Cultura
Registro (s)connesso. La scuola raccontata ai tempi del Covid
Nel volume edito dalla Coop soc. Dignità del Lavoro un’analisi a più voci sulla Didattica a distanza
Alle prime la chiusura delle scuola era stata vista quasi come una sorta di vacanza. E non parlo solo (e forse un po’ comprensibilmente) degli studenti. Anche tanti tra insegnanti e addetti ai lavori avevano quasi gioito all’annuncio del premier Conte. È bastato poco per cambiare idea e capire quanto la scuola dia senso e ritmo alla nostra società scandendone tempi e abitudini. È bastato poco per far dire a tutti (forse ad alcuni con qualche colpevole ritardo) quanto questa pandemia avrebbe segnato un punto di svolta per tanti settori della nostra vita… scuola in primis. Non sappiamo se sarà così. Molto spesso l’uomo non impara, dimentica. Così, forse, a pericolo scampato (attenzione però non ne siamo ancora per nulla fuori) dimenticheremo quanto abbiamo “sofferto lontano dai nostri studenti”, quanto la DaD (Didattica a Distanza) abbia reso ancora più palesi le difficoltà tecniche e strumentali di migliaia e migliaia di famiglie (digital divide) e quanto ci sia bisogno di investire su personale docente, strutture scolastiche… insomma sulla cosa che dovrebbe essere al centro della discussione e dell’agenda politica: la scuola.Se, come e quando questo avverrà (dei timidi segnali ci sono) non siamo in grado di stabilirlo. Iniziano però ad arrivare dei contributi dal “basso”. Da chi, in questi mesi, si è dovuto reinventare un modello nuovo di didattica (insegnanti e dirigenti scolastici); da chi questa “nuova scuola” l’ha subita (alunni); e da chi l’ha vista da fuori (genitori, educatori, sociologi).Così se per tutti questa è “un’opportunità che non deve essere sprecata”, di sicuro il volume “Registro (S)connesso – Riflessioni sulla didattica a distanza” a cura di Alessandro Sebastiano Citro, Giorgio Marcello e Andrea Bevacqua edito dalla Coop. Soc. Dignità del Lavoro, ben si inserisce nel dibattito in corso raccogliendo e raccontando diverse storie dalle voci dei protagonisti che hanno vissuto e osservato attentamente quanto è accaduto “fuori” dalle mura scolastiche in questi ultimi quattro mesi.Racconti e riflessioni che sembrano aver ruotato intorno alle due domande che lo scrittore Christian Raimo ha posto all’inizio della sua prefazione al volume. “Cosa significa fare scuola nell’emergenza? Cosa significa farla a distanza, durante giorni di paura, di dolore, di crisi sociale?” A provare a rispondere quasi trenta tra studenti, genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, educatori, sindacalisti, sociologi. Ciascuno con la sua storia, la sua sensibilità il suo modo di vedere e raccontare. Ciascuno ha regalato un pezzo della propria esperienza, unica ma così comune e trasversale alle altre che in qualche modo si intersecano all’interno del volume che sa restare sempre bene a metà strada tra il racconto critico di quanto accaduto, e la lettura, fatta in chiave costruttiva, di come sarà importante analizzare quanto avvenuto.Un racconto quindi, non cronachistico, ma piuttosto teso a determinare il riflesso emotivo e personale riguardante lo scombussolamento di chi la scuola la vive quotidianamente. Le testimonianze raccolte nel libro fotografano questa nuova realtà della scuola on-line, tracciandone in maniera panoramica e spesso esaustiva i limiti, le risorse, i vincoli, le prospettive, le criticità. Insomma un modo per osservare e leggere da dentro quanto accaduto. Uno strumento che aiuterà a narrare un pezzo di storia dei nostri giorni. Ripartiamo da qui per programmare il futuro.Il volume sarà presentato giovedì 16 luglio alle 19 nel chiostro del Museo dei Bretti e degli Enotri a Cosenza.
La scuola è come l’aria… deve ritornare ad essere un nodo centrale
Andrea Bevacqua e Alessandro Sebastiano Citro sono insegnanti esperti e appassionati. Insieme al docente dell’Unical Giorgio Marcello hanno avuto l’intuizione di stimolare e raccontare insieme ad altri addetti ai lavori quanto successo “fuori” dalla scuola in questi ultimi 4 mesi. Abbiamo raccolto alcune loro impressioni.Alunni, famiglie, insegnanti, dirigenti, sindacalisti. Dal volume “Registro (S)connesso” emerge una lettura a 360° fatta a più voci di quanto successo nel mondo della scuola durante la Didattica a Distanza. Insieme al racconto crediamo ci sia anche la giusta pretesa di aiutare e stimolare una riflessione. Perché avete voluto dare alle stampe questo volume? Abbiamo vissuto un periodo anomalo, durante il quale ci siamo scoperti fragili. Così abbiamo voluto provare a immaginare alcune piste di riflessione che analizzassero il periodo del Covid declinato nell’ambiente scolastico segnato dalla nuova frontiera della DaD. Con questo volume ci rivolgiamo a tutti perché la scuola diventa centrale in un processo democratico e di comunità soprattutto in periodo come questo. È un modo per lasciare traccia di quello che è stato, ma anche per ragionare su quello che la scuola deve essere per stare finalmente al centro della società.Ai quasi trenta racconti-testimonianze proposte, si intrecciano e legano le storie di altri protagonisti che in qualche modo entrano a fare parte di questa grande storia. Qual è o quale voleva essere il fil rouge che le tiene tutte legate insieme?Si tratta di storie raccontate ognuno con un registro diverso. Ognuno con la propria esperienza. Il fil rouge diventa la capacità di essere presenti nel processo educativo. A scrivere non sono stati solo gli adulti ma ance studenti universitari e di scuole superiori. Quindi da una parte l’esperienza della DAD e poi, molto più importante, la presenza che è diventata una presenza-assenza che si è trasformata in qualcosa di diverso grazie alle possibilità offerte dai mezzi di comunicazione. Quindi, capire in che modo siamo stati dentro questa DaD. La scuola è come l’aria… potremmo riassumere così in estrema sintesi senso del volume che sa restare sempre bene a metà strada tra il racconto critico di quanto accaduto, e una lettura, fatta in chiave costruttiva, di come sarà importante analizzarlo. Cosa serve allora, a parer vostro, per far tornare a “respirare” la scuola? Alla scuola servono sicuramente più investimenti, ma soprattutto deve recuperare quel ruolo di agenzia educativa, di agenzia centrale per la crescita democratica dei ragazzi. Bisogna fare in modo che la scuola diventi un nodo centrale della crescita del nostro paese.La DaD ha consentito nonostante tutto di “portare a termine l’anno scolastico”. Volendo fare un sintetico bilancio quanto ha pesato il “digital divide”? La didattica a distanza ha colmato un vuoto facendo in modo che la scuola andasse avanti. Questo emerge in tanti contributi di questo volume, anche se non possiamo negare come nonostante gli sforzi il digital divide abbia pesato e non poco. Le stime del ministero parlano del 93% di alunni connessi. Quel 7% (anche se forse la percentuale è un po’ più alta) di ragazzi che nella scuola trovano una casa sono stati tagliati fuori, come dispersi dalla pandemia che imperversava. Abbiamo però il dovere di recuperare quel buono che la DaD ha lasciato sperando, ovviamente, che non ci sia un secondo tempo. Quindi capire che gli strumenti tecnologici sono utili alla didattica in presenza che però si fonda in modo insostituibile su contatti, empatia, relazione, rapporti.