Cultura
Quel fenomeno di Checco Zalone
Giudizi controversi sulla pellicola dell'attore pugliese. Ma una cosa è certa: ha riportato la gente in sala.
Ventidue milioni di incassi al box office nei primi due giorni, oltre 50 milioni di euro e sette milioni di spettatori nei primi dieci giorni di programmazione. Sono questi i numeri di “Quo Vado?”, l’ultima pellicola diretta da Gennaro Nunziante e che vede protagonista Checco Zalone. Un film da record, come l’ha già battezzato qualcuno, che al suo esordio è riuscito a battere di gran lunga pellicole del calibro di Star Wars e Il Piccolo Principe, attesi nelle sale per mesi da cinefili e non.
E la corsa al botteghino non si arresta. C’è già chi parla di un vero e proprio “Fenomeno Zalone”. Un fenomeno, che ha conquistato dapprima la distribuzione con ben 682 sale sparse in tutt’Italia, e poi il pubblico cinematografico e quello della rete, protagonista di un vero e proprio tam tam mediatico. Sono stati tanti quelli che già all’alba del primo gennaio, primo giorno d’uscita della pellicola, hanno cercato invano su internet link e siti dove poter vedere o scaricare illegalmente il film, ma anche tanti coloro che sui social soprattutto durante i primi giorni di programmazione hanno commentato la pellicola a suon di post e tweet.
Da una parte coloro che hanno apprezzato l’ultima fatica del comico e attore pugliese ritrovando nel film uno spaccato odierno del nostro Paese, dall’altra coloro che l’hanno etichettata senza mezze misure come una pellicola piena di stereotipi additandone il successo come emblema del disinteresse del pubblico italiano nei confronti del Cinema più impegnato. Bocciato o promosso, quello di Zalone, però bisogna ammetterlo: è un film che ha riportato nelle sale il pubblico. E già questo è un bel risultato. Ma andiamo per ordine. Partiamo dalla trama. La storia si snoda intorno al personaggio di Checco, un quarantenne di provincia che vive ancora con i genitori e che lavora all’ufficio provinciale a pochi metri da casa. Conduce un’esistenza tranquilla circondato da mamma e suocera attente e premurose, papà ex dipendente pubblico con una bella pensione, fidanzata decisa a tutti i costi a sposarlo e il tanto desiderato “posto fisso”. Una vita senza troppe preoccupazioni fino a quando l’abolizione delle Province sconvolge radicalmente la sua quotidianità e manda in fumo le sue certezze. Per riuscire a mantenere il suo posto fisso, viene mandato dapprima al Polo Nord, poi in Calabria e infine in Africa.
Tra situazioni comiche, battute esilaranti e canzonette divertenti sul malcostume italiano contemporaneo e sulla Prima Repubblica, Zalone riesce a divertire il pubblico, ma soprattutto, cosa di non poco conto in una commedia, a far riflettere, sul nostro Paese. “Si ride davanti allo schermo, perché fuori, nella vita vera- fa notare nel suo commento la Commissione Nazionale Film della Conferenza Episcopale Italiana, che dal punto di vista pastorale, consiglia la pellicola valutandola nell’insieme brillante- certe cose non si possono dire. Allora, che si rida pure, o meglio che si vada tutti verso la risata. Liberatoria o meno lo sapremo più avanti, quando l’abbuffata finisce e chi arriva dopo avrà forse meno da divertirsi. Forse il vero, piccolo passo in avanti è l’aver allargato- fa notare la Cnfv- i confini, geografici e non solo, di copioni a lungo immobili su linee bloccate. Nuovi spazi, dalla Norvegia all’Africa, e intorno una cornice di furba malleabilità. Cambieremo prima o poi? Chissà”. Zalone, senza dubbio, possiamo dire, però che un primato, certamente ce l’ha: non aver annoiato. Il merito? Sicuramente la semplicità della sua comicità e l’assenza nel film di volgarità.