come se tutto dovesse venire inventato da capo; ma neppure uomini di chiusura col futuro come se non si dovesser far nulla al di là di ciò che si è sempre fatto. Pur rimanendo attenti ai segni del tempo, pur essendo sensibili alle istanze nuove del mondo contemporaneo, pur cogliendo la molteplice varietà delle esigenze e delle richieste dell’uomo di oggi, pur sperimentando i criteri pastorali suggeriti dalla pedagogia e dalla psicologia del nostro tempo, tenente sempre presente nella nostra attività sacerdotale una norma sapiente che ci ricorda come: <<scavare nel solco comune e nascondere e nascondere nel comune sforzo pastorale la propria azione, è spesso più efficace e duraturo che tracciare nuovi solchi che mettano in vista la propria persona e facciano risuonare il proprio nome>> (Card. Colombo).
Intensa vita interiore
Non vi sarà difficile seguire questa antica e saggia linea pastorale – che richiede umiltà e costanza – se cercherete di premettere alla vostra attività pastorale, un’intensa vita interiore che vi faccia uomini di fede e di preghiera, se saprete sempre dare il primato a quello che S. Benedetto chiamava l’<<opus Dei>> che vi manterrà in intimo e personale contatto col Signore. Siate perciò, prima di tutto e soprattutto, in mezzo ai vostri fedeli, uomini di Dio, testimoni autentici del Vangelo, portatori delle certezze e delle gioie che derivano dal mistero della Fede.
Edificare una comunità di Chiesa
Siate disponibili verso i fratelli, nella condivisione della loro vita, nella partecipazione alle loro sofferenze, nell’esercizio della carità che vi fa continuatori dell’opera di redenzione e di salvezza del Signore Gesù che ha voluto farsi simili a noi, uno di noi, assumendo la nostra condizione umana. In un contesto sociologico come è quello nel quale si svolgerà il vostro lavoro, dove – per un complesso di fattori che non è ora possibile analizzare ed approfondire – le persone, vivendo caoticamente affollate si sentono troppo spesso anonime, isolate e sconosciute, sappiate intrecciare un tessuto di autentici rapporti comunitari, sappiate creare il clima di una vera comunità cristiana, il calore di un’autentica fraternità evangelica. Sappiate, con la fede, la vostra pietà il vostro zelo, edificare una comunità di Chiesa, immagine vivente e tangibile di comunione evangelica, pervasa da un intenso clima di preghiera, di conversione, di spirito eucaristico, di solidarietà quotidianamente vissuta. Siate amici e fratelli di tutti per diventare capaci di abbattere le barriere dell’egoismo, delle divisioni sociali, delle lotte4 fratricide, per aiutare tutti a trovare un luogo spirituale nel quale si cerchino insieme, al di là dei fattori di divisione e di ostilità, nuovi spazi di luce, nuovi orizzonti di speranza, presentando la bellezza e il fascino del Vangelo, per poter costruire insieme la solidarietà, l’amicizia, la Chiesa.
Motivi di conforto nella difficile pastorale
Vi conforti il pensiero che quanto abbiamo detto corrisponde ad un tempo alla volontà di Dio, alla missione della Chiesa e alle attese – sia pure inespresse – degli uomini che diventeranno vostri parrocchiani. Vi conforti anche la certezza che in questo sforzo di promozione umana, di elevazione spirituale, in questa opera che è contemporaneamente di civiltà e di fede, vi soccorre la grazia del Signore, la collaborazione dei buoni, la simpatia e l’aiuto dei fedeli. Sarà possibile realizzare questo affascinante programma pastorale?
