Editoriali
Quella voce sofferente che accarezza ogni malato

L’audio di papa Francesco è segno di consolazione per quanti vivono l’ora della prova
La voce flebile e sofferente di papa Francesco, nell’audio del 6 marzo scorso, è segno di consolazione per quanti vivono l’ora della prova e del dolore, offrendosi come una nuova speranza in questo particolare anno di grazia. Il Santo Padre, con la sua benedizione, con brevi parole, ha accarezzato ogni malato che, quotidianamente, lotta con il limite e la precarietà. Il Papa si è fatto prossimo proprio nell’ora della sua malattia.
Quelle piccole frasi pronunciate dicono che, dinanzi al dolore, spesso conta di più il silenzio; che la migliore omelia è quella scritta nella carne perché comprende il disagio, la fatica, anche a parlare o a muoversi. E’ come una spina conficcata nelle membra. Il Papa, debole e fiaccato nel fisico, è forte delle preghiere della gente; non si adagia su un letto, ma a sua volta accompagna, in Dio e in Maria, il gregge affidatogli.
Dalla ‘cattedra’ del Gemelli scrive l’esortazione più grande, quella che nasce dal cuore di chi si duole per i capricci dei potenti che fanno la guerra, che – ha detto – è ancora più assurda vista tra le pieghe delle sue ferite. Perché forse, quando ti manca il respiro, quando un attimo ti senti sfigurato, comprendi quanto è brutto sprecare la bellezza e l’armonia, e che la pace è un soffio da non spegnere.