Pastorale d’insieme
Certo è possibile se a questo piano pastorale si unisce, da parte di tutti, uno sforzo concorde e generoso per realizzare – in città e in diocesi – una pastorale d’insieme, cioè una unità, una convergenza, una solidarietà che ci trovi uniti nel lavoro pastorale. Vi sono precise indicazioni conciliari su questa necessità, su questa urgenza: << In virtù della comune sacra ordinazione – dice la Lumen Gentium – tutti i sacerdoti sono tra loro legati da un’intima fraternità>>, perciò è necessario che essi <<consociando il loro zelo e il loro lavoro sotto la guida del vescovo, sopprimano ogni causa di divisione affinché tutti siano condotti all’unità dei figli di Dio>> (L.G. 28). L’unità pastorale deve quindi prevalere sempre sulle divisioni territoriali, sulle divergenze psicologiche, sui particolari e contingenti visioni pastorali. I parroci dalle cui comunità sono nate le nuove parrocchie, come ieri hanno avvertito la lacerazione di una dolorosa amputazione, oggi proveranno certamente la gioia materna di aver generato dalle loro parrocchie nuove creature spirituali che prolungano e moltiplicano tra i fedeli l’annuncio della parola di Dio, la gioia della grazia e della vita cristiana. Essi saranno i primi a collaborare con voi, portandovi la ricchezza della loro lunga e feconda esperienza pastorale; voi sarete i primi a collaborare con loro, comunicando ad essi lo slancio e la freschezza del vostro ardore apostolico, nello sforzo di trovare una comune linea pastorale che giovi allo sviluppo e alla crescita spirituale dei fedeli alla vostre cure affidati. Tutti i fedeli, anzi tutti gli uomini, anche quelli che vivono lontano dalla pratica religiosa, saranno oggetto della vostra ansia pastorale. Infatti il Concilio ricorda che: <<Nel compiere i loro doveri i parroci si studino di conoscere il loro gregge e poiché sono servitori di tutti, si adoperino a sviluppare la vita cristiana sia in ogni fedele, sia nelle famiglie, sia in tutta la comunità parrocchiale>> (Ch. D. 30).
Pastorale verso i bambini, i giovani, le famiglie
Io penso che la vostra azione pastorale debba essere indirizzata, con particolare impegno, soprattutto verso i bambini che sono le prime vittime di una società dissociata e secolarizzata; verso i giovani che sono i più esposti alle suggestioni ed ai pericoli di un mondo che, per essersi allontanato da Dio, sta perdendo anche il <senso dell’uomo>>; verso le famiglie che hanno urgente bisogno di essere aiutate per conquistare e conservare la fedeltà coniugale, per ricomporsi in unità, per essere comunità di credenti, per diventare, come le auspica il Concilio, <<Chiese domestiche>>. Se seguirete queste indicazioni del vostro vescovo, sarete veramente pastori del vostro gregge, e gusterete la gioia inebriante che deriva dalla paternità spirituale che sarà la prima ineffabile ricompensa alla vostra fatica apostolica. Rimanendo fedeli a questo impegno pastorale meriterete la grazia – ed è augurio che formulo cordialmente per ciascuno di voi – di poter dire domani ai vostri fedeli ciò che San Paolo ha potuto scrivere ai Tessalonicesi, come ci ha ricordato la Chiesa nella liturgia che stiamo celebrando: <<Noi siamo venuti in mezzo a voi e voi vi siete convertiti a Dio vivo e vero ed attenderete di cieli il Suo Figlio che Egli ha risuscitato dai morti>> (Tess. I, 10). La Chiesa cosentina celebra quest’anno il 750° anniversario della consacrazione della cattedrale la quale, nell’arco della sua lunga storia, forse non ha mai visto svolgersi sotto le sue arcate una cerimonia come quella di stasera che vede dieci nuovi parroci urbani prendere simultaneamente possesso delle nuove parrocchie cittadine e riaffermare il proposito di edificare il tempio di Dio nel cuore di tutti gli abitanti di Cosenza. Non potevamo iniziare in modo migliore la celebrazione centenaria della nostra cattedrale che vede oggi trasformare la chiesa di pietra in Chiesa viva, Chiesa di anime assetate di fede e tese nell’amore verso Dio e nella carità verso i fratelli. La Madonna del Pilerio, protettrice della cattedrale e della città, benedica inostri propositi e ci ottenga la grazia di realizzare il nostro piano pastorale. La Liturgia eucaristica, che insieme ora celebriamo, ci renda idonei e disponibili ai nuovi impegni pastorali. L’eucaristia infatti è il centro, è il cuore della fede, è cioè il sacramento che ci assicura e ci abilita a realizzare la presenza di Cristo in mezzo a noi, che ci rende capaci di fare di un popolo una comunità, di un gruppo una famiglia; una comunità e una famiglia di credenti e di partecipanti al mistero per cui la comunità e la famiglia diventano <<Chiesa>>, Chiesa di Cristo, comunità e famiglia dei figli di Dio